il Fatto Quotidiano, 10 aprile 2024
Tra uomini in barca: Maltese incontra la triste goletta Irene
Rieccolo Corto Maltese. Alla deriva. Piegato dalla fatica e dalla sete. In ginocchio su una spiaggia siciliana, quella nota di Pozzallo, naufrago tra i fantasmi, sopravvissuto tra i reietti. Corto, questa volta, arriva puntuale, trascinato dalle onde, a un appuntamento impossibile. Un incontro magico che regala un dialogo prezioso. Non è una persona a parlare e perdersi col nostro eroe, ma un veliero in rovina, una barca, fatta di legno corroso e chiodi arrugginiti, abbandonata sulla spiaggia in attesa della fine assoluta. Un relitto, ma con un’anima, una sensibilità, con la parola e il pensiero soprattutto. Si chiama “Irene of Boston 1914”. Non viene dagli Stati Uniti, ma dalla Boston originale, “una grigia città della costa orientale dell’Inghilterra”. La barca Irene vorrebbe scomparire nel mare, vorrebbe essere rapita dalla risacca, immergersi nel blu e spegnersi per sempre, invece è arenata sulla sabbia siciliana, con un passato insopportabile a tormentarla: “A quel tempo c’era la guerra ed ero stata costruita per diventare una pilot-ship, la barca dei piloti, cioè portavo i marinai verso l’Inferno, li portavo a combattere. I piloti salivano a bordo sulle sponde del fiume”, il placido Witham, “e puntavamo al largo, dov’erano ancorate le grandi navi grigie che quei marinai avrebbero comandato per raggiungere le zone di guerra”: “Erano giovani, avevano riccioli biondi, barbe rosse o capelli scuri, ridevano, cantavano, si sentivano forti e immortali, sognavano la vittoria e un ritorno da eroi, fumavano, bevevano, leggevano poesie di Edgar Allan Poe e io li portavo a morire”. Corto e Irene si esibiscono in una danza della parola ammaliante, annullando ogni sensazione di stranezza nel lettore che dovrebbe rimanere sconcertato dal dialogo tra un uomo e una barca. Ma l’impossibile esiste, come Corto Maltese. Un personaggio di fantasia, inventato e reso immortale dal genio di Hugo Pratt, che il tempo ha reso reale, in carne e ossa, nei sogni di noi appassionati, quei sogni che si confondono con la veglia, proprio come il dialogo tra Corto e Irene. È successo davvero? È magico? È un’allucinazione di Corto? È un manifesto pacifista e internazionalista, come solo il vessillo di Corto sa essere. Regalate Corto Maltese ai tiranni e ai falsi campioni di democrazie vuote e il mondo potrebbe risvegliarsi migliore. Corto Maltese e Irene di Boston è una storia onirica (o realmente accaduta, che importa), dalla penna raffinata e potente di Marco Steiner, primo volume della nuova collana Escondida: racconti illustrati come libere isole narrative oltre le rotte del viaggio prattiano. I disegni sono originali di Hugo Pratt. Il libro è impreziosito dalla musica del jazzista Francesco Cafiso: basta inquadrare il Qr code col telefono, per ascoltarla in sottofondo mentre si legge. E, a quel punto, perdersi è d’obbligo, perché “perdersi è l’unica maniera per scoprire qualcosa di nuovo, e rinascere diversi”.