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 2024  aprile 08 Lunedì calendario

Francia, tutti pazzi per Glucksmann jr

Riempie le piazze di tutta la Francia. E per i sondaggi è in netta crescita. Il progressista Glucksmann, 44 anni, dal 2019 deputato a Bruxelles, è la sorpresa per le Europee. «Sfido Macron».
A due mesi dalle elezioni del 9 giugno, «più che i sondaggi in crescita, conta l’entusiasmo delle persone che vengono ai miei comizi. Sono sempre pieni, in tutta la Francia, da Tolosa a Clermont-Ferrand a Sotteville, periferia di Rouen. Un anziano signore l’altra sera è venuto a parlarmi, per dirmi che finalmente tornerà a votare col cuore. Non lo credeva più possibile». Raphaël Glucksmann, 44 anni, deputato europeo nel gruppo socialista dal 2019, è la sorpresa della campagna per le europee in Francia.
I sondaggi per adesso lo danno terzo dietro al lepenista Jordan Bardella (ampiamente primo e stabile con il 30%) e Valérie Hayer (la macroniana in ribasso al 16,5%), ma Glucksmann continua a crescere, è sempre più efficace nei comizi e nei dibattiti tv, e dal 12% di oggi potrebbe arrivare a superare la candidata del campo presidenziale. Nella sinistra socialista francese, quella di François Hollande ma soprattutto «di Jacques Delors e Robert Badinter», una percentuale a due cifre non si vedeva da tempo. E la sinistra radicale di Jean-Luc Mélenchon è lontana e in difficoltà.
«Voglio riprendere la bandiera europea dalle mani di Emmanuel Macron», dice Glucksmann al Corriere, e a giudicare dal fervore popolare potrebbe anche riuscirci. Gli avversari lo accusano di essere un bobo parigino, un rappresentante dell’élite sconnesso dalle classi popolari, come se l’avere studiato a Sciences Po e vivere in coppia con la celebre giornalista Léa Salamé fossero colpe imperdonabili.
Ma è un rimprovero che gli viene rivolto più da politici a loro volta parigini, come Marine Le Pen e Jean-Luc Mélenchon, che dai francesi pronti a mettersi in coda per lui fuori dai palazzetti.
Se Bardella (il delfino di Marine Le Pen) fa corsa a sé, la diga del «voto utile per sbarrare la strada ai lepenisti» sembra crollata definitivamente, e di sicuro non conta nulla in queste elezioni europee. Così si apre uno spazio notevole per la passione di Glucksmann, nuovo punto di riferimento per i tanti delusi da Macron.
«Ai miei comizi viene gente che per fermare Le Pen aveva votato Macron malgrado le scelte sociali e fiscali di destra, o Mélenchon malgrado le posizioni euro-scettiche. Oggi, quando incontro queste persone le vedo riconciliate con loro stesse. Solidarietà ed Europa vanno insieme».
Non è facile strappare la bandiera dell’Europa dalle mani di un presidente che ha vinto le sue prime elezioni nel 2017 camminando al Louvre sulle note dell’inno europeo di Beethoven.
Glucksmann ne contesta però la coerenza: «Macron è per l’Europa fintanto che l’Europa non mette in discussione gli interessi dei potenti in Francia. Per esempio: una direttiva europea vuole riconoscere i diritti ai lavoratori di piattaforme come Deliveroo o Uber, e qual è l’unico Paese a votare contro? La Francia, perché Macron rifiuta di intaccare gli interessi di Uber. Ancora, a Strasburgo aumentiamo i controlli sulle multinazionali, e quale Paese chiede e ottiene l’esenzione del settore finanziario? La Francia di Macron, perché lo chiedevano le banche francesi». In che cosa è diverso il suo europeismo? «Io all’Europa credo davvero, sono per andare fino in fondo e costruire una fiscalità europea, e una vera potenza solidale e federale, che possa tenere il passo di Cina e Usa senza farsi schiacciare».
Poi c’è la questione dell’Ucraina e della Russia. Glucksmann ha a che fare con Vladimir Putin da una vita. Quando Raphaël era ancora un ragazzo, suo padre André prendeva le difese di Grozny rasa al suolo dai bombardamenti del Cremlino. Nel 2008 Raphaël era consigliere del presidente Saakashvili a Tbilisi, quando la Russia invadeva la Georgia e dal 2019, a Strasburgo, denuncia e combatte la «guerra ibrida» di Putin.
Eppure l’uscita di Macron sul possibile invio di soldati in Ucraina non gli è piaciuta. «Quanto è francese questa cosa... Apriamo un dibattito letterario invece di rispondere alle vere domande degli ucraini. Macron ipotizza di inviare truppe, allora ci sono quelli che rispondono “non andrò a morire al fronte”. Ma nessuno te lo chiede, soprattutto non lo chiedono gli ucraini! Che vogliono munizioni, non soldati. Mandiamo solo 3.000 munizioni al mese a Kiev quando i russi ne sparano 20 mila al giorno, e continuiamo a rifornire di armi gli Emirati o i sauditi invece di dare la priorità all’Ucraina».
Hanno spesso rinfacciato a Raphaël Glucksmann di essere un idealista come il padre, il grande filosofo scomparso nel 2015, ma oggi avere una bussola morale fondata sui diritti umani sembra servire a qualcosa. «Almeno non ho balbettato quando il 7 ottobre c’è stato da condannare i terroristi di Hamas, e non balbetto oggi quando migliaia di donne e bambini muoiono a Gaza e bisogna chiedere a Israele di fermarsi».
Che cosa accadrà il 9 giugno? «Da uomo di sinistra, nonostante l’avanzata dell’estrema destra, spero che gli elettori europei facciano arrivare in testa il nostro gruppo socialista, in modo da scongiurare uno scenario all’italiana e un’unione delle destre». E dopo, un pensiero per l’Eliseo 2027? «Il risultato di queste elezioni avrà un impatto sul dopo. Ma, parrà strano a molti, la battaglia della mia vita è l’Europa, ed è in Europa che spero di essere utile».