La Stampa, 6 aprile 2024
Sasà, il mercante di voti
«Allora, sta campagna elettorale? Qualche telefonata la puoi fare anche se sei sulla sedia a rotelle? Se perdo è anche colpa tua». Il cinismo nel vecchio leone della politica non ha freni. In fondo, per uno che ha solcato i mari impetuosi della Prima Repubblica, parlare di voti proponendo un aiutino per accelerare un ricovero in ospedale è un gioco da ragazzi.
Salvatore Gallo conosce tutti. E sa come muoversi. Ottantacinque anni, al tempo del Psi era considerato un pezzo da novanta al fianco di Bettino Craxi. Era il tempo di “mani pulite”, della battaglia con la Dc e il Pci. Poi il craxismo è finito. Ma Salvatore Gallo, «Sasà», è rimasto ed ha cambiato pelle.
Personaggio di spicco del Pd torinese, si è conquistato uno spazio tutto per sé. Volto di spessore, insieme al figlio Raffaele. Nel 2008 fonda l’associazione IdeaTo, corrente del Partito Democratico. E in vista delle elezioni amministrative del 2021 si muove per cercare preferenze. Non per sé, ma per questo o quel candidato che vuole piazzare nei posti giusti.
Condottiero di voti, secondo la procura che lo accusa di corruzione elettorale, è espressione del clientelarismo. «Favoriva amici e sostenitori privati nell’ottenere alcune concessioni e autorizzazioni della pubblica amministrazione in cambio di sostegno elettorale e voti». Per fidelizzarli, insomma.
Salvatore Gallo si muove per far ottenere a questo o a quello assunzioni, promozioni, nomine. Telefona a «persone di fiducia» per sbloccare una pratica per il cambio di destinazione d’uso di un terreno. Oppure per un condono edilizio che stava bloccando l’ecobonus.
E ancora. Prova a far spostare i cassonetti dei rifiuti lontano dai negozi degli amici, porta la fermata dell’autobus davanti a uno studio medico molto frequentato dagli anziani. Sullo sfondo, la campagna elettorale. Che lui non manca di ricordare a nessuno dei suoi interlocutori.
Uomo della Prima Repubblica, per IdeaTo crea una pagina Facebook. I social, però, decisamente non gli si addicono. I follower sono 118 e l’ultimo post è del 2018. Lui agisce in un altro modo: potere, controllo. E amicizie.
Sfrutta, si legge nelle carte dell’inchiesta torinese, «l’influenza esercitata dal figlio Raffaele». Procede senza esclusione di colpi. Si scontra con le altre correnti del Partito Democratico. I suoi modi spavaldi erano conosciuti ai più. Ma tant’è. Il pensiero è sempre stato: «in politica si gioca un po’ sporco».
Sarà stato merito suo o no, ma gli investigatori annotano che i candidati per i quali Gallo chiedeva un sostegno, ce l’hanno fatta: chi in Comune, chi in circoscrizione. Otto eletti. E, per il gip, l’esito della tornata elettorale ai suoi occhi «è viatico per acquisire maggiore potere e orientare con facilità ancora maggiore le scelte della pubblica amministrazione».
Questione di potere. E conoscenze. «Così da ottenere provvedimenti di favore confidando proprio nella presenza, nei vari organi elettivi, di componenti che avevano beneficiato del suo sostegno e della sua «macchina elettorale». Puntava a ottenere un assessorato. Il sindaco Lo Russo non l’ha concesso. «Vuole persone competenti, sulle materie specifiche» si legge nell’ordinanza.
Uomo di incarichi rilevanti, negli ultimi anni Gallo si è accomodato ai vertici delle società autostradali. Sino al 2021 è stato direttore di Sitalfa, concessionaria della Sitaf che gestisce l’autostrada A32.
Pure lì, stando all’inchiesta, diventa questione di conoscenze e potere. Anche dopo la pensione, Salvatore Gallo avrebbe continuato a beneficiare di erogazioni di denaro. Tessere di rimborsi per la benzina, per i ristoranti.
Poi i voti. Secondo le accuse avrebbe minacciato di licenziamento un dipendente di Sitalfa, candidato in circoscrizione a Torino, se non avesse corso insieme ai suoi uomini. «Ho visto che hai i santini di quello là. Ho visto», s’infuriava al telefono intercettato dagli investigatori. E ad altri ricordava: «Bisogna fargli sentire la pressione. Se si comporta male, questo qua deve avere vita difficile». Parola di Sasà. —