La Stampa, 6 aprile 2024
La disforia di genere nell’Italia del 1987 così gli scandali spiegano il Paese
Per quanto sia difficile da ricordare, c’è stata un’epoca non troppo remota in cui tutto portava impetuosamente verso il nostro tempo pur essendogli, per tanti versi, aliena. Era il 1987. Il disastro di Cernobyl c’era stato l’anno prima. Il muro di Berlino non era ancora caduto ma il mondo diviso in due blocchi si stava dissolvendo. Il terrorismo era finito. La marcia dei quarantamila aveva dato un segno inequivocabile su come cambiava il vento. Il capitalismo, insomma, aveva vinto. Non c’erano internet né i social (quindi non era ancora quel tipo di capitalismo), non esistevano gli smartphone, le compagnie low cost, il calcio frammentato dai diritti tv. Era un mondo analogico ma già saturo di colori molto accesi. Soprattutto, sembrava non esserci la guerra che in realtà non aveva mai smesso di funestare il pianeta (basti pensare a cosa sarebbe successo di lì a poco nella ex Jugoslavia). In quel periodo ci si illudeva che la Storia (lo scandalo millenario di cui scriveva Elsa Morante) fosse finita, e che l’umanità marciasse compatta verso un secolo di pacificazione universale. Nel cuore di questo “sciopero degli eventi” (o se volete in questo vuoto ideologico) è cresciuta una generazione di mezzo, sospesa tra due epoche, che ha attraversato proprio in quegli anni la linea d’ombra anche in Italia, e che è al centro di A te vicino così dolce (Rizzoli), il romanzo d’esordio di Serena Bortone.Protagonista della storia è un terzetto di giovani. Serena e Vittoria sono amiche come si può esserlo nell’adolescenza, e nell’adolescenza piuttosto protetta di chi a Roma viene da una famiglia agiata e frequenta un buon liceo del quartiere Trieste. La vita per le due scorre tranquilla, tra piccole avventure, la scoperta del sesso, un viaggio studio a Londra, il ritorno in città dopo le vacanze estive. L’epoca sa essere narcotica nella sua apparente frivolezza. Molte ragazze vogliono assomigliare a Patsy Kensit. Molti ragazzi passano dall’eskimo alle Timberland. Tra le leggende metropolitane più eccitanti c’è quella secondo cui nei camerini di un negozio d’abbigliamento in via del Corso le clienti svaniscono in una botola, vengono narcotizzate, si risvegliano nell’harem di uno sceicco miliardario. Pensando alle farneticazioni di QAnon, viene nostalgia per tanta ingenuità. È anche il periodo in cui si crede che basti un bacio per trasmettere l’Aids. Questo per dire che l’ovattata quotidianità di un’epoca che si proclama felice non è mai al riparo da feroci pregiudizi, da pesanti ipocrisie, da assurdi tabù sociali. Come da tradizione letteraria (ma qui vita e letteratura si rispecchiano a perfezione) la pace precede la tempesta, e il bello (per non parlare del grazioso) è solo il tremendo al suo inizio.Nella vicenda raccontata da Bortone tutto inizia a incrinarsi (o a rivelarsi?) quando Vittoria si fidanza con Paolo. È l’arrivo di quest’ultimo a cambiare le cose. Orfano di padre, Paolo lavora nell’azienda di famiglia, guida con scioltezza una Maserati, ma non ha l’animo del ragazzo viziato, né il fisico. Possiede un viso regolare e un po’ tondo, il naso dritto, la bocca carnosa, gli occhi verdi. Non si può definire un atleta. Minuto fino alla pancia, ha i fianchi larghi e il sedere un po’ grosso. La cosa bizzarra, confida Vittoria alla sua amica, è che «Paolo bacia al contrario». «In che senso?», chiede Serena. «Mette lui la bocca dentro la mia», risponde Vittoria, «in genere siamo noi femmine a mettere la bocca dentro quella del maschio, lui mi ha detto che era abituato al contrario. Buffo, no?».A volte basta un particolare per intuire che nulla è come sembra. Oppure basta far finta di niente. Cos’è che Vittoria non sta vedendo? O che non sta dicendo? E di cos’è che Serena, a propria volta, preferisce non parlare con l’amica? Per meglio dire: quale segreto nasconde Paolo? È da qui che cominciano le omissioni, i fraintendimenti, le bugie, le incomprensioni. Tutte queste cose insieme, simili a una palla di neve rotolante, alimentate dall’ansia di accettazione degli adolescenti e dall’ipocrisia degli adulti, diventano ben presto una valanga. Ciò che era amore scatena la sua forza distruttiva. E ciò che era amicizia dischiude il tradimento.Non voglio rivelare il cuore della storia, dirò che ha a che fare con la disforia di genere e la transizione. È il motivo per cui A te vicino così dolce di Serena Bortone non racconta una storia del passato, ma è un sasso scagliato nel futuro. Ciò che era considerato intollerabile ieri, comincia a venire accettato oggi, e neanche troppo. Basti pensare, andando più indietro nel tempo, al suffragio universale, al divorzio, all’aborto, ai diritti degli omosessuali... Fino a quando sono stati un tabù? E oggi? Quale normalità viene spacciata per deviazione? E quale verità è costretta a farsi segreto? Lo scandalo (quasi sempre tale nella malizia dell’occhio di chi guarda) è la cartina di tornasole di ogni tempo. A te vicino così dolce è così una storia molto intensa e coinvolgente sul piano emotivo che, attraverso un apparentemente lontano 1987, ci porta a leggere con più lucidità il nostro complicato e crudele 2024. —