il Fatto Quotidiano, 9 aprile 2024
Mafie e dark web: l’Italia è in ritardo
Noi ci troviamo, in questo momento storico, in forte ritardo contro l’accelerazione della mafie su internet e nel mondo del dark web.
Le mafie esistono perché interagiscono con le persone, altrimenti le mafie non esisterebbero, sarebbero criminalità comune, gangsterismo, una cosa diversa e facilmente ridimensionabile. Le mafie esistono perché il potere e l’economia hanno bisogno delle mafie. Il potere e l’economia sono già stati conquistati dalle mafie, così come l’informatica e l’elettronica.
Le mafie hanno bisogno di pubblicità per esistere e si comportano esattamente come un’azienda. Nella seconda metà del secolo scorso si facevano pubblicità comprando una squadra di calcio, comprando bravi giocatori, bravi allenatori e quindi: tutti allo stadio. Nella tribuna c’era la classe dirigente e di fronte, sulla gradinata, c’è il popolo, che vedeva come la classe dirigente interagiva con la squadra del cuore. Le mafie si facevano pubblicità anche ristrutturando chiese, facendosi vedere in processione vicino ai vescovi. Con l’avvento di internet, le mafie hanno iniziato a farsi pubblicità da sole. I primi sono stati i messicani, con Facebook. Poi, in Italia, i camorristi. Oggi noi vediamo sui social sempre più i figli dei camorristi con vestiti firmati, orologi d’oro e macchine di lusso, come a dire: “Siamo il modello vincente, vieni con noi e diventerai ricco come noi”. Ma, naturalmente, chi si affilia a ’ndrangheta, Cosa nostra o camorra con un livello basso, come esecutore materiale di ordini, rimarrà sempre di livello basso. Non diventerà mai un capo. E farà tanti anni di carcere oppure sarà ammazzato. Oggi però le mafie hanno abbandonato Facebook per TikTok, che è molto più invasivo e dove riescono a farsi pubblicità in modo ancora più concreto. Lo vediamo nelle nostre indagini: i mafiosi riescono a ottenere dei risultati, non solo in termini di consenso ma anche nell’arruolamento di operatori, di “garzoni”.
Poco prima dell’ottobre 2023, poco prima di venire a Napoli, abbiamo fatto un’indagine dove abbiamo dimostrato come un broker tedesco arruolato dalla ’ndrangheta fosse riuscito in venti minuti a fare tre transazioni finanziarie per milioni di euro, su tre banche che si trovavano in tre continenti diversi. Abbiamo visto l’arruolamento di hacker romeni. C’è una grande tradizione di matematici, in Romania. Una volta laureato in matematica, o fai l’insegnate per pochi soldi oppure fai l’hacker al servizio delle organizzazioni mafiose del mondo. Ed esiste una sorta di agenzia non solo in Romania, anche in Bulgaria. E preoccupa la facilità con cui ’ndrangheta e camorra sono in grado di comprare e pagare questi hacker.
A Napoli mi sono imbattuto in un’indagine. La camorra era riuscita a costruire una banca online con seimila clienti, con sedi anche in Lituania e in Lettonia. Hanno effettuato un riciclaggio di 3,6 miliardi di euro. Noi siamo riuscita a sequestrarne due. La cosa che ci ha sorpreso è che nelle sedi di queste banche abbiamo trovato della tecnologia che la nostra polizia giudiziaria non ha, perché non è mai stata acquistata. Un solo strumento di questi – mi pare fosse israeliano – costa 5 milioni di euro e serve a impedire le intercettazioni, a schermare i luoghi fisici… Abbiamo poi visto in Campania ma soprattutto in Calabria, decine e decine di siti dove la ’ndrangheta estrae bitcoin. Le mafie ormai si producono moneta elettronica in proprio.
Se internet sta per il mondo, il dark web sta per l’universo. Immaginate quali spazi e margini di movimento ci sono per le mafie. Abbiamo visto dei criminali, parliamo di punte d’élite, in grado di comprare 2.000 chili di cocaina senza muoversi dal computer. Senza andare sul campo, senza incontrare nessuno. Noi siamo ancora fermi al broker della ’ndrangheta che vive a Bogotà, a Santa Marta, a Cartagena, che va a incontrare nella foresta amazzonica il capo del cartello colombiano per comprare quei 2.000 chili di cocaina. Oggi l’élite mafiosa è in grado di comprare quei quantitativi di cocaina senza spostarsi dal divano. Stiamo parlando di organizzazioni criminali che sono in grado di ordinare cocaina e farla arrivare al porto di Amsterdam, Rotterdam e Anversa senza muoversi, pagando con moneta elettronica. Abbiamo documentato mafie in grado di comprare 40 chili di oro a settimana attraverso il dark web. In grado di comprare territori e isole, sempre attraverso il dark web. Se questa è la realtà, allora, che fare?
L’Europa spende poco in sicurezza. Spende poco nell’informatica, nella tecnologia, perché ancora non ha capito appieno cosa sta accadendo nel dark web e cosa è possibile fare. Stiamo vedendo che nel mondo a spendere di più sono Cina e Stati Uniti. A seguire, Israele. L’Europa, invece, è indietro. L’Italia, ancora di più. Noi paghiamo ancora il gap di quando, nel 2010, sono state bloccate le assunzioni della pubblica amministrazione e quindi oggi negli uffici troviamo gente o di sessant’anni o di trent’anni.
Ma oltre ad assumere poliziotti, carabinieri e finanzieri, abbiamo bisogno che si assumano tecnici informatici, hacker che vanno contrattualizzati in modo diverso. Non puoi pagare duemila euro un tecnico che nel privato viene pagato cinquemila. In questo momento – purtroppo parliamo di pochi numeri – abbiamo un’élite di polizia giudiziaria nella polizia postale, specializzata in questo tipo di indagini. Un’altra struttura simile è anche nella guardia di finanza, e ora pure i carabinieri stanno iniziando a formare uomini in grado di bucare le piattaforme delle mafie. Esistono infatti organizzazioni criminali, grossisti per l’acquisto di cocaina, in grado di farsi costruire piattaforme digitali come un nuovo WhatsApp o un nuovo Telegram, solo per interloquire tra di loro.
Solitamente diciamo che l’Italia ha la migliore polizia giudiziaria del mondo. Forse sul piano del know-how, delle idee, della capacità di arrivare alla sintesi. Ma sul piano tecnologico siamo rimasti indietro. La prova? Al tempo di Duisburg, il Bka, la polizia federale tedesca, venne a pregarmi di seguire la nostra indagine sulla strage. Oggi il Bka tedesco è stato in grado di bucare una di queste piattaforme informatiche e di darci quarantamila file audio da ascoltare: umiliante, per la nostra polizia giudiziaria. Stessa cosa gli olandesi e i francesi. Allora per l’Italia c’è tanto da fare.
Il problema è politico: sia nazionale che europeo che mondiale. Perché il futuro delle mafie sarà questo. La mazzetta da mille euro sì, esisterà ancora, ma sarà sempre più marginale. Perché è chi ha soldi che decide i destini del territorio. E se le mafie hanno soldi saranno in grado, attraverso l’IA, l’intelligenza artificiale, di condizionare anche il modo di pensare e di agire delle persone. Saranno in grado di farlo perché la politica arriva sempre tardi.