la Repubblica, 9 aprile 2024
Intervista a Meg Ryan e David David Duchovny
La regina della commedia romantica è tornata e stavolta c’è lei al comando. La lunga pausa che Meg Ryan, 62 anni, si è presa negli ultimi anni di una carriera fatta di alti, bassi e qualche incidente mediatico (vedi il flirt con Russell Crowe) non hanno scalfito il carisma buffo e dolcemente complicato, né l’amore del grande pubblico. A 62 anni Meg Ryan dirige Coincidenze d’amore, in sala l’11 con Universal, film tratto da testo teatrale di Steven Dietz e ambientato in un aeroporto nel Midwest. Qui due ex amanti si incontrano, per caso, venticinque anni dopo essersi detti addio. Lei, vestito bianco romantico, tipo new age, cammina un po’ a papera per via di un problema all’anca, lui, David Duchovny, la faccia stropicciata e accattivante, è un manager sull’orlo del pensionamento. Una bufera di neve congela le attività all’aeroporto, tra un finto allarme e un altro, i due passano le ore gironzolando nella struttura, raccontandosi presente e problemi.
Lei ha dedicato il film a Nora Ephron con cui ha girato ‘Insonnia d’amore’, ‘C’è posta per te’, è stata l’autrice di ‘Harry ti presento Sally’ diretto da Rob Reiner. Perché non si vedono più tante commedie romantiche sul grande schermo?
Meg Ryan: “Anche se è lanciato come una commedia romantica, mi piace pensare che questo film sia piuttosto una storia d’amore, qualcosa di più di una rom com. Gli ostacoli che affrontano i protagonisti sono interessanti e specifici. Sono temi universali, ma riguardano protagonisti più vecchi di quelle che vediamo nelle commedie romantiche. Hanno perso occasioni, ci sono stati fraintendimenti e incomprensioni che hanno fatto perdere loro venticinque anni. Quindi ci sono tante cose di cui parlare, da affrontare. E loro hanno questa sola notte, un’opportunità mediata da uno spazio magico, l’aeroporto. Si ritrovano a guardare indietro, a una vita che non è stata vissuta insieme. E questo non è tema da solita commedia romantica”.
David Duchovny: “Mi pare che l’incrocio di due persone con un vissuto diverso e complesso aggiunga gravità e sostanza al film, rendendolo unico e interessante”.
Meg Ryan con Tom Hanks in ’C’è posta per te’, 1998
Meg Ryan con Tom Hanks in ’C’è posta per te’, 1998
Si ride ma si affrontano argomenti drammatici.
M.R. “È esattamente il tono del film, un esercizio di equilibrio su un cavo, è divertente ma lontano dagli show di Broadway, drammatico senza strafare. David ed io sapevamo di dover affrontare colpi di scena e di tono, inversioni ad U, alti e bassi, curve strette. È stata la parte più divertente. La più difficile per il marketing, che vuole semplici certezze da vendere. A me invece piacciono le cose che non sono così chiare e semplici. In questo film si parla di riconciliazione, perdono, connessione. Temi grandi. E non necessariamente commerciali”.
D. D. “Penso che – per tornare alla prima domanda – ci sono meno film come questo – con risate e sofferenza – sul grande schermo per via delle pressioni del marketing. La domanda diventa “Come lo vendiamo, come una commedia o un dramma?”. C’è la paura di confondere il pubblico”.
Ha debuttato alla regia nel 2015, con Ithaca, ben prima della tendenza recente degli attori-autori.
M. R. “Con la regia è andata così: una volta che l’ho fatta mi ha catturato. Sentivo che avrei potuto migliorare e l’unico modo di imparare era farlo. Da attrice avevo fatto parte del mondo del set solo in modo marginale, da regista sei al centro di una comunità fatta da tanti tipi di artisti, meravigliosa, con cui condividi pensieri su ciò che hai scritto, su quella scena che era solo nella tua testa. Diventa un lavoro fatto da tanti, con amore”.
Al suo fianco ha avuto Tom Hanks, Billy Crystal, Kevin Kline. Per questo film ha scelto David Duchovny.
M. R. “Questo è il tipo di film in cui ci sono solo due persone che parlano. C’è un grado di difficoltà invisibile ma molto alto. Con il tuo partner sei sospeso come su un trapezio, ti incontri a mezz’aria, ti lanci e ti devi fidare del fatto che lui ti prenda. Era fondamentale avere il partner giusto, David è stato perfetto”.
D. D. “Per me è stato magico. Meg è un’attrice così spontanea e viva. Sono scene lunghe e scritte, non sei lì a improvvisare. Quindi è importante avere qualcuno al fianco che mantenga il botta e risposta vivo. La macchina da presa era spesso su noi due, ritmo naturale e sovrapposizioni giocavano insieme. È stato il film più divertente abbia mai fatto”.
La celebre scena del ristorante di ’Harry ti presento Sally’
La celebre scena del ristorante di ’Harry ti presento Sally’
Avete parlato di libertà: che momento è della carriera? Vi sentite più liberi?
M. R. “Personalmente, il successo e il fallimento alla mia età si equivalgono. Li guardo, entrambi, con il necessario distacco, per ciò che sono. E questo ti regala una grande libertà, nel senso che non hai la sensazione di dover dimostrare qualcosa. Tu vuoi esprimere ciò che senti, cosa che io faccio sempre, comunque. Penso che restringere il campo a questo sia già liberatorio. In termini di business e opportunità mi sembra un periodo piuttosto angusto per questo tipo di film, a Hollywood. È un periodo strano, dopo il Covid e la fine dello sciopero ci si aspettava altro, non è andata così”.
D. D. “Come persona anche io mi sento più libero. Ma, proprio perché ne ho passate tante, con successi ma anche molti fallimenti, li vedo come facce della stessa medaglia. Per quanto riguarda il mondo dello spettacolo, la produzione di film, la serialità televisiva, mi pare ci sia meno libertà, specie per progetti umanistici come questo, che sembra riguardare quelle piccole cose che invece per me sono importanti. Il fatto che siamo riusciti a farlo arrivare nelle sale di tutto il mondo è incredibile”.
Parlate di successi e fallimenti, ma l’amore del pubblico che vi segue da trent’anni che effetto fa?
M. R. “Io sono il tipo che si sorprende sempre da quel calore sconosciuto, dalla persona che arriva da me e si sente come se mi conoscesse da sempre. In passato la mia reazione era “oh davvero?”, mi sentivo sballottata da questa cosa che non percepivo naturale e giusta. Poi, a un certo punto. ho deciso di abbracciare tutto questo affetto che mi arriva. Ogni persona è unica, e quest’energia mi carica. È come se uno sconosciuto ti dà un pollice in su, c’è un bimbo che ti sorride. È bello”.
D. D. “Penso che questo tipo di popolarità riguardi più Meg. Quello che posso dire io a questo punto della carriera è che riconosco che ci sono alcune cose che ho fatto che hanno influenzato le persone in modo positivo o fondamentale: la loro infanzia o la loro età adulta. E questo per me non è più una questione di ego, ma di gratitudine. È semplicemente molto bello, per me”.
Meg Ryan, qual è il ruolo e il film per cui la fermano di più?
“Semplice: abbastanza regolarmente la gente vuole ordinare quello che ho preso io. Specie quando sono fuori a mangiare o in un bar qualsiasi. Quindi la risposta è Harry ti presento Sally, ovviamente”.