la Repubblica, 8 aprile 2024
Intervista a Costantino della Gherardesca
Ha trovato il suo posto in tv ma Costantino della Gherardesca è un cittadino del mondo, amabile, ironico, pieno di contraddizioni, pigro e al tempo stesso curiosissimo.
È tornato alla guida diPechino Express (tutti i giovedì su Sky e in streaming su NOW) e grazie al suo humour, questa sfida folle in posti remoti è un successo. Schietto, pronto a sorprendere, Costantino, 47 anni, aristocratico innamorato dell’arte e della bellezza, laurea in Filosofia al King’s college di Londra, racconta che è stato un bambino felice, anche se ha imparato a difendersi. Cintura nera se si parla di diete e disfatte sulla bilancia, è molto simpatico: «Credo di essere l’unica persona che in tv sembra più magra.
Sarà per le ossa lunghe?».
Ma è magro.
«No, ho ripreso dei chili al ritorno del viaggio. Il problema è sempre la notte, perché il frigo è lì a disposizione».
Una curiosità: ha mangiato anche lei la zuppa di tartaruga che ha dato tanti problemi a Fabio Caressa?
«Che gli uomini in Italia siano più drammatici rispetto alle donne, è una grande verità. Caressa proprio per via di questo suo penchant per il palcoscenico ha raccontato bene il viaggio. Io ho assaggiato la zuppa, perché assaggio tutto: sa di viscido».
Anche quest’anno a “Pechino Express” vince l’ironia.
«È fondamentale che l’adattamento sia stato fatto in chiave ironica, mentre in altri Paesi si concentra sulla gara. Il pubblico non va mai sottovalutato, molti produttori tendono a farlo invece è sbagliato».
Come vanno le cose?
«Sono un orso, sto a casa. Vedo poche persone, circondato da vecchi dvd, vecchi supporti video e per la musica. Sa cos’è brutto? Questa mania, partita negli anni 90 e ormai conclamata, che gli adolescenti contengano una qualche verità che noi dobbiamo scoprire. A discapito dei più anziani, che non sono rispettati. Invece a me fanno più tenerezza i vecchi. A Singapore ci sono persone che vanno a casa di chi è avanti con gli anni per insegnargli a comunicare con i nipotini. Dovrebbe essere un processo naturale, al contrario il passato si cancella: c’è la fissa con la gioventù».
La televisione le ha cambiato la vita?
«Mi ha sostenuto, attraverso la tv ho
visto il cambiamento della nazione. E ho trovato lavoro».
Con Piero Chiambretti ha sperimentato, con Milly Carlucci a “Ballando con le stelle” è diventato un divo formato famiglia, con “Pechino Express” gioca. Cosa vorrebbe fare?
«Vorrei fare qualcosa di pedagogico che allaccia la storia al quotidiano.
Sogno un programma legato alla conoscenza e alla scoperta, vorrei fare documentari divertenti.
D’altronde anche la creatività nasce sempre dal gioco».
Sulle orme di Alberto Angela?
«Vorrei parlare di filosofia, arte, letteratura e spiegare l’importanza di queste cose. Studiare vuol dire crescere perché quello che avrai, dovrai costruirlo da solo. Adesso mi incuriosisce l’intelligenza artificiale».
Da bambino cosa sognava?
«A otto anni una bellissima signora mi passò accanto e disse: ‘Tu devi fare lo scrittore”. Io ho scritto, ma non riesco a scrivere un romanzo».
Quando sua madre Costanza è morta due anni fa, lei ha scritto che le ha insegnato a essere generoso senza pretendere di avere qualcosa indietro, se non la gioia dì rendere le persone felici».
«Mia madre era una donna speciale,indipendente, sempre circondata da amici e credo ancora nel suo insegnamento. Mi ha reso felice il mio padrino, il produttore Giorgio Nocella, rendeva gli altri felici. I veri ricchi tendono a essere tirchi – molti dicono: “È per quello che sono ricchi”, temo che sia più complesso – le generosità è bellissima».
Suo padre l’ha riconosciuta quando aveva cinque anni, ha preso il suo cognome, Verecondi Scortecci, solo in un secondo momento. L’infanzia in collegio in Svizzera che periodo è stato?
«Felice. Ero curioso, dai 9 ai 14 anni ho fatto kayak, trekking, ho bei ricordi. Era un collegio internazionale, mi ha aperto la mente. Dopo sono stato due anni nel collegio più autoritario e lì sono successe cose spiacevoli. Mi sono fatto le ossa, ci si ribella anche alla sofferenza».
Ha raccontato di essere stato vittima di episodi di omofobia.
«Da parte di certi ragazzi e alcuni dello staff, mai da parte dei professori. Mi rompevano le scatole perché ero omosessuale, mi fecero camminare a piedi nudi nella neve.
Me ne andai e successe una cosa bellissima: tutti gli amici della classe scesero per l’appello, con l’ombretto e il rossetto in segno di solidarietà».
Lei disse in tv da Chiambretti di essere omosessuale: si è mai sentito discriminato?
«No, ma mi sono sentito nel luogo sbagliato. Vedevo amici di famiglia malati di Aids, so cosa succedeva.
Sono una persona che parlava di sé stesso senza farsi problemi ma gli altri se li facevano. Mi sono domandato: ho trovato lavoro in questa nazione ma è quella giusta?».
A sua madre l’aveva detto a diciotto anni.
«Lei aveva amici gay, l’identità non ce l’hai dalla famiglia, ce l’hai già. La cosa orrenda è osservare quello che sta facendo il vicino. Penso che in Italia, per quel che riguarda i diritti, siamo ancora molto indietro».
Sogna di invecchiare accanto a un compagno?
«Sogno di invecchiare accanto agli amici, a gente di cui mi fido e che la pensa come me».
Oggi non ha un amore?
«Non me lo posso permettere».
In che senso?
«Devo lavorare e l’amore richiede impegno e dedizione».