La Stampa, 11 aprile 2024
La morale della p. [con Copa 71]
Sapevo nulla di nulla della meravigliosa storia raccontata da Copa 71, il film che si presenta oggi a Pordenone, e da Giulia Zonca sulla Stampa di ieri. Nulla del mondiale di calcio femminile disputato in Messico nel ’71, un anno dopo la mitologica Italia-Germania 4-3, stesso stadio, stavolta riempito da 110 mila spettatori per la finale delle ragazze. Nulla perché l’oblio e il pregiudizio cancellarono l’evento dalla memoria. Nulla di Elena Schiavo, eletta miglior giocatrice della competizione, e avrei voluto averla davanti mentre leggevo il ricordo della volta in cui spedì in curva un calcio di rigore, e l’intero stadio di Torino le gridò “puttana”. Avrei voluto averla davanti per abbracciarla, poiché ancora oggi la stupisce poco l’insulto e molto che a gridarlo fossero ben sessantamila, un pienone in effetti stupefacente. Più forte l’avrei abbracciata quando ha ricordato della semifinale col Messico, partita che non si poteva vincere: l’arbitro fischiava solo per le messicane, due gol annullati alle azzurre, ma il mondiale lo pagavano loro e dovevano andare in finale loro. Verrebbe da dire che porcata – aggiunge Elena Schiavo – e invece dico bravi perché hanno creduto a un’idea. Ci voleva questa pioniera settantaseienne per spiegare a un confuso paese che la morale non è un blocco di cemento: per giustizia la finale l’avrebbe dovuta giocare l’Italia, per giustizia uguale e contraria l’ha giocata il paese che aveva creduto a un’idea. La morale è informe e sfuggente: può essere una e il suo esatto opposto, e solo i moralisti pretendono di averla in tasca. Per fortuna ci restano grandi donne come Elena Schiavo. —