il Fatto Quotidiano, 10 aprile 2024
Ora la sinistra dem vuole ridare i finanziamenti pubblici ai partiti
“La chiave per tornare al finanziamento pubblico dei partiti è trasferire in Italia il Regolamento europeo sul tema”. Ugo Sposetti, storico tesoriere dei Ds, seduto a un tavolino davanti a Sant’Eustachio, a poche decine di metri da Palazzo Madama, ragiona con Andrea Orlando e Andrea Martella, sinistra Pd nella maggioranza che ha appoggiato Elly Schlein al congresso, di un tema che, dopo le inchieste di Torino e Bari, sembra essere tornato all’ordine del giorno. Si è detta favorevole Chiara Gribaudo, vicepresidente dem. Ma intanto gli orlandiani, che rappresentano la principale spina nel fianco di Schlein, una sinistra che non è quella della segretaria, ci stanno lavorando. Con l’idea di ripresentare in Parlamento l’antica proposta Sposetti, quella che per lui è stata oggetto della battaglia di una vita.
Spiega Sposetti al Fatto: “I capisaldi dell’intervento del Parlamento europeo sul finanziamento ai partiti sono: 1) distribuire le risorse in base al risultato elettorale; 2) dare sostegno alle Fondazioni collegate ai partiti, che presentano progetti. I quali sono ovviamente collegati alla formazione della classe dirigente”. Il Regolamento è stato approvato nel 2014 ed è in vigore in Europa dal 2017. Sposetti si è scagliato pubblicamente più volte contro la scelta del governo Letta di abolire il finanziamento pubblico ai partiti, lasciando solo il 2×1000 (“per fare politica ci vogliono i soldi, è una questione di democrazia”, ha detto più volte). Ma nel ragionamento sul tema è particolarmente intrigante la parte che riguarda le Fondazioni. Perché lo stesso Sposetti è presidente dell’Associazione Berlinguer, nata per gestire e coordinare l’eredità anche materiale dei Ds, costituita da una rete di Fondazioni. E insomma quale miglior modo per fare politica e indirizzare la linea del partito, se non quello di poter gestire risorse, oltre che idee? “Per esempio, le Fondazioni legate ai partiti tedeschi hanno sedi in molti Paesi del mondo. Da lì raccolgono memorie e report e costruiscono la politica”, dice ancora Sposetti al Fatto.
La riunione improvvisata fuori dal Senato più che arrivare a una conclusione, tira fuori qualche spunto. Ma Orlando avrebbe ogni intenzione di darvi seguito, trovando qualche parlamentare pronto a presentare una proposta in linea con le idee di Sposetti. Nelle chiacchiere di Montecitorio, il deputato spiega pure come sarebbe centrale dare attuazione all’articolo 49 della Costituzione, ovvero selezionare anche le candidature attraverso gli organi interni dei partiti. Di questi tempi, se non proprio un attacco, sembra quanto meno un avvertimento alla segretaria del Pd, in un momento in cui i dem si lamentano di non aver idea di quali saranno i candidati alle Europee, a parte le teste di lista. E insomma, tra ruolo dato alle Fondazioni e stop alle decisioni individuali, ce n’è abbastanza per provare a condizionare la segretaria. Va detto che è tutta da verificare, infatti, la disponibilità del Nazareno a riaprire il dossier, vista la scivolosità del tema. Così come è difficile trovare una maggioranza trasversale in Parlamento.
In realtà, una proposta di legge a Palazzo Madama a prima firma Andrea Giorgis, incardinata a gennaio del 2023 in Commissione Affari costituzionali, già esiste. È piuttosto light e fondamentalmente porterebbe da 25 a 45 milioni i fondi per il 2 x mille. Forza Italia potrebbe essere d’accordo, ma Fratelli d’Italia all’epoca aveva espresso resistenze. I capisaldi del testo sono, dunque, democrazia interna, trasparenza, limiti più stringenti al finanziamento privato, riforma dei criteri di riparto del 2 x mille sull’esempio del meccanismo dell’8 x mille delle confessioni religiose. In questi mesi ci sono state delle audizioni. Intanto, Martella ci tiene a chiarire al Fatto che questa è la proposta del Pd, che non ce ne sono altre. Ma chissà che non diventi proprio questo testo l’occasione per presentare un emendamento.