Tuttolibri, 6 aprile 2024
Sulle donne piccole e non piccole di Luisa Alcott
Devo la scoperta di questo romanzo a mia cugina Giuliana, che ora non c’è più; me lo regalò per la mia prima comunione – avevo nove anni – e rimase nella mia libreria per altri cinque prima di decidermi ad aprirlo, ma forse è stato meglio così perché credo di averlo letto al momento giusto.Una ragazza fuori moda è considerato un classico per ragazzi e ragazze ma come tutti i libri credo non abbia età: è uno di quei classici che supera le barriere anagrafiche, oltre che la prova del tempo, rimanendo sempre contemporaneo e trasmettendo un messaggio universalmente valido.I primi sette capitoli di Una ragazza fuori moda sono stati pubblicati la prima volta a puntate, sulla rivista Merry’s Museum, tra il luglio e l’agosto 1869.L’intento di questi episodi era puramente didattico, e ciascun capitolo aveva il preciso scopo di portare a riflettere i giovani lettori sui valori che contano davvero: l’amore per la famiglia, il rispetto per i genitori e gli anziani, la complicità tra fratelli, l’altruismo, l’importanza dello studio e la scarsa rilevanza delle apparenze in confronto a gentilezza, bontà d’animo e cultura personale.Questi capitoli furono così apprezzati dai lettori, affezionati a Polly, Fanny e Tom, che l’autrice decise di proseguire la storia trasformandola in un romanzo, proiettando la narrazione sei anni in avanti e riproponendo i personaggi cresciuti – poco più che ventenni – e alle soglie dell’età adulta.È un format ben collaudato dalla Alcott, con Piccole donne seguito da Piccole donne crescono.E le tematiche di cui l’autrice tratta mi hanno spinto a pormi una domanda: ma se Una ragazza fuori moda fosse stato scritto oggi, come lo definiremmo? Su che scaffale delle librerie lo troveremmo esposto?Scrivo questo perché ci tengo a mettere in discussione un falso mito troppo radicato sui classici: non sono romanzi scritti con l’intento e la consapevolezza di fare letteratura (anzi, questo in particolare doveva essere solo un ciclo di articoli di giornale) che sarebbe durata nei secoli a venire. No, i classici di oggi sono stati la narrativa contemporanea di ieri e questo emerge in maniera prepotente nel testo di Una ragazza fuori moda perché la Alcott infarcisce i capitoli di riferimenti culturali della sua epoca senza stare a spiegarli, perché sa che i lettori li capiranno. Inserisce citazioni di canzoni, di storie, di romanzi allora in voga, riferimenti a personalità eminenti dell’epoca ben noti al suo pubblico.Nel capitolo “La nonna”, veniamo a conoscenza del fatto che l’anziana signora fosse imparentata con Hancock, che fu davvero Governatore del Massachusetts, tramite Dorothy Quincy, una delle donne più stimate dell’epoca. L’episodio della visita di Lafayette a Boston è la cronaca di un evento realmente accaduto.Perciò, per il 1869, Una ragazza fuori moda è estremamente contemporaneo.Un romanzo che ha protagonisti degli adolescenti – e successivamente giovani adulti – dei quali seguiamo il percorso di crescita, lo sviluppo dei rapporti di amicizia, il modo in cui affrontano le prime prove di vita e – specie negli ultimi capitoli – l’esplorazione della loro vita sentimentale oggi lo definiremmo uno young adult/new adult. (...).E come in ogni young adult che si rispetti, conosciamo Polly, Fanny e Tom da ragazzini, alle prese – allora come oggi – con la faticosa impresa del capire chi si è, che posto si occupa nel mondo, cosa si vuole diventare, se sia più importante piacersi o piacere agli altri.I primi sei capitoli li vedono confrontarsi con il mondo, mettere in discussione le proprie certezze, ma restando sostanzialmente concentrati su sé stessi e sul loro quotidiano, ancora liberi da incombenze e responsabilità maggiori.Sono innocentemente, inevitabilmente autoreferenziali ed egoriferiti come la maggior parte dei propri coetanei e come lo ero io stessa, quando lessi il romanzo.Forse fu proprio quello a rendermi tanto facile l’identificazione.Potremmo addirittura coglierci degli elementi del teen drama Mean girls, dove Polly è riconducibile a Cady – la ragazza cresciuta in Africa e homeschooled, con una famiglia unita e affettuosa, amante degli intrattenimenti semplici e senza smanie di protagonismo, disinteressata ai ragazzi – mentre la sua amica Fanny e la sua cerchia di frequentazioni sociali condividono qualche tratto affine con Regina George e “le Barbie”.Perché Fanny, pur provando affetto per Polly, non riesce mai a trattenersi dal commentare i comportamenti o l’aspetto dell’amica con disapprovazione, facendola in qualche modo sentire sbagliata.E Polly, seppur in partenza sia molto sicura di sé e dei valori in cui crede, non resterà del tutto indifferente alle osservazioni dell’altra.Tuttavia, nessun personaggio è completamente positivo o completamente negativo: sebbene Polly sia il manifesto dei buoni e cari valori di una volta, a volte risulta fin troppo rigida fino a soffrirne lei stessa degli standard divinamente alti che si impone.E Fanny, che rappresenta i “giovani d’oggi”, quelli che la Alcott vuole fare riflettere sul bisogno di ricalibrare le proprie priorità, di tanto in tanto si fa portatrice della voce femminista dell’autrice, quando sottolinea con fastidio come ai ragazzi venga data più libertà che alle ragazze, come quest’ultime siano rimproverate per atteggiamenti che nei maschi non solo vengono perdonati ma a volte incoraggiati.Terminati i capitoli “didattici”, la Alcott ci proietta poi avanti nel tempo, ripresentandoci Polly, Tom e Fanny (rispettivamente di ventuno e ventitré anni). A mio parere, potremmo definire questa seconda parte un romanzo new adult.Qui i protagonisti devono fare i conti con l’affacciarsi all’età adulta e con crescenti responsabilità che gravano sulle loro spalle, in una fase che mette fortemente in discussione le loro prospettive per il futuro: Fanny vuole sposarsi “bene”, Polly vuole lavorare e mantenersi in maniera autonoma, Tom vorrebbe non avere nulla da fare a parte godersi la vita – idea che in famiglia non è molto apprezzata (che strano, eh?).I’m not a girl, not yet a woman, come cantava Britney Spears, definirebbe in maniera precisa questa fase transitoria dove i protagonisti sono coscienti di non essere più dei ragazzini ma ancora non sentono di far del tutto parte della categoria degli adulti.Inoltre, entra in gioco la tematica chiave dell’amore e del matrimonio, sul quale ciascuno ha una visione personale.Per Fanny il matrimonio è fondamentale, per Tom un accessorio, per Polly non è strettamente necessario e comunque subordinato ai sentimenti.Più volte ricorre un confronto tra le ragazze sul fatto che un uomo possa ritenersi un buon partito, ma questo non sia un requisito sufficiente per accettare la sua corte.L’autrice rimarca con maggiore insistenza l’importanza di un’occupazione remunerata come autentica forma di libertà per le donne.È senza dubbio una visione rivoluzionaria per l’epoca dato che il lavoro per una donna era considerato qualcosa di cui occuparsi solo in extrema ratio. Fanny e Tom stessi espongono lo spirito del tempo, ossia il timore di doversi vergognare o perdere gli amici davanti alla necessità di lavorare.Tuttavia, la Alcott è sì una portabandiera del femminismo, ma un femminismo temperato, non radicale. Ricordiamoci che era pure sempre una figlia del suo tempo, quindi apprezza la donna indipendente, dotata di una propria cultura e che si sposa per amore, non per convenienza, ma ci ricorda come la virtù sia occuparsi del marito, sostenerlo e rendere accogliente la casa. Nell’eventualità che resti zitella, la sua cura sarà rivolta ai genitori anziani. Lo scopo della donna è comunque quello della cura e dell’assistenzialismo. Siamo andati avanti, ma per star parlando di due secoli fa, ci accontentiamo.Mi preme fare anche un piccolo accenno a come l’autrice tratti in maniera sottile la sfera della comunità LGBTQ+. Quando ci vengono presentate le due artiste cui vanno a far visita Polly e Fanny, la Alcott lascia trasparire che il loro rapporto di amicizia è tanto forte che nessun uomo può dividerle, al punto che pur una standosi per sposare, dopo il matrimonio vivranno ancora insieme con anche il marito di lei.È sottotraccia, il rapporto non si palesa nero su bianco, ma l’occhio del Ventunesimo secolo è in grado di rilevarlo e capire che nel mondo avanguardistico della Alcott c’era spazio per ogni tipo di amore e per famiglie anche non “tradizionali”, per usare un termine noto.C’è talmente tanto spazio che la Alcott ci si mette pure lei, con un cameo.Nella visita a Bess e Becky, incontriamo anche quella che ci viene presentata come una famosa autrice di romanzi molto in voga e che risponde al nome di Kate King, ossia Louisa May Alcott in persona.E non è l’unico passaggio in cui cita sé stessa.Nell’ultimo capitolo, in cui si appresta a darci il finale del romanzo, mette le mani avanti dicendo di essere stata redarguita dai suoi lettori delusi da come aveva concluso un suo celebre lavoro precedente.C’è da immaginare che stia parlando di Piccole donne crescono e di come la sua scelta di far sposare Jo con il Prof. Baher e Laurie con Amy abbia stravolto l’immaginario di chi si aspettava di vedere Jo con Laurie. Almeno, io ho dato questa lettura perché forse anche io non ho proprio vissuto benissimo quella sua scelta. (...)Sicuramente il capitolo di Una ragazza fuori moda in cui ci vengono presentate le artiste amiche di Polly, oggi potremmo leggerlo come un suo endorsement alle queer family.Quello che era già certo all’epoca è che Louisa May Alcott, insieme a Elizabeth Stoddard, Rebecca Harding Davies, Anne Moncure Crane e molte altre, faceva parte di un gruppo di autrici che oggi considereremmo attiviste per i diritti delle donne, delle quali esponevano i problemi con schietta franchezza.Il 6 marzo del 1888, Louisa May Alcott muore all’età di cinquantacinque anni, a Boston.Viene sepolta nel cimitero di Sleepy Hollow, a Concord, vicino alle tombe di Emerson, Hawthorne e Thoreau sulla collina ora nota come “La cima degli scrittori”.Sebbene Piccole donne sia considerato il suo capolavoro eterno, ritengo che le sue opinioni in materia di emancipazione femminile, pari opportunità, rapporto tra donne, famiglia e società emergano molto di più in Una ragazza fuori moda, forse perché meno condizionato dalla profonda componente autobiografica (e quindi soggettiva) del ciclo sulle sorelle March.Essendo meno legata a dettagli personali e con personaggi nuovi che non erano costruiti su conoscenze reali, parte del suo quotidiano, ha potuto esprimere con maggior chiarezza i suoi ideali e la sua poetica autoriale.Io credo che ancora oggi, Polly, Fanny e Tom abbiano tanto da dire a noi contemporanei, e spero con la mia traduzione di aver fatto un buon servizio al testo e ai lettori, mettendo le mie mani, la mia testa e la mia voce a disposizione di un’autrice immortale.