la Repubblica, 7 aprile 2024
Intervista a Lella Bertinotti
All’anagrafe è Gabriella Fagno, per tutti gli altri è Lella Bertinotti. O almeno lo è da quando un allora diciannovenne Fausto dagli occhi azzurri e chiacchiera infinita decise che per lui e la sua erre moscia fosse più semplice chiamarla così. Che poi è pure il titolo di una struggente canzone in romanesco che in città è più popolare della Coca cola:Te la ricordi Lella quella ricca/la moje de Proietti er cravattaro …: «Fausto l’adora – confessa lei – se andiamo in posti con musica dal vivo la chiede sempre…».Lella e Fausto. Fausto e Lella. Coppia indissolubile e mondanissima: 78 anni lei, capelli rossi e un viso sempre bellissimo. Ottantaquattro lui, ex sindacalista, ex segretario di Rifondazione Comunista, ex presidente della Camera. «Sono un vecchio signore del nord, pudico, non parlo di sentimenti», spiega.«Lella invece, su queste cose va fortissimo». Ed è così, in una casa nel cuore del quartiere Trieste a Roma, che Gabriella/Lella, seduta su un divano di velluto arancione, inizia a raccontare. «È una casa allegra, come me…», dice lei. «Vuole sapere da quanto stiamo insieme? Da 60 anni lordi. Lordi, perché Fausto a casa c’è stato poco. Ha sempre lavorato…».Nozze di diamante. Urge festa.«Ah no, per carità! Così poi ce la fanno pagare anche stavolta. Ogni occasione è buona per criticare».Troppo esposti, troppo mondani?«Non so il perché. Di sicuro c’è che ci hanno affibbiato il nomignolo diBerty-night su Dagospia, che la storia dei golf di cachemire di mio marito è leggenda metropolitana dura a morire, e che basta che andiamo a unapremière per finire suCafonal …Ma le pare?».Chi non perdona il vostro essere socialite? Più la destra o più la sinistra?«Guardi, la sinistra non c’è più … Diciamo che i più accaniti sono quelli di centrosinistra».Come se lo spiega?«È che nell’immaginario collettivo i comunisti forse devono essere brutti, sporchi e ineleganti. In realtà, credo che il vero motivo sia che Fausto non è mai stato allineato: mai fatto parte di cordate o cerchi magici».Prova rancore?«No, ma ne sono molto dispiaciuta».Anche Fausto è dispiaciuto?«No, a lui la cosa scivola addosso. A me no: non sa quante volte, leggendo i giornali che parlano di noi, mi viene da piangere…».Ma come? Ha appena detto di essere una donna allegra.«Più di tutto sono una donna curiosa… e frequentare persone diverse da me l’ho sempre visto come un arricchimento. E siccome sono granitica nelle mie convinzioni politiche, sono stata anche buona conoscente di Assunta Almirante».Cosa vi raccontavate?«Di quanto la politica fosse staccata dal territorio».Anche Valeria Marini è una delle sue amiche.«Donna molto intelligente. Ma vede? Anche lei mi chiede di queste frequentazioni… In realtà io e Fausto gran parte delle cene le abbiamo fatte con i sindacalisti e i compagni.Quando stavamo a Torino erano sempre a casa nostra. E i nostri più cari amici, arrivati nella capitale, sono stati tra gli altri Nanni Loy e Citto Maselli».Roma però è un porto di mare, e Marta Marzotto e Marina Ripa di Meana sono entrate nelle vostre vite.«Sì, Marta e Marina sono state donne speciali, combattive e schiette».Ma come sono questi salotti romani?«Neanche li conosco… Da Maria Angiolillo, ad esempio, ci sono stata una sola volta, al massimo due».Ricordi di quell’unica serata?«Menu francese, lei molto taciturna».Nelle terrazze della Grande bellezza non ci si diverte sempre.«Ma quali terrazze! Io vado dove c’è gente con cui si può parlare di politica, di cinema, teatro».Siete intimi di molti cantanti.«Sì, di tanti. Ma niente nomi. A parte Daniele Silvestri: una serata, ad Orvieto, ci ha visto tra il pubblico e a Fausto ha dedicato il “Comandante Che Guevara”».Ha conosciuto Fidel Castro?«Sì, a Cuba, ricordo che, a parte me, la delegazione era di soli uomini. Fidel non mi ha rivolto mai lo sguardo. Poi prima di andar via mi ha dato una pacca sul braccio».Tra i vostri amici più cari c’è stato anche Mario D’Urso. Che vi ha lasciato soldi e due litografie di Andy Wharol.«Sì, due opere bellissime a cui però forse dovremmo dire ciao perché, dopo la sua morte, è uscita allo scoperto un’erede americana».Con Fausto come vi siete conosciuti?«Lui faceva il direttore di una colonia estiva per bambini a Varallo Pombia, provincia di Novara, inizio anni 60. È il mio paese d’origine».Cosa l’ha fatta innamorare?«Il suo eloquio: sapeva una marea di cose. Del resto mio suocero, ferroviere, scriveva poesie bellissime».La cosa che ora le piace di meno?«Che chiacchera tanto! (ride). Poi è disordinato, non spenge la luce...».Cosa vi ha tenuti uniti?«La provincia».In che senso?«A Roma siamo arrivati a metà anni 80 e prima siano cresciuti in realtà di provincia dove ti insegnano l’importanza della famiglia e delle piccole cose. Come il pranzo della domenica col risotto allo zafferano».Che nonnisiete?«Siamo pazzi dei nostri 4 nipoti».Che madre èstata?«Più che una madre sono stata un padre! Fausto non ha mai avuto senso pratico. Lui non ha mai avuto interesse per i soldi. Una volta mi ha chiesto: “Ma abbiamo denaro per comprare un impermeabile?».A proposito di abbigliamento, sembra sia merito suo anche l’altro nomignolo, “Cachemire e martello”.«Questa storia non va mai in prescrizione! Gli comprai un golf usato in via Sannio: 25.000 lire. È cominciata così...».Mai aria di crisi.«Ci siamo separati ma per poco. Non c’era di mezzo una donna, ma un’edicola per mio figlio».Un’edicola?«Sì, io mi opposi, ma fu comprata lo stesso, complice Fausto. E l’ho cacciato da casa. Gli ho fatto le valigie e dato anche un prosciutto».Un prosciutto?«Almeno così non doveva cucinarsi.Ma dopo 10 giorni l’ho chiamato e abbiamo fatto pace. Fine».Ha paura della vecchiaia?«La vecchiaia a volte è oscena. Ma io sono positiva. E comunque ci scusi, ma ora dobbiamo fermarci: ci aspettano a pranzo».Un’ultima domanda. La vostra canzone d’amore?«MaBella ciao !(Ride) Quante volte l’avremo cantata insieme…».