La Lettura, 7 aprile 2024
L’antiborseggiatore al Miart (scade il 12 aprile)
Nessun identikit, altrimenti il gioco sarebbe già finito. Cercando nuove strade («Che superino i confini dello spazio, del tempo e delle convenzioni») il direttore artistico di Miart, la fiera d’arte moderna e contemporanea che si apre venerdì 12 aprile a Milano negli spazi dell’Allianz MiCo, Nicola Ricciardi ha arruolato addirittura un borseggiatore. Per essere più precisi si tratterà di un anti-borseggiatore (come lo definisce Ricciardi, giunto al suo quarto mandato) che, durante la performance di David Horvitz (naturalmente senza orario preciso e solo con una location generica, la Fiera) infilerà nelle borse e nelle tasche dei visitatori una piccola scultura (da lui realizzata in duecento esemplari).
«In una fiera dove si vendono e si comprano opere facendo girare tanto denaro – spiega Ricciardi – Horvitz compie un gesto opposto, regalando opere all’insaputa degli stessi visitatori». L’artista americano (Los Angeles, 1982) aveva già realizzato una performance simile nel maggio 2015 durante il Frieze Art Fair di New York seguendo le indicazioni della curatrice di quell’edizione (Cecilia Alemani) che chiedevano di «sovvertire il ritmo della fiera» (e su questa linea si erano mossi personaggi come Alex Da Corte, Eduardo Navarro, Heather Phillipson e Anthea Hamilton). A Horvitz non interessa comunque tanto «il gesto generoso» quanto «il brivido malizioso» di violare la loro privacy. Per questo, dunque, nessun identikit per questo anti-borseggiatore (o anti-borseggiatrice), anche se, rivela Ricciardi, si tratta di un prestigiatore diplomato alla Fédération internationale des sociétés magiques.
Questa idea «di allargare l’orizzonte» è certificata già dal titolo scelto per Miart 2024 (che si concluderà domenica 14 aprile): No time, no space. Titolo «rubato» a una canzone-cult di Franco Battiato (correva l’anno 1985, l’album che la conteneva era Mondi lontanissimi), titolo che contrassegna (altra coincidenza) un’edizione della Fiera (la 28ª con 178 gallerie da 28 Paesi e oltre mille opere) che si apre al pubblico il 12 aprile, lo stesso giorno in cui (nel 1961) Jurij Gagarin diventava il primo uomo a volare nello spazio con la sua navicella Vostok 1, superando (anche lui) i confini, stavolta quelli del pianeta Terra.
L’ombra di Gagarin guiderà in qualche modo anche uno dei programmi «collaterali» di Miart, Comete. Avanguardie di un altro sistema solare che tutte le mattine (dal 12 al 14) porterà all’Anteo Palazzo del Cinema opere video (dall’Archivio di Careof, da alcune gallerie partecipanti a Miart, dalle collezioni del Comune di Milano di artisti come Liliana Moro (1961), Adrian Paci (1969), Rä di Martino (1975), Fatima Bianchi (1976), Beatrice Marchi (1986), Ugo La Pietra (1938).
L’idea di sconfinamento appare dunque una costante di questo Miart diviso in tre sezioni (Established, Emergent, Portal). All’interno di Established, il progetto Timescape propone un «primo» avvicinamento tra epoche lontane: «Cominceremo con il Novecento di Balla, Boccioni, Medardo Rosso, Manzù – precisa Ricciardi – ma l’idea è di avvicinarsi, anno dopo anno, edizione dopo edizione, a epoche ancora più distanti per arrivare fino al Duecento». L’arte già storicizzata guiderà anche il progetto Artisti italiani nella collezione Peggy Guggenheim proposto da ML fine art (con opere di de Chirico, Apollonio, Dorazio), la selezione di protagonisti del dopoguerra (Enrico Baj, del Pezzo, Schifano) proposta da Gió Marconi (ispirata all’allestimento che Studio Marconi aveva presentato all’Eurodomus di Torino nel 1968), il focus sulle sculture di Pietro Consagra proposto da Mucciaccia Gallery, lo stand dedicato alle ceramiche di Giosetta Fioroni da Marcorossi artecontemporanea.
I numerosi «sconfinamenti» di questa edizione proseguono nel campo della musica (Battiato d’altre parte non era un semplice musicista, ma «un esploratore» di Mondi lontanissimi) grazie alla collaborazione con SZ Sugar, la casa editrice musicale dedicata alla «musica colta contemporanea» nata nel 1907 con il nome Edizioni Suvini Zerboni e parte del gruppo SugarMusic guidato da Caterina Caselli e Filippo Sugar. La prima edizione della «SZ Sugar Miart commission» (a cui è legato un premio, uno dei dieci di questa edizione, da cinquemila euro) ha dato la possibilità alle gallerie partecipanti alla fiera di fare interpretare ai propri artisti la prima pagina dello spartito di Allez Hop, racconto mimico su libretto di Italo Calvino per mezzosoprano, otto mimi, balletto e orchestra con musica di Luciano Berio (prima rappresentazione alla Fenice di Venezia nel 1959).
Tra le idee ricevute e valutate da SZ Sugar c’è stata la proposta di David Lieske (1979), rappresentato da Corvi – Mora, artista visivo, DJ (con lo pseudonimo Carsten Jost), in bilico tra techno e deep house melodico, produttore e proprietario di un’etichetta: l’opera finale sarà presentata in fiera presso lo spazio dedicato proprio a SZ Music.
Altro sconfinamento, in qualche modo inevitabile vista la contiguità temporale tra le due manifestazioni, sarà quello verso est, verso la Biennale di Venezia, che si inaugura ufficialmente sabato 20 aprile pochi giorni dopo la chiusura di Miart. Proprio questa vicinanza ha spinto numerose gallerie a puntare per il Miart sugli stessi artisti selezionati dal curatore della Biennale Adriano Pedrosa: la Galerie Neu ha così dedicato uno stand monografico a Louis Fratino (1993) mentre la Richard Saltoun Gallery ha portato in fiera tre protagoniste della prossima Biennale (Greta Schödl, 1929; Bertina Lopes, 1924-2012; Xiyadie, 1963). Ulteriori omaggi alla Biennale arrivano dalla Galleria dello Scudo (che propone un focus sullo Spazialismo veneziano con opere degli anni Cinquanta di Vedova, Parmeggiani, Birolli, Bacci) e dalla ED Gallery (che presenta, oltre a dipinti e sculture, una selezione di opere che vennero realizzate dai maestri vetrai muranesi per la Biennale di Venezia del 1914).
«Miart resta comunque – precisa Nicola Ricciardi – una fiera dal cuore milanese». A confermarlo l’intreccio-sovrapposizione tra la fiera e la nuova edizione della Milano Art Week (8- 14 aprile), la Milano Design Week con il Salone del Mobile (18-21 aprile), le mostre in corso (da Pino Pascali alla Fondazione Prada a Nari Ward all’Hangar Bicocca). Alla città guardano alcuni progetti avviati dalla Fiera, a cominciare da ITALIA 70 a cura di Massimiliano Gioni con cui la Fondazione Nicola Trussardi torna a invadere Milano con un’«esplosione di immagini» realizzate da settanta artisti.
Sconfinare per trasformare e trasformarsi: potrebbe essere questo il sottotitolo di un altro progetto-chiave di questa edizione di Miart, progetto che coinvolgerà ancora David Horvitz. Curata dallo stesso Ricciardi Abbandonare il locale è la prima monografica italiana dedicata all’artista con oltre 20 opere realizzate in vent’anni di carriera. Un bilancio che accompagna una rinascita: i lavori di Horvitz saranno esposti in un ufficio abbandonato, all’interno di un edificio monumentale progettato da Vittorio Gregotti a metà degli anni Ottanta alla Bicocca, sul sito della ex fabbrica Pirelli. In attesa dell’ultima, definitiva mutazione (ad opera dello studio Piuarch) gli spazi si trasformeranno nei giorni di Miart in una grande galleria d’arte grazie a Specific, «laboratorio di produzione creativa multidisciplinare» formato da Patrick Tuttofuoco, Nic Bello, Alessandra Pallotta, Andrea Sala e Stefano D’Amelio che realizzerà un allestimento-installazione con quel che resta del progetto di Gregotti.