La Stampa, 10 aprile 2024
Debito a 3mila miliardi
La storia dell’economia italiana insegna che il debito pubblico è esploso tra gli Anni Settanta e Ottanta, soprattutto con i vari governi Andreotti e Craxi, ma anche l’epoca contemporanea dimostra come sia difficile fare politica senza puntare sui debiti. L’emblema della crescita finanziata a debito è proprio il Superbonus, protagonista di una ripresa post crisi trascinata dagli incentivi edilizi che però rischiano di condizionare la finanza pubblica dei prossimi anni. Scorrendo le tabelle del Def, che l’esecutivo di Giorgia Meloni ha trasmesso al Parlamento, spicca un dato su tutti: dai 2.981 miliardi di euro di debito attesi per quest’anno, il passivo totale della Pa salirebbe a 3.110 miliardi nel 2025, a 3.224 miliardi nel 2026 e a 3.306 miliardi nel 2027, anno in cui riprenderà la traiettoria discendente del rapporto tra debito e Pil. «A partire dal 2028, con il venir meno degli effetti di cassa legati al Superbonus, e a seguito del miglioramento di bilancio conseguente all’adozione delle nuove regole, il rapporto debito Pil inizierà a scendere rapidamente», scrive il ministro Giancarlo Giorgetti nella premessa del Documento di economia e finanza. Dal 137,3% del 2023, il quadro tendenziale calcolato dal Tesoro prevede un rialzo del debito con questa dinamica: 137,8% quest’anno, 138,9% nel 2025 e al 139,8 nel 2026. Solo nel 2027 si prevede una leggera flessione al 139,6%. Il governo punta a concordare con la Commissione europea un aggiustamento di sette anni per mettere la finanza pubblica in un sentiero di risanamento.
Se il debito e la crescita sono le due grandezze principali su cui gli investitori e le istituzioni internazionali valutano le condizioni dell’Italia, la sanità è il parametro che sta più a cuore ai cittadini. Quando c’è la salute, c’è tutto, recita un vecchio adagio. Tuttavia, nessuno ricorda più i grandi investimenti promessi nella stagione del Covid. Nel Def le prospettive del Servizio sanitario nazionale non vengono molto approfondite, dalle tabelle si evince che la spesa sanitaria prevista per il 2024 è pari a 138,7 miliardi, con un tasso di crescita del 5,8% rispetto all’anno precedente, ovvero il 6,4% in rapporto al Pil. Nel triennio 2025-2027, viene specificato nel documento, la spesa sanitaria salirà a un tasso medio annuo del 2%, con un impatto sul Pil pari al 6,3% nel 2025 e nel 2026, e al 6,2% nel 2027. Quindi, in valori assoluti i soldi spesi aumentano, ma in rapporto al Pil la spesa sanitaria nei prossimi tre anni si riduce. «Considerando la situazione attuale – è il commento del sindacato dei medici ospedalieri, l’Anaao – le risorse destinate alla sanità in termini assoluti dovrebbero crescere almeno del doppio rispetto alle cifre previste».
Malgrado l’incertezza dovuta al contesto geopolitico, il Def vede una fase di graduale rafforzamento della crescita, però nelle analisi di rischio i pericoli maggiori sono, ancora una volta, individuati nello Spread. Un aumento di cento punti base del Btp decennale rischia di mangiarsi la crescita. Uno scenario avverso che scatterebbe con uno Spread intorno ai 250 punti, visto che negli ultimi tempi il differenziale ha oscillato tra 130 e 140 punti base. La stretta creditizia in presenza di uno Spread alle stelle impatterebbe dello 0,1% sul Pil 2024, per poi erodere lo 0,4% del Pil 2025 e dello 0,5% sul 2026 e 2027.
La pressione fiscale quest’anno si attesterà al 42,1% (dal 42,5% del 2023) per raggiungere il 42,4% nel 2025. L’Ufficio parlamentare di bilancio ieri ha validato il quadro macroeconomico tendenziale del Def spiegando che «le stime sulle principali variabili sono ricomprese in un intervallo accettabile, sebbene in diversi casi si collochino sull’estremo superiore delle valutazioni dell’Upb». —