il Fatto Quotidiano, 10 aprile 2024
Grillo torna in scena ma è un altro
Deluso dalla politica («ho mandato affanculo tanta di quella gente… il risultato è che ora sono tutti al governo»), Beppe Grillo ritorna sulla scena con un titolo spiazzante: Io sono un altro.
Col nome di Vitangelo Moscarda si richiama a Uno, nessuno e centomila eppure ad ascoltarlo a Cagliari, in un teatro Massimo non proprio sold out («meglio così, io preferisco sold in») l’annunciata scomposizione pirandelliana dell’identità di Grillo si arrende al destino di comunicatore a registro variabile, con l’ironia che accende i temi cari da sempre al fondatore del M5S e il cinismo liberatorio che accompagna il suo racconto di una realtà costantemente proiettata sul futuro: «Non voglio divertire – avverte l’attore genovese – voglio che torniate a casa con qualcosa che rimane». E sì, che qualcosa rimane. Dal palco vuoto, con una bottiglia d’acqua appesa al soffitto («è un palco genovese») Grillo lancia l’invito a non arrendersi malgrado tutto perché forse un ordine superiore c’è: «Non credete a nessuno, neppure a me, anche se a qualcosa è necessario credere. Quest’universo così complesso, possibile che sia nato dall’esplosione di una galassia? No, non è che se fai esplodere una tipografia viene fuori la Treccani».
La Chiesa però, che collega la vita terrena all’invisibile «dovrebbe parlare di politica, non fare politica». Mentre oggi il rapporto coi credenti va affievolendosi: «Come mai le chiese sono vuote nonostante questo Papa meraviglioso?». Il mondo sopravvive su schemi vecchi, l’Italia è un Paese avanti con gli anni: «Ho sentito la Vanoni, vorrebbe che al suo funerale suonasse Paolo Fresu. Ma non accadrà mai, accadrà il contrario». Ai personaggi della politica Beppe Grillo dedica poche parole, che bastano a scatenare risate e applausi: «Non sopporto il furto di parole, questa nana che ha chiamato il partito Fratelli d’Italia. È il nostro inno, non può essere un partito». Calenda è «il banalino di coda», Renzi «il penultimo dei Mohicani», ma «vorrebbe uccidere l’ultimo per prenderne il posto». Un pensiero alla Rai: «L’informazione ormai disinforma. Basterebbe una rete senza la pubblicità, che non deve rendere conto a nessuno». Sarà anche un altro, Beppe Grillo. Ma non rinuncia al vecchio rimedio contro i mali dell’esistenza: la perdita di sé, la depressione. Dice che «fa riflettere», lui stesso non ricorda i nomi delle persone e non ricorda di essere malato «che è una malattia a sua volta». Situazione ideale perché «la memoria è una cosa negativa» e guardando con orrore alla guerra si trova la conferma dell’idea: «Palestina e Israele, per convivere in pace, avrebbero bisogno di due territori separati, senza memoria».