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 2024  aprile 08 Lunedì calendario

Contadini africani, operai belgi e altre storie legate al caro-cacao

Questa è una storia che potete guardare da molti punti di vista: quello di un contadino ivoriano o del governo ghanese, quello di un operaio belga o del manager di un colosso delle commodities alimentari oppure dal vostro, quello di un cittadino italiano che qualche settimana fa ha comprato le sue uova di Pasqua scoprendo che erano aumentate in media del 24% rispetto a un anno prima, quando peraltro erano già aumentate del 15% rispetto al 2022. Molti punti di vista, e mille altri ce ne sarebbero, per una sola storia: quella dell’aumento letteralmente mai visto dei prezzi del cacao, una di quelle che spiega quanto sia interconnesso il mondo meglio di cento saggi accademici.
I prezzi/1.
Che sta succedendo? Questo: da un anno a questa parte i prezzi dei futures del cacao, che sono asset finanziari basati sulla produzione e la vendita di un prodotto fisico, sono esplosi. Alla chiusura di venerdì sui mercati di Londra e New York il prodotto delle fave di cacao andava via a quasi 9.600 dollari a tonnellata, in discesa dopo il record di 10.050 dollari del 2 aprile, probabilmente perché qualche speculatore sta “realizzando” i suoi guadagni vendendo: per capirci, però, il prezzo è ancora oltre 5mila dollari superiore rispetto a quello di inizio 2024 e di settemila rispetto ai 2.500 dollari di inizio 2023.
I prezzi/2.
Perché il costo del cacao è impazzito? Tutto comincia perché la produzione è in calo, mentre la domanda globale di cioccolato continua a crescere. La Costa d’Avorio vale da sola oltre il 40% delle fave di cacao prodotte ogni anno, il vicino Ghana un altro 20% ed entrambi sono alle prese con la siccità seguita a piogge torrenziali, un gran caldo e l’invecchiamento delle piante: gli ultimi dati dicono che la produzione ivoriana ottobre-marzo è crollata del 26,7%, quella annuale secondo gli analisti scenderà del 21,5% medio. Questa situazione non può essere corretta a breve: ci vogliono almeno cinque anni dalla semina al primo raccolto di una nuova pianta. Per la maggior parte dei modelli d’analisi il prezzo dei futures del cacao sarà sopra i 10mila dollari di media lungo il 2024. Al momento stanno tutti dando fondo alle scorte, che quest’anno saranno ai minimi da 45 anni: non a caso da quando fu stabilito il precedente record di prezzo del cacao, che però era la metà di quello attuale.
Lo speculatore.
Non di sola bassa produzione vive l’impazzimento del prezzo: nella fiammata di inizio anno la parte del leone l’ha fatta la finanza. In principio furono fondi speculativi, che tra gennaio e febbraio hanno scommesso forte sull’aumento dei prezzi, contribuendo a farli impennare: messe insieme le loro plusvalenze, però, da marzo hanno iniziato a uscire da un gioco ormai fuori controllo. Le scommesse finanziarie, infatti, hanno fatto sanguinare anche chi il cacao lo commercia davvero e in genere ha posizioni di Borsa a copertura di variazioni dei prezzi, quasi sempre al ribasso: le “margin call”, le richieste di coprire le perdite sulle posizioni ribassiste mentre i prezzi salivano alle stelle, alla fine hanno costretto gli operatori a chiudere molte posizioni (in grave perdita) alimentando ulteriormente i rialzi dei prezzi.
Il contadino ivoriano.
La coltivazione del cacao (il 70% in Africa, il resto in Indonesia e Sudamerica) avviene in piccoli appezzamenti, in genere a conduzione familiare: i prezzi sono stati storicamente troppo bassi per invogliare i grandi produttori. Ora che i prezzi sono alle stelle, però, gli agricoltori ivoriani e ghanesi non stanno certo guadagnando di più: in entrambi i Paesi i prezzi alla vendita delle fave sono amministrati da enti governativi e quelli attuali (sotto i duemila dollari a tonnellata) sono stati decisi oltre un anno fa. Di fatto, i contadini africani si stanno impoverendo: il prezzo è lo stesso, la produzione cala. Anche alcuni impianti di trasformazione sulla costa dei due Paesi stanno chiudendo o lavorano a singhiozzo per mancanza di materia prima. Ha scritto Reuters che persino Cargill – uno dei dominatori globali del mercato delle commodities agricole, 165 miliardi di fatturato nel 2023 – abbia oggi difficoltà a trovare cacao sul mercato: il fabbisogno eccederà di un terzo la produzione disponibile. Non andrà meglio in futuro: dal 2025 le nuove norme Ue prevedono un teorico controllo della filiera sulla base di standard ambientali che, semplificando molto, pochi in Africa sono in grado di garantire.
Il governo ghanese.
Ad Accra ammettono un calo della produzione di cacao del 25-30%, Bloomberg ha scritto che potrebbe addirittura dimezzarsi. In ogni caso brutte notizie per un Paese che ha un bisogno disperato di moneta forte e, dopo il default del dicembre 2022, è ancora in trattative per convincere i creditori internazionali ad accettare un taglio di quanto dovuto. Peggio: ogni anno il governo prende prestiti garantiti proprio dall’export di cacao e quest’anno ha dovuto accettare dilazioni nei pagamenti e interessi più alti della media…
L’operaio europeo.
Il rally iniziato un anno fa non è senza effetti neanche qui in Europa, dove c’è il consumo maggiore di cioccolata al mondo e la più grande industria della trasformazione. Il colosso svizzero Barry Callebaut ha annunciato un piano taglia-costi che prevede 2.500 licenziamenti in giro per il mondo: in Belgio, dove l’industria del cacao occupa 9mila persone (come la siderurgia), resteranno a casa in 500 su un totale di 900 esuberi annunciati in Europa.
Consumi.
I prezzi della materia prima hanno già iniziato a scaricarsi su scaffali e vetrine, pessima notizia soprattutto per i produttori industriali: hanno bisogno di grandi quantità di cacao e presidiano la fascia bassa del mercato (possono alzare meno i prezzi rispetto agli artigiani). Pessima notizia pure per i consumatori: in tutto o in parte questi record finiranno per pagarli loro.