il Giornale, 7 aprile 2024
Portabandiera arcobaleno
L’ interrogativo è angosciante: chi sarà il portabandiera azzurro alle Olimpiadi di Parigi? Si dibatte, si discute, nei peggiori salotti di Roma la questione spacca i pensieri, si tenta il campo largo, si potrebbero ipotizzare le primarie dell’alfiere, tipo un cinquanta euro in cambio di un gagliardetto e la promessa di un biglietto omaggio ai Giochi. La disputa non riguarda più e soltanto l’atleta che abbia vinto una medaglia d’oro ma è diventato obbligatorio rispettare genitore uno e genitore due o i congiunti come li definiva Giuseppe Conte, insomma nessun patriarcato nello sport, severamente vietata la distinzione di sesso e di religione, anzi più «aperta» sarà la scelta finale e maggiori saranno gli applausi e riverenze dalla buona società. Venticinque portabandiera nella storia italiana alle Olimpiadi e, finalmente, nel ’52 a Helsinki, la prima donna, Miranda Cicognani che pur non avendo vinto nemmeno un ambo al lotto fu premiata perché, come sedicenne, era la più giovane della comitiva. A seguire Simeoni, Vezzali, Trillini, Pellegrini. A Sydney, nel 2000, primo italiano di colore, Carlton Myers, a Tokyo la svolta, fine della disparità di genere, due alfieri in uno/a, quattro mani e due maschere anticovid, la tiratrice Jessica Rossi e il ciclista Elia Viviani. Oggi si scommette: Sinner? Jacobs? O di nuovo l’ex Pellegrini? Una coppia etero? Una gay? Stop al televoto, ai poster l’ardua sentenza.