il Fatto Quotidiano, 12 aprile 2024
Dominio degli atenei online: più studenti che negli statali
L’Italia è nella top ten dei migliori atenei nel mondo, siamo settimi per qualità, la Sapienza di Roma cresce nella classifica a ritmi impressionanti. Eppure, sempre in Italia, la più grande e numerosa università è telematica. E non è neanche di proprietà italiana. “Multiversity – si legge nel rapporto di Flc Cgil Il piano inclinato – con oltre 140 mila iscritti 2022/2023 è “il principale soggetto universitario del paese, più esteso della Sapienza anche contando il suo ateneo telematico (Unitelma)”. È l’Università online S.p.a., un modello di business della conoscenza dove un colosso britannico macina profitti sugli studenti in quella che somiglia a una concorrenza sleale di fatto, grazie a vuoti normativi, pochi controlli e l’impossibilità – per mancanza di fondi e visione – dell’università pubblica di offrire lo stesso tipo di servizi.
Il fondo britannico.
Il sindacato ricostruisce il contesto dal 2019, quando un parere del Consiglio di Stato consente alle Università di acquisire la forma di società di capitali e obiettivi di profitto. Per prima la UniPegaso diventa una srl. Nel 2021 sia Pegaso che Mercatorum vengono acquisite dal fondo di private equity britannico con sede legale in Lussemburgo CVC per un miliardo e mezzo. È il braccio europeo del Citicorp Venture Fund, la società di investimento dell’omonimo colosso bancario americano. “L’Università Telematica Pegaso, al momento dell’acquisizione, era già il più grande ateneo online in Italia, con 40 mila iscritti – spiega il rapporto – mentre Universitas Mercatorum è un progetto nato dall’accordo tra Pegaso e Unioncamere”. Nel 2022, CVC si prendew anche l’Università Telematica San Raffaele di Roma. Ed è proprio Multiversity che a metà marzo ha organizzato un evento, presente anche il presidente della Repubblica Mattarella, sulla formazione digitale. Con Multiversity, poi, la Pubblica amministrazione ha stretto un accordo per la formazione dei dirigenti e dei funzionari. “A settembre 2023, infine, il gruppo ha nominato presidente Luciano Violante e creato un Advisory board per tutte le sue attività, in cui sono presenti tra gli altri Pierluigi Ciocca (ex vicepresidente Banca d’Italia), Gianni De Gennaro (già Direttore generale della Pubblica Sicurezza, Direttore del Dipartimento Informazioni per la Sicurezza e Presidente di Finmeccanica/Leonardo), Alessandro Pajno (presidente emerito del Consiglio di Stato) e Giovanni Salvi (già Procuratore Generale della Corte di Cassazione)”.
Capillari.
Multiversity è il caso emblematico, ma il rapporto è uno spaccato del sistema. Questi atenei godono di una impressionante capillarità sul territorio, non replicabile per gli altri. “Il rapporto con gli studenti avviene spesso attraverso i cosiddetti Learning point o Learning center, ovvero strutture distribuite che tendono a definirsi come accreditate dalle università… Solo UniPegaso avrebbe all’attivo convenzioni con quasi 900 di questi centri, con propri tutor e personale”. Ma chi ne controlla e garantisce l’operato? Dall’inchiesta sul voto di scambio a Bari, ad esempio, emerge la possibilità dell’indagato Alessandro Cataldo – marito dell’ormai ex assessora regionale Anita Maurodinoia – di accedere a un vasto database. “Il sistema – si legge nelle carte – si sarebbe avvalso anche dei numerosi contatti, soprattutto relativi ai tanti giovani in cerca di una stabile occupazione lavorativa, registrabili e acquisibili perlopiù dagli archivi delle Università Telematiche Pegaso e Mercatorum (delle cui sedi baresi Cataldo è risultato avere la piena gestione e controllo, in forma occulta)”. Di contro, il rapporto tra studenti e docenti di ruolo è abnorme: se in Italia è in media di 1 docente in ruolo ogni 30 studenti e nelle statali è 1 a 26, per le telematiche è 1 a 343. Già solo vincolare le telematiche a un rapporto migliore, ridurrebbe il loro strapotere.
Ibridi.
Flc Cgil rileva anche la progressiva diffusione di “forme ibride” di istruzione. Come nel caso dell’Università Link che, mentre aumenta l’offerta di corsi in frequenza, permette, seppure in presenza di specifiche caratteristiche, di accedere a corsi in streaming. Tra i requisiti, ci sono “l’esser particolarmente dediti e motivati, fuori sede, lavoratori, con figli piccoli, disabili, o sportivi”. Praticamente tutti, rileva la Flc Cgil, che spiega come manchi una Didattica Integrativa, prevista dalla normativa per i corsi telematici a distanza. Anche gli esami a volte sono svolti a distanza, nonostante la fine dell’emergenza Covid. Una concorrenza, modellata sulle logiche di mercato, che rischia di affossare gli atenei pubblici e anche di condizionare la libertà di ricerca e insegnamento, magari con interventi diretti del management sui docenti. Eppure basterebbe una legge sulle università non statali e avere un membro del ministero nei Cda.