Corriere della Sera, 6 aprile 2024
Il gentil Sinner
Nessuno è un grand’uomo per il proprio cameriere, si diceva quando ancora esistevano i grandi uomini e il cameriere era un lavoro pagato bene. Parafrasando, nessun campione di tennis è un grand’uomo per il proprio raccattapalle. Uno di loro, un ragazzino americano che da tre anni va raccattando palle nel torneo di Indian Wells, ha raccontato sui social i fenomeni della racchetta visti da vicino e sotto stress. Ne sono uscite gustose classifiche: Zverev guida l’elenco dei maleducati e Djokovic quello dei gentili solo quando vincono. La ristretta lista dei gentili nella buona e nella cattiva sorte comprende i nostri Sinner e Berrettini, ed è stupefacente che tra gli italiani da esportazione ce ne siano due così lontani dallo stereotipo che ci dipinge arroganti con gli umili e servili coi potenti.
Sinner, in particolare, è popolarissimo tra i raccattapalle di mezzo mondo da quando ha tenuto l’ombrello a una rappresentante della categoria durante un’interruzione temporalesca, chiedendole se giocasse a tennis e come funzionasse il suo lavoro. Essere interessati a ciò che dicono e fanno gli altri, o almeno darne l’impressione: in parte a Sinner verrà naturale, ma immagino che, come tutto il resto, sia anche frutto di duro allenamento. Avendo perso ogni speranza di imitare il suo diritto, mi accontenterei di imparare la sua gentilezza. Che rivoluzione sarebbe, se da domani ci rivolgessimo al prossimo dicendogli «ciao, come stai?» invece del solito «ciao, come sto?».