ITALO BOCCHINO A UN GIORNO DA PECORA, 10 aprile 2024
1. DAGO: “È VERO: IO E ITALO BOCCHINO SIAMO STATI AMICI PER ANNI. E PERCHÉ IL RAPPORTO SI È IMPUTRIDITO ED È FINITO NEL CESSO E' UNA STORIA POLITICA CHE MERITA DI ESSERE NARRATA" 2. ALL’INIZIO SEMBRAVA CHE STUDIASSE PER DIVENTARE GIANFRANCO FINI, IL CONDUCATOR DI UNA “DESTRA DI SINISTRA”, CONSERVATRICE E LIBERALE. DEFUNTO IL "FINISMO", TRAVIATO DA CATTIVE AMICIZIE, DISTINGUENDO POCO LE RELAZIONI POLITICHE E QUELLE D'AFFARI, È FINITO PER DIVENTARE UN BEL AMI CHE SI SBATTE PER RISALIRE SUL CARRO DEL VINCITORE (“MELONI È LA NUOVA MERKEL" - ''SONO RINATO GRAZIE A MELONI, PER FARE UNA COME LEI CI VOGLIONO MILLE SCHLEIN” - “I MELONI? MEGLIO DEI KENNEDY”) - ECCO PERCHÉ LE MELONI SISTERS NON GLI FANNO METTERE IL PIEDINO A PALAZZO CHIGI; E QUANDO APPARE SMALTATO COME UNA VASCA DA BAGNO SUGLI SCHERMI DE LA7 L’ORTICARIA NON VIENE SOLO A LORO MA ANCHE A ME…”
L'ex deputato e direttore editoriale del Secolo d’Italia, intervistato da Giorgio Lauro e Geppi Cucciari. Lei viene indicato da molti come il giornalista più meloniano in circolazione. Ma secondo Dagospia in realtà la premier la detesterebbe. “Non è assolutamente così, Dagospia sta conducendo una battaglia contro il governo e la Meloni, quindi mette un po’ di zizzania e ci sta. D’altra parte Roberto è bravissimo a farlo, ora è contro di me ma siamo stati amicissimi per 20 anni, anzi molti articoli del sito li abbiamo scritti pure insieme”.
DAGO-RISPOSTA Ciò che dice Bocchino nell’intervista a “Un giorno da pecora” è del tutto vero, verissimo: siamo stati amici per anni. Ma mi piace aggiungere alle sue parole, perché quel rapporto si è imputridito ed finito nel cesso.
Tutto era nato con le nozze, nell’anno di grazia 1995, con la mia carissima amica Gabriella Bontempo, erede dell’immobiliarista napoletano Eugenio, simpatizzante socialista, nonché nipote amatissima della mecenate e collezionista d’arte Graziella Lonardo.
All’inizio della nostra amicizia sembrava che Bocchino studiasse per diventare Gianfranco Fini, il Conducator del revisionismo che, un bicchiere dopo l’altro di acqua di Fiuggi, aveva evacuato le scorie del fascismo (“Male assoluto”), quindi pronto per fondare quella “destra di sinistra”, conservatrice e liberale, sempre annunciata e mai realizzata.
Invece, una volta metabolizzati i funerali della “destra di sinistra”, il braccio destro di colui che aveva battagliato l’autoritarismo di Silvio Berlusconi spezzando il Popolo della Libertà (“Che fai, mi cacci?”, reagì Fini), conquistando tra gli osanna della sinistra paginate di articoli e interviste su “Repubblica” (grazie anche al rapporto stretto con Fabrizio Dini, lobbista principe di Carlo De Benedetti ), oggi è diventato un ex politico che se ne inventa una al giorno per risalire sul carro del vincitore.
Ecco farsi avanti un "Melonino" tromboneggiante le consuete overdose ingenuamente ‘’salivari’’: “Meloni è la nuova Merkel, ha preso un paese dissestato per colpa di Conte”; ‘’Alla Meloni devo la mia rinascita pubblica. Nei talk smonto le falsità contro il governo"; “A FdI do il voto e il due per mille”; "Meloni ha fatto un capolavoro, rimettendo insieme tutti i cocci della diaspora a destra";"Sono rinato grazie a Meloni, per fare una come lei ci vogliono mille Schlein”; ‘’Mi sono convertito al melonismo, ci credo come un ortodosso. E come tutti i convertiti sono più convinto di altri"; “I Meloni? Meglio dei Kennedy…”, e via salivando.
Per la verità, non c’è mai stata una rottura ufficiale tra l'ex colonnello di Gianfranco Fini e Fratelli d'Italia. Semplicemente, quando nel 2012 Ignazio La Russa, Guido Crosetto e Giorgia Meloni fondarono FdI, Bocchino non fu considerato e viceversa. Quando la Meloni vinse le elezioni del 2022, lui pensava di essere rivalutato. Invece, come direbbe la buonanima di Funari, “gna fatta”.
Troppo inquieto e pretenzioso e soprattutto inaffidabile, contornato com’è da amicizie del tipo: Marco Mancini, ex spione del Sismi di Pollari, che quando scende a Roma è suo ospite; l’altro spione, Giuliano Tavaroli, coinvolto nello scandalo dei dossier illegali Telecom-Sismi; l’algido Riccardo Pugnalin, un tempo segretario di Marcello Dell’Utri, poi convertito alla causa renziana, sempre di casa nei Servizi, ed oggi scodinzolante melonismo che gli ha prodotto un posto ai rapporti istituzionali all’Aspi.
Se poi vogliamo aggiungere una spruzzata di Bisignani, la filiera delle cattive amicizie è fatta ( “Repubblica”, 2011: ‘’Sarebbe stato Italo Bocchino a rivelare a Luigi Bisignani che la procura di Napoli stava indagando su Alfonso Papa”; “La Stampa”, 2011: “Parlando a telefono con il suo amico Italo Bocchino, Luigi Bisignani afferma: “L’Eni è l’ente più grosso amico mio…perché sono molto legato a Scaroni. Ribadisco che ho facilitato la costituzione di rapporti commerciali tra Visibilia (ovvero tra la Santanchè) ed Eni, Enel e Poste italiane”).
Da bravo Bel-Ami, Bocchino non ha mai distinto troppo le relazioni politiche da quelle d'affari. L’imprenditore napoletano Alfredo Romeo lo ebbe come consulente per riferimento nel mondo politico e giornalistico, al punto che nel 2008 risultarono intercettazioni che provocarono la richiesta d'arresto di Bocchino, nel frattempo diventato vice presidente vicario di Fabrizio Cicchitto del gruppo parlamentare del Pdl. Archiviato: nulla di illecito.
E siamo ai pasticci familiari: l'uomo che avrebbe dovuto salvare l'Italia dal berlusconismo-padrone e invece non ha salvato neanche il suo partito, dalla presunta “macchina del fango” diventa protagonista della macchina del gossip. Deflagra nel 2011 la liason di Bocchino con Mara Carfagna, all’epoca ministro per le Pari opportunità. E Gabriella Bontempo si fa intervistare da Vanity fair, dove dichiara: “Sono due anni e mezzo che so della relazione di mio marito con la Carfagna”.
Bocchino, nel frattempo diventato l'uomo più in vista di Fli dopo Fini, non poteva far finta di niente. E, anche lui durante un'intervista (con Fabio Fazio a Che tempo che fa) frigna mea culpa: “A prescindere dal merito che riguarda il privato di alcune persone, ho capito che si tratta di un elemento di forte sofferenza per mia moglie. Quindi colgo l’occasione per chiedere scusa degli errori che ho commesso”.
Della serie: chiagne e fotti. Durante l’estate, i paparazzi lo fotografano sparanzato a Ravello con Sabina Began. L’”ape regina” del Banana squaderna a ‘’Vanity Fair’’ gli sms ricevuti e lui si difende con un video-post su Facebook: ““La macchina del fango’’ è sempre al lavoro ma al posto di Lavitola viene utilizzata la cosiddetta ‘ape regina”, una persona che avrei fatto bene a non frequentare, sebbene questo sia accaduto attraverso amici comuni””. Quindi l’Italo in calore annuncia una querela per diffamazione. Risposta di lei: “Il signor Bocchino continua a cercarmi ogni giorno con sms e telefonate. Se va avanti così lo denuncio per stalking”.
Ecco perché le Meloni Sisters, Scurti e Fazzolari (Mantovano compreso) non gli fanno mettere nemmeno il nasino a Palazzo Chigi; e quando appare smaltato come una vasca da bagno sugli schermi de La7 l’orticaria non viene solo a loro ma anche a me, che ho creduto in lui (cazzo, non c’è mai un cartello che ti avvisa…).