il Giornale, 11 aprile 2024
Uno studio scientifico sulle bestemmie
Non sempre una bestemmia viene pronunciata con l’intento di oltraggiare la divinità: talvolta rappresenterebbe un intercalare volgare ma non blasfemo, tradizionalmente parte del modo di esprimersi degli abitanti di alcune aree d’Italia. Questa, in sostanza, la conclusione alla quale sono giunti alcuni antropologi, linguisti e giuristi, che hanno studiato il rapporto tra bestemmie e religione e pubblicato le loro considerazioni in un volume.
Per questa sorta di surreale «antologia della bestemmia», gli studiosi Florio Carnesecchi, Pietro Clemente, Paolo De Simonis, Luciano Giannelli, Gianfranco Macciotta e Giovanni Pieri sono partiti da un episodio avvenuto nel corso dell’edizione 2020 del Grande Fratello Vip, che ha fornito loro lo spunto per una ricerca storica spintasi sino all’800. E hanno presentato un paio di giorni fa a Prato il prodotto dei loro studi: Non c’è bestemmia – scritti sul parlato riprovevole, il titolo del libro. Una presentazione avvenuta curiosamente nella stessa città in cui nel 1977 Giuseppe Bertolucci girò il film Berlinguer ti voglio bene, trasmesso per la prima volta in televisione solo poche settimane fa a causa dei continui turpiloqui e delle numerosissime battute volgari che caratterizzano le scene. Un’iniziativa nata guardando il GF Vip: ad ispirare gli studiosi sarebbe stata la squalifica dell’ex-calciatore Stefano Bettarini, accusato di aver bestemmiato all’interno della Casa.
«Eravamo in pieno Covid e Bettarini fu espulso dal Grande Fratello – ha raccontato lo scrittore ed antropologo Pieri al quotidiano La Nazione – così, quasi per caso, ho iniziato a riflettere sull’uso delle parolacce. Bettarini disse “madosca”, che non è peraltro un riferimento religioso. Anzi, è proprio un modo per evitare di fare altri nomi...».
Ma a detta degli studiosi anche una bestemmia a tutti gli effetti può non essere ritenuta blasfema, a patto che chi la pronuncia non lo faccia per insultare Dio.
Un discorso valido soprattutto in quelle zone della Penisola i cui residenti bestemmiano frequentemente: si tratterebbe di un fenomeno non per forza imputabile a sostrati anti-clericali. Qualora qualcuno facesse notare come bestemmiare sia un’abitudine più frequente nelle regioni con un passato «rosso» (Toscana in primis, ma anche Umbria ed Emilia – Romagna) l’obiezione degli autori sarebbe rappresentata dal «caso Veneto».
In Veneto la religione resta una componente fondamentale del tessuto sociale, ma è comunque una delle realtà italiane in cui il ricorso alle imprecazioni è.