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 2024  aprile 06 Sabato calendario

Contro Ceccherini

https://www.ossigeno.info/abuso-del-processo-ceccherini-condannato-a-firenze/

Abuso del processo. Ceccherini condannato a Firenze (25 aprile 2023)
Di Alberto Spampinato
OSSIGENO 25 aprile 2023 – Il 1° marzo 2023 il Tribunale di Firenze ha condannato l’editore Andrea Ceccherini e l’Osservatorio Permanente Giovani Editori (di cui è presidente e rappresentante legale) per avere abusato del processo civile in una causa per risarcimento danni da diffamazione a mezzo stampa promossa contro GEDI e i giornalisti coinvolti, tutti difesi dagli avvocati Virginia Ripa di Meana e Alessandra Piana.
La sentenza della seconda sezione civile del Tribunale di Firenze, emessa dalla giudice Susanna Zanda, gli impone di indennizzare i giornalisti e l’editore, ai quali aveva fatto causa, chiedendo quasi un milione di euro di danni. Andrea Ceccherini ha presentto ricorso contro la condanna.
Intanto oltre a rimborsare le spese legali sostenute dagli accusati, deve versare loro – come ha già fatto – la somma complessiva di 42 mila euro, ai sensi dell’articolo 96 comma 3 del codice di procedura civile, che prevede la responsabilità aggravata per chi “ha agito o resistito in giudizio con mala fede o colpa grave”.
ABUSO DEL PROCESSO – L’applicazione di questa norma è di grande interesse per il mondo del giornalismo, poiché la condanna per abuso del processo è un tipo di sanzione che, se fosse applicata con maggiore costanza dai giudici, potrebbe efficacemente scoraggiare il ricorso alle cause promosse contro  giornali e giornalisti senza fondato motivo, cause che in inglese sono significtivamente chiamate “cause contro la partecipazioen pubblica” (Slapp, Strategic Lawsuit Against Public Participation). In Italia sono rare le condanne per abuso del processo emesse per cause risarcitorie che hanno avuto come vero obiettivo quello di limitare o indebolire la libertà di espressione dei giornalisti.
I FATTI – La sentenza del 1° marzo 2023 del giudice di Firenze riguarda un processo promosso da Ceccherini nel 2018 per contestare alcuni articoli in cui gli autori riferivano dati secondo i quali la sua attività e quella dell’Osservatorio Permanente Giovani Editori non avevano conseguito l’obiettivo dichiarato di aumentare la lettura dei quotidiani da parte dei giovani, risultando questi lettori diminuiti.
Si tratta delle seguenti pubblicazioni: l’articolo di Claudio Gatti “Ma chi è quel signore vicino ad Andrea Ceccherini” pubblicato il 16 marzo 2018 sul settimanale Il Venerdì di Repubblica e anticipato il giorno precedente da un lancio sul quotidiano La Repubblica nonché pubblicato nel sito web rep.repubblica.it; l’articolo in inglese di Claudio Gatti “Is Ceccherini a fraud? Is This Man Going to Spearhead a World-Wide Battle Against Fake News? Or Is it Fake News?”, pubblicato nel sito web Grado Zero Blog il 16 marzo 2018; e l’articolo “Le ‘Stranezze‘ de lOsservatorio Giovani Editori Spiegate Bene” di Pier Luca Santoro pubblicato nel sito web www.datamediahub.it il 20 marzo 2018.
Già in primo grado l giudice aveva respinto le richieste di Andrea Ceccherini
LA MOTIVAZIONE – Ora la giudice di Appello ha motivato la sua decisione affermando che la richiesta di Andrea Ceccherini di condannare per diffamazione gli accusati “è risultata infondata e anche espressione di abuso del processo. Si rileva infatti – ha aggiunto – che tutti i fatti narrati nel brano di inchiesta giornalistica non sono stati contestati nel loro contenuto essenziale e le piccole discrasie che sono emerse come ad es. il lancio del progetto delle fake news in luglio 2017 invece che nel 2016, sono irrilevanti nell’economia del brano a supportare un giudizio di ‘falsità‘ della notizia. Il brano è risultato essere effettivamente il frutto di un’articolata ricerca/inchiesta giornalistica condotta dal dott. Claudio Gatti e dedicata dichiaratamente all’approfondimento critico del fenomeno imprenditoriale rappresentato dall’Osservatorio e del suo promotore e leader – fondatore Andrea Ceccherini. Il giornalista ha manifestato la propria legittima critica in relazione ad una serie di anomalie – non contestate dagli attori – che hanno caratterizzato l’attività dell’Osservatorio Permanente Giovani Editori e del suo leader, snodo da anni fra grandi editori nazionali, colossi internazionali (compresi i nuovi giganti tech californiani) ed i maggiori gruppi bancari come Intesa, UniCredit, Ubi e Mps (partner per i programmi di educazione finanziaria)”.
Dopo avere contestato altre affermazioni accusatorie, la giudice Zanda conclude che la causa promossa da Andrea Ceccherini “non mira a contrastare la diffusione di notizie false negative, ma mira solamente a censurare un giudizio critico e negativo espresso sull’agire degli attori (i giornalisti e l’editore accusati, ndr), un agire che proprio perché riguardante le scuole pubbliche italiane e i personaggi pubblici promotori, riveste un’indubbia rilevanza pubblica; l’azione proposta contro i giornalisti, l’editore e il direttore di Repubblica è dunque risultata palesemente infondata e temeraria, come ripetutamente eccepito dai convenuti, ciò che determina l’applicazione dell’art. 96 comma 3 c.p.c. con condanna dei convenuti al doppio delle spese legali a titolo di indennizzo per abuso del processo, trattandosi di un’azione che poteva essere evitata usando la normale diligenza; inoltre si deve tener conto dell’eccessività della pretesa, tenuto conto che qualora la domanda fosse stata fondata, sarebbe spettato agli attori un importo massimo di euro 50 mila, e non le centinaia di migliaia di euro pretese in conclusioni, completamente al di fuori dei limiti del danno tabellato nelle tabelle milanesi; si pensi che per la morte di un figlio si giunge ad una liquidazione di circa 300 mila euro e per la diffamazione si prevede un massimo di 50 mila. L’accertamento della responsabilità aggravata – conclude il giudice – discende esclusivamente da atti o comportamenti processuali concernenti il giudizio nel quale la domanda viene proposta, quali, ai sensi del comma 1, l’aver agito o resistito in giudizio con mala fede o colpa grave o, per quanto riguarda il comma 3, l’aver abusato dello strumento processuale”.
 
 
 
 
Per far leggere i giornali ai giovani si è inventato il progetto quotidiano in classe. La missione è fallita, lui no. Anzi. Come ha fatto a convincere mezzo mondo? Inchiesta
 
C’è un signore di nome Andrea Ceccherini, di Scandicci, che da anni vuole convincere i giovani a leggere i quotidiani e a combattere le cosiddette fake news a colpi di eccellenza giornalistica. Con le sue iniziative, che hanno generato fatturati superiori ai 7 milioni assicurandogli un compenso annuale ormai ben oltre il milione, è riuscito a coinvolgere istituzioni e personaggi di altissimo profilo. L’amministratore delegato della Apple, Tim Cook, ha pubblicamente definito il suo progetto “favoloso”. I direttori dei tre principali quotidiani americani hanno aderito all’osservatorio da lui fondato per fare la guerra alle fake news, mentre i governatori delle banche centrali di mezza Europa si sono uniti in un organismo che combatte la battaglia a favore dell’educazione finanziaria.
Nonostante i ripetuti inviti, Ceccherini, 43 anni, ha respinto ogni richiesta di informazioni o commenti. Ma la nostra inchiesta solleva il dubbio che il piano contro le fake news possa essere… una fake news. Annunciato con grande fanfara nel luglio 2016, non ha infatti prodotto alcunché.
La carriera di Ceccherini è sempre stata contrassegnata dall’iperbole. Si comincia dalla laurea in economia e tecnica della comunicazione conferitagli, honoris causa, nel 2001 dell’Isfoa, un’università nota per i titoli del suo presidente onorario, Sua Maestà Reale e Imperiale Pietro Donato Paleologo, che nel curriculum vitae si presenta come Imperatore Titolare dell’Urbe e di Tutta l’Oriente Greco, Re degli Elleni, di Morea ed Epiro, signore dell’Egeo e di Cappadocia. In Italia, Isfoa è nota anche per un motivo meno nobile: nel 2006 è stata sanzionata per pubblicità ingannevole perché “non può definirsi università e non è abilitata al rilascio di titoli aventi valore legale”. Ceccherini ha anche avuto una breve esperienza in politica, diventando nel 1991 segretario provinciale dei giovani socialisti fiorentini. Ma quando è arrivata Mani Pulite, ha rapidamente scoperto la sua nuova vocazione: organizzare eventi. Nel 2000, dopo aver fondato l’Osservatorio permanente Giovani Editori, ha lanciato il progetto Quotidiano in classe, che, attraverso la distribuzione dei giornali nelle scuole superiori, avrebbe educato i giovani alla lettura. Oltre al valore intrinseco della sua causa, poteva solo contare sul fatto che gli editori di giornali erano dissanguati dall’emorragia di lettori, specialmente giovani. Tre delle più importanti case editrici, RCS, Il Sole 24 ore spa e Monrif S.p.A., si sono buttati tra le sue braccia. Nel volume Il quotidiano in classe, pubblicato nel 2015, lo definisce “un progetto unico nel suo genere che nei suoi 15 anni di vita è riuscito a invertire una tendenza drammatica: quella che, tra il 1975 e il 2000, aveva visto la scomparsa in Italia di oltre 1 milione di lettori di quotidiani”. Per anni Ceccherini ha supportato asserzioni come questa sbandierando numeri autogenerati come quelli riportati nel suo profilo web personale, secondo i quali il quotidiano in classe “coinvolge 2.082.504 studenti italiani di età compresa tra i 14 e i 18 anni”.
Quei numeri, però, sono stati improvvisamente rimossi dopo che il nostro tentativo di misurare l’impatto delle sue attività è diventato palese. Nello stesso momento l’Osservatorio ha pubblicato sul sito un comunicato con il quale è stato annunciato il dimezzamento del numero di studenti coinvolti.
La realtà è che tutte le rilevazioni indipendenti, da quelle Istat e a quelle Audipress o della Federazione degli editori, segnalano che, nei 18 anni di attività dell’Osservatorio, il declino del tasso di lettura tra i giovani ha registrato una violenta accelerazione. Mentre tra la metà degli anni 80 al 2000 la percentuale dei lettori che hanno sfogliato un giornale almeno una volta la settimana è rimasta sostanzialmente stabile, a partire dal 2001, anno di avvio del programma di Ceccherini, è cominciata una caduta incontenibile. Tra i 14-diciassettenni il tasso è sceso dal 49,4% al 24,4. Tra i 20-ventiquattrenni è crollato dal 66,1 al 35,6 e tra i 25 e i 34enni la percentuale è passata dal 67 al 41,5%. “I dati dimostrano che i giovani italiani non leggono i giornali, neppure online” dice Pier Luca Santoro, esperto di comunicazione e project manager di @DataMediaHub. “Tutti i rilevamenti indipendenti sulla lettura dei quotidiani, online e off line, provano che il quotidiano in classe non ha avuto alcun impatto”. A esprimere dubbi sul successo dell’iniziativa e anche Giuseppe Marchica, segretario nazionale del sindacato degli edicolanti: “Abbiamo dimostrato agli editori che molti pacchi di quotidiani, anziché essere utilizzati nelle scuole, vengono dati a negozi e bar”.
Una persona che ha un chiaro riscontro dell’impatto del Quotidiano in Classe è anche Francesca Vannucchi, che insegna Scienze dell’informazione, comunicazione ed editoria all’università di Roma Tor vergata e partecipa al Quotidiano in Ateneo, il progetto dell’osservatorio per gli studenti universitari. “Nell’ultimo decennio ho notato una grande trasformazione. All’epoca, quando a inizio corso chiedevo agli studenti se leggevano un quotidiano, almeno tre quarti dell’aula rispondeva in modo affermativo” ci dice. “Nel corso degli anni questa percentuale ha avuto una costante flessione fino ad arrivare quest’anno a un singolo studente”. ma se ha ragione Santoro a ritenere insignificante l’impatto delle attività di Ceccherini, come mai da 18 anni diversi editori italiani continuano a sostenerle in un momento di fortissimi tagli dei costi? “Semplice, per gonfiare le vendite” ci spiega Santoro. Abbiamo scoperto che nel 2016 gli oltre 4 milioni di copie destinate all’Osservatorio sono state riportate dal Sole 24 ore come vendute. E la Ads, la società di certificazione dei quotidiani italiani, le ha diligentemente registrate nei suoi dati sotto la voce “altre vendite”. A renderlo possibile è una fatturazione in entrambe le direzioni: il Sole fattura all’Osservatorio il costo scontatissimo delle copie e l’Osservatorio fattura al Sole i servizi forniti. Per il quotidiano di Confindustria negli ultimi tre anni il differenziale tra entrate e uscite è stato di oltre 1,3 milioni di euro. Di perdite. Il Sole 24 ore non ha risposto alle nostre richieste di commento o rettifica. Non c’è dubbio che ad animare Ceccherini sia soprattutto il desiderio di visibilità, ma in un’attività con budget multimilionari i soldi non possono non giocare la loro parte. Un’analisi dei bilanci dimostra che nel 2000 16,24 fondazioni bancarie hanno concesso oltre 800.000 € al quotidiano in classe. A questi vanno aggiunti i fondi delle sponsorizzazioni e quelli generati dai “servizi” resi agli editori. Tutto ciò ha contribuito a portare il fatturato dell’Osservatorio dai 5 milioni circa del 2005 a quasi 7,5 del 2016 mentre il compenso del suo presidente negli stessi anni si è più che triplicato fino a superare il milione.
Ceccherini ha sicuramente dimostrato un grande talento nel coinvolgere persone influenti. La nobiltà della sua mission e l’opportunità di essere ospitati in alcuni dei luoghi più prestigiosi del Rinascimento fiorentino hanno persuaso, tra gli altri, l’ex presidente della BCE, Jean-Claude Trichet, i figli di Rupert Murdoch, Lachlan e James e il fondatore di WhatsApp, Jan Koum. Una dimostrazione del suo talento Ceccherini l’ha offerta nel settembre scorso quando ha presentato l’International Advisor Board dell’Osservatorio.
A farne parte i governatori delle banche centrali di Germania Francia Italia Spagna e Olanda. Abbiamo voluto informarci su cosa li abbia spinti ad aderire. Gli uffici stampa della Banca di Francia e del Banco di Spagna si sono rifiutati di rispondere. Il portavoce del governatore della Bundesbank ci ha invece spiegato che “Jens Weidmann è stato contattato da Andrea Ceccherini per tenere un discorso”, e ha aggiunto che “il collega Ignazio Visco è un sostenitore dell’iniziativa e ha incoraggiato Weidmann ad aderire al Consiglio”. L’ufficio del portavoce del governatore della Banca d’Italia ha però fornito la versione opposta: “Non è stato Visco a incoraggiare Weidmann, semmai il contrario”. Il 23 ottobre scorso un altro bel colpo. Il Corriere della Sera ha pubblicato a piena pagina un articolo dell’amministrazione delegato di Apple, Tim Cook, il cui sottotitolo è: “Voglio il Quotidiano in classe e l’Osservatorio giovani editori negli Stati Uniti”. Ma quando abbiamo chiesto ad Apple cosa Tim Cook abbia in mente di fare, abbiamo scoperto che né Apple né Cook hanno dato l’articolo al Corriere per la pubblicazione. La portavoce di Apple si è rifiutata inoltre di dirci se e quando Cook intenda fare qualcosa per importare l’Osservatorio negli USA.
Abbiamo infine indagato sulle attività dell’organo che con gran fanfara mediatica, e in un inglese che definire maccheronico sarebbe generoso, avrebbe affrontato la sfida delle fake news, l’International Advisory Council dell’Osservatorio. Il comunicato stampa diceva che “la sala di controllo operativa” sarebbe stata inaugurata nel gennaio del 2016-2017, che l’obiettivo era di diventare “leader nel mondo”. Ma è passato un anno e non ha dato segni di vita.
Abbiamo dunque contattato i tre direttori americani, Davan Maharaj, che in agosto ha perso il posto di direttore del Los Angeles Times, ha preferito non risponderci. Il direttore dei New York Times, Dean Baquet ci ha detto di non aver partecipato ad alcun incontro del council, aggiungendo che “potrebbero esserci stati incontri senza di me”. Quello del Wall Street Journal Gerard Baker ci ha invece confermato che “non ci sono stati ancora incontri formali” ma si augura che “si possano trovare insieme i modi efficaci per permettere ai principali media di promuovere notizie genuine in cui credere”. Un primo progetto sul quale potrebbero impegnarsi è un’analisi del successo di Andrea Ceccherini. Notizia genuina in cui credere? Interrogativo o fake news?
Claudio Gatti, Per far leggere i giornali ai giovani si è inventato il progetto quotidiano in classe.la missione è fallita, lui no.anzi.come ha fatto a convincere mezzo mondo? Inchiesta
 
C’è un signore di nome Andrea Ceccherini, di Scandicci, che Danny vuole convincere i giovani a leggere i quotidiani e a combattere le cosiddette fake news a colpi di eccellenza giornalistica.con le sue iniziative, che hanno generato fatturati superiori ai 7 milioni assicurandogli un compenso annuale ormai ben oltre il milione, è riuscito a coinvolgere istituzioni e personaggi di altissimo profilo.l’amministratore delegato della Apple, Tim Cook, ha pubblicamente definito il suo progetto “favoloso”.i direttori dei tre principali quotidiani americani hanno aderito all’osservatorio da lui fondato per fare la guerra alle fake news, mentre i governatori delle banche centrali di mezza Europa si sono uniti in un organismo che combatte la battaglia a favore dell’educazione finanziaria.
Nonostante i ripetuti inviti, Ceccherini, 43 anni, A respinto ogni richiesta di informazioni o commenti.ma la nostra inchiesta solleva il dubbio che il piano contro le fake news possa essere… Una fake news.annunciato con grande fanfara nel luglio 2016, non ha infatti prodotto alcunché.a capo la carriera di Ceccherini è sempre stata contrassegnata dall’iperbole.si comincia dalla laurea in economia e tecnica della comunicazione conferitagli, o Noris causa, nel 2001 dell’ISS Found, un’università nota per i titoli del suo presidente onorario, sua maestà reale e imperiale Pietro Donato Paleologo, che nel curriculum vite si presenta come imperatore titolare dell’Urbe e di tutta l’oriente greco, re degli Elleni, di Morea ed Epiro, signore dell’Egeo e di Cappadocia.in Italia, i SFOR Ahern nota anche per un motivo meno nobile: Nel 2006 è stata sanzionata per pubblicità ingannevole perché “non può definirsi università e non è abilitata al rilascio di titoli aventi valore legale”.Ceccherini ha anche avuto una breve esperienza in politica, diventando nel 1991 segretario provinciale dei giovani socialisti fiorentini.ma quando è arrivata manipulite, a rapidamente scoperto la sua nuova vocazione: Organizzare eventi. Nel 2000, dopo aver fondato l’osservatorio permanente giovani editori, ha lanciato il progetto quotidiano in classe, che, attraverso la distribuzione dei giornali nelle scuole superiori, avrebbe educato i giovani alla lettura.oltre al valore intrinseco della sua causa, poteva solo contare sul fatto che gli editori di giornali erano dissanguate dall’emorragia di lettori, specialmente giovani.tre delle più importanti case editrici, RCS, il sole 24 ore spa e Mont Rift S.p.A., si sono buttati tra le sue braccia.nel volume il quotidiano in classe, pubblicato nel 2015, lo definisce “un progetto unico nel suo genere che nei suoi 15 anni di vita è riuscito a invertire una tendenza drammatica: Quella che, tra il 1975 e il 2000, aveva visto la scomparsa in Italia di oltre 1 milione di lettori di quotidiani”.per anni Ceccherini ha supportato asserzioni come questa sbandierando numeri autogenerati come quelli riportati nel suo profilo web personale, secondo i quali il quotidiano in classe “coinvolge 2.082.504 studenti italiani di età compresa tra i 14 e i 18 anni”. A capo quei numeri, però, sono stati improvvisamente rimossi dopo che il nostro tentativo di misurare l’impatto delle sue attività è diventato palese. Nello stesso momento l’osservatorio ha pubblicato sul sito un comunicato con il quale è stato annunciato il dimezzamento del numero di studenti coinvolti.
La realtà è che tutte le rilevazioni indipendenti, da quelle Istat e a quelle Audi press o della federazione degli editori, segnalano che, nei 18 anni di attività dell’osservatorio, il declino del tasso di lettura tra i giovani ha registrato una violenta accelerazione. Mentre tra la metà degli anni 80 il 2000 la percentuale dei lettori che hanno sfogliato un giornale almeno una volta la settimana è rimasta sostanzialmente stabile, a partire dal 2001, anno di avvio del programma di Ceccherini, è cominciata una caduta bile.tra i 14-diciassettenne il tasso è sceso dal 49,4% al 24,4. Tra i 20 ventiquattrenni è crollato dal 66,1 al 35,6 e tra i 25 e 34 anni la percentuale è passata dal 67 al 41,5%. “I dati dimostrano che i giovani italiani non leggono i giornali, neppure online” dice pierluca Santoro, esperto di comunicazione e project manager di@data media Abe. “Tutti i rilevamenti indipendenti sulla lettura Quotidiani, online e off line, provano che il quotidiano in classe non ha avuto alcun impatto”. Esprimere dubbi sul successo dell’iniziativa e anche Giuseppe marchi Ca’, segretario nazionale del sindacato degli edicolanti: “abbiamo dimostrato agli editori che molti pacchi di quotidiani, anziché essere utilizzati nelle scuole, vengono dati a negozi e bar”. A capo una persona che a un chiaro riscontro dell’impatto del quotidiano in classe anche Francesca Vannucchi, che insegna scienze dell’informazione, comunicazione ed editoria all’università di Roma Tor vergata e partecipa al quotidiano in ateneo, il progetto dell’osservatorio per gli studenti universitari. “Nell’ultimo decennio notato una grande trasformazione.all’epoca, quando a inizio corso chiedeva agli studenti se leggevano un quotidiano, almeno tre quarti dell’aula rispondeva in modo affermativo” ci dice. “Nel corso degli anni questa percentuale ha avuto una costante flessione fino ad arrivare quest’anno a un singolo studente”.ma se la ragione Santoro a ritenere insignificante l’impatto delle attività di Ceccherini, come mai da 18 anni diversi editori italiani continuano a sostenerle in un momento di fortissimi tagli dei costi apri? “Semplice, per gonfiare le vendite” ci spiega Santoro. Abbiamo scoperto che nel 2016 gli oltre 4 milioni di copie destinate all’osservatorio sono state riportate dal sole 24 ore come vendute.e la the S, la società di certificazione dei quotidiani italiani, Lea diligentemente registrate nei suoi dati sotto la voce “altri vendite”.a renderlo possibile è una fatturazione in entrambe le direzioni il sole fattura all’osservatorio il costo scontatissimo delle copie e l’osservatorio fattura al sole i servizi forniti. Per il quotidiano di Confindustria negli ultimi tre anni il differenziale tra entrate e uscite è stato di oltre 1,3 milioni di euro. Di perdite. Il sole 24 ore non ha risposto alle nostre richieste di commento o rettifica non c’è dubbio che ad animare Ceccherini sia soprattutto il desiderio di visibilità, ma in un’attività con budget multimilionari i soldi non possono non giocare la loro parte. Un’analisi dei bilanci dimostra che nel 2000 16,24 fondazioni bancarie hanno concesso oltre 800.000 € al quotidiano in classe. A questi vanno aggiunto i fondi delle sponsorizzazioni e quelle generate dai “servizi” risi editori.tutto ciò a contribuito a generare a portare il fatturato dell’osservatorio dei 5 milioni circa del 2005 e quasi 7,5 del 2016 mentre il compenso del suo presidente negli stessi anni si è più che triplicato fino a superare il milione ci. A capo Ceccherini ha sicuramente dimostrato un grande talento nel coinvolgere persone influenti.la nobiltà della sua mission è l’opportunità di essere ospitati alcuni dei luoghi più prestigiosi del Rinascimento fiorentino hanno persuaso, tra gli altri, Lex Lex presidente della BCE, Jean-Claude Thrice, i figli di rapper Murdoch, la Klein James è il fondatore di WhatsApp, Jean CUM. Una dimostrazione del suo talento Ceccherini la offerta nel settembre scorso quando ho presentato l’International advisor i board dell’osservatorio. A capo a farne parte i governatori delle banche centrali di Germania Francia Italia Spagna e Olanda. Abbiamo voluto informarci su cosa li abbia spinti ad aderire. Gli uffici stampa della banca di Francia e del Banco di Spagna si sono rifiutati di rispondere. Il portavoce del governatore della Bundesbank c’è invece spiegato che “Yes Dead Man è stato contattato da Andrea cecchini per tenere un discorso”, e aggiunto che “il collega Ignazio visco è un sostenitore dell’iniziativa che incrocia e ha incoraggiato Wideman ad aderire al consiglio”.l’ufficio del portavoce del governatore della Banca d’Italia ha però fornito la versione opposta: “non è stato visco a incoraggiare Bateman, semmai il contrario”.il 23 ottobre scorso un altro bel colpo. Il Corriere della Sera a pubblicato appena pagina un articolo dell’amministrazione delegato di Apple, Tim Cook, il cui sottotitolo è: “voglio il quotidiano in classe e l’osservatorio giovani editori negli Stati Uniti”. Ma quando abbiamo chiesto ad Apple cosa Tim Cook abbia in mente di fare, abbiamo scoperto che ne Apple Cook hanno dato l’articolo al corriere per la pubblicazione.la portavoce di Apple si è rifiutata inoltre di dirci se e quando Cookin tendo a fare qualcosa per importare l’osservatorio negli USA. A capo abbiamo infine indagato sulle attività dell’organo che con gran fanfara mediatica, E di un è in un inglese che definire maccheronico sarebbe generoso, avrebbe affrontato la sfida delle fake news, l’International advisor i consigli dell’osservatorio.il comunicato stampa diceva che “la sala di controllo operativa” sarebbe stata inaugurata nel gennaio del 2016 2017 che l’obiettivo era di diventare “leader nel mondo”. Ma è passato un anno e non ha dato segni di vita.
Abbiamo dunque contattato i tre direttori americani, dava il maragià hai, china Agosta perso il posto di dirtelo te Los Angeles Times, a preferito non risponderci. Il direttore dei New York Times, Dean basket ci ha detto di non aver partecipato ad alcun incontro il council, giungendo che “potrebbero esserci stati incontri senza di me”. Quello del Wall Street Journal gel Baker c’è invece confermato che “non ci sono stati ancora incontri formali” ma si augura che “si possono trovare insieme i modi efficaci per permettere ai principali media di promuovere notizie genuine in cui credere”.un primo progetto sul quale potrebbero impegnarsi è un’analisi del successo di Andrea Ceccherini.notizia genuina in cui credere? Interrogativo o fake news?
Claudio Gatti, il Venerdì 16 marzo 2018
https://www.datamediahub.it/wp-content/uploads/2018/03/Ceccherini-0001-1.jpg
All’Osservatorio Giovani Editori avevamo dedicato attenzione tempo fa, dimostrando, dati alla mano come d’abitudine, che l’iniziativa “Il Quotidiano in Classe” non portava ad alcun risultato e che dunque, con buona probabilità, le motivazioni del permanere del progetto fossero da ricercare altrove.
 
Sulla questione arriva ora un’inchiesta, alla quale il sottoscritto ha fornito nei mesi precedenti alla pubblicazione diversi contributi, condotta da Claudio Gatti, giornalista investigativo dal 1978 di base a New York che ha pubblicato le sue inchieste su testate italiane e non, dal Il Sole 24 Ore al Corriere della Sera, dal New York Times al Financial Times, e molto altro ancora.
Su l’ultimo numero de “Il Venerdì” di Repubblica, del 16 Marzo scorso, Gatti ha pubblicato la sua inchiesta, relativamente a  Andrea Ceccherini, che ha fondato nel 2000, insieme a Cesare Romiti e ad Andrea Riffeser Monti, l’Osservatorio Permanente Giovani Editori e  quello che nelle sue stesse parole è il progetto più importante dell’Osservatorio: l’iniziativa  “Il Quotidiano in Classe”, appunto.
Nell’articolo, ripubblicato tradotto in inglese sul suo blog, Gatti scrive che  «C’è un signore di nome Andrea Ceccherini, di Scandicci, che da anni vuole convincere i giovani a leggere i quotidiani e a combattere le cosiddette fake news a colpi di eccellenza giornalistica. Con le sue iniziative, che hanno generato fatturati superiori ai sette milioni assicurandogli un compenso annuale ormai ben oltre il milione, è riuscito a coinvolgere istituzioni e personaggi di altissimo profilo. L’amministratore delegato della Apple, Tim Cook, ha pubblicamente definito il suo progetto “favoloso”. I direttori dei tre principali quotidiani americani hanno aderito all’Osservatorio da lui fondato per fare la guerra alle fake news, mentre i governatori delle Banche centrali di mezza Europa si sono uniti in un organismo che combatte la  battaglia a favore dell’educazione finanziaria. Nonostante i ripetuti inviti, Ceccherini, 43 anni, ha respinto ogni richiesta di informazioni o commenti. Ma la nostra inchiesta solleva il dubbio che il piano contro le fake news possa essere… una fake news»

 
Proseguendo nello spiegare che «Per anni Ceccherini ha supportato asserzioni come questa sbandierando numeri autogenerati come quelli riportati nel suo profilo web personale, secondo i quali il Quotidiano in Classe “coinvolge 2.082.504 studenti italiani d’età compresa tra i 14 e i 18 anni”. Quei numeri, però, sono stati improvvisamente rimossi dopo che il nostro tentativo di misurare l’impatto delle sue attività è diventato palese. Nello stesso momento l’Osservatorio ha pubblicato sul sito un comunicato con il quale è stato annunciato il dimezzamento del numero di studenti coinvolti».  Rimozione non casuale visto che «la realtà è che tutte le rilevazioni indipendenti, da quelle Istat a quelle Audipress o della Federazione degli editori, segnalano che, nei 18 anni di attività dell’Osservatorio, il declino del tasso di lettura tra i giovani ha registrato una violenta accelerazione. Mentre tra la metà degli anni Ottanta e il 2000 la percentuale dei lettori che hanno sfogliato un giornale almeno una volta alla settimana è rimasta sostanzialmente stabile, a partire dal 2001, anno di avvio del programma di Ceccherini, è cominciata una caduta incontenibile. Tra i 15-17enni il tasso è sceso dal 49.4 per cento al 24.4. Tra i 20-24enni è crollato dal 66.1 al 35.6 e tra i 25 e i 34enni la percentuale è passata dal 67 al 41.5 per cento».

 
Se dunque l’inchiesta di Gatti chiarisce definitivamente il valore tendenzialmente nullo de “il Quotidiano in Classe”. Non è questo l’unico elemento d’interesse dell’ottimo lavoro del giornalista.
Infatti, anche l’iniziativa, addirittura di livello internazionale, contro le “fake news”, lanciata in pompa magna l’anno scorso, pare essere una bufala.
Da l’indagine di Gatti emerge che «Il Corriere della Sera pubblica a piena pagina un articolo dell’amministratore delegato di Apple, Tim Cook, il cui sottotitolo è: “Voglio il Quotidiano in Classe e l’Osservatorio Giovani-Editori negli Usa”. Ma quando abbiamo chiesto ad Apple cosa Tim Cook abbia in mente di fare, abbiamo scoperto che né Apple né Cook hanno dato l’articolo al Corriere per la pubblicazione. La portavoce di Apple si è rifiutata inoltre di dirci se e quando Cook intenda far qualcosa per importare l’Osservatorio negli Usa. Abbiamo infine indagato sulle attività dell’organo che con gran fanfara mediatica – e in un inglese che definire maccheronico sarebbe generoso – avrebbe affrontato la sfida delle fake news, l’International Advisory Council dell’Osservatorio. Il comunicato stampa diceva che “la sala di controllo operativa” sarebbe stata inaugurata nel gennaio del 2017 e che l’obiettivo era di diventare “leader nel mondo”. Ma è passato un anno e non ha dato segni di vita».
Ed ancora, «Abbiamo dunque contattato i tre direttori americani. Davan Maharaj, che in agosto ha perso il posto di direttore del Los Angeles Times, ha preferito non risponderci. Il direttore del New York Times, Dean Baquet, ci ha detto di non aver partecipato ad alcun incontro del Council, aggiungendo che “potrebbero esserci stati incontri senza di me”. Quello del Wall Street Journal Gerard Baker ci ha invece confermato che “non ci sono stati ancora incontri formali” ma si augura che “si possano trovare insieme i modi efficaci per permettere ai principali media di promuovere notizie genuine in cui credere”».
Insomma, oltre alla fallimentare iniziativa de “il Quotidiano in Classe” anche il piano contro le fake news pare davvero essere una bufala, secondo quanto riportato da Gatti.
Al riguardo, Flavia Barca, componente del Consiglio Superiore del Cinema e dell’Audiovisivo al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, su Twitter, si chiede «Sbaglio o di questo “mistero” il giornalismo di settore se ne è occupato poco o nulla?». Non posso che associarmi alla richiesta ed augurarmi che, partendo dal lavoro di Gatti, giornali e giornalisti del nostro Paese facciano il loro lavoro di “watchdog” al riguardo. Se così non fosse sarebbe tanto deludente quanto preoccupante doverlo constatare.
 
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