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 2024  aprile 04 Giovedì calendario

Intervista ad Albertino

«Siamo cresciuti insieme e ormai per me sono come fratelli e in giro per l’Italia ci divertiremo da morire cosi come ci siamo divertiti a febbraio al Forum». I successi di m2o, i 40 anni a Radio DeeJay e del DeeJay Time, programma che ha rivoluzionato il linguaggio della radio e porterà dal vivo per otto date estive insieme a Fargetta, Molella e Prezioso. Non solo, al prossimo Salone del Mobile lancerà MXTP, una consolle per disc jockey che ha ideato e progettato insieme all’archistar Carlo Colombo e ad Andrea Lupi di antoniolupi.
Un 2024 col botto. Albertino, facciamo un bilancio?
«Il 2024 è un anno importante e i risultati di m2o, la radio di cui sono direttore artistico dal 2019, a ogni rilevazione segnano un nuovo aumento negli ascolti. Della consolle sono molto orgoglioso perché è l’oggetto che non c’era. Un banco per dj customizzabile, un modo per unire musica e design. Mondi apparentemente lontani fra loro ma, per me, vicinissimi. Non si vede nessun filo e il bancone ricorda un’audiocassetta (MXTP nelllo slang dei deejay sta per mixtape che è l’audiocassetta) cosicchè ogni deejay che la usa riveda quello da cui è partito tutto».
Parliamo dei quattro decenni di storia con Radio DeeJay. Il nomignolo Albertino non le è diventato stretto?
«Mi stava già stretto quando qualcuno mi battezzò così tanti anni fa. Oggi ho 61 anni e vivo “Albertino”, fra virgolette, come un brand. Non sono più il piccolo dj o la giovane promessa della radio, Albertino è il personaggio pubblico mentre Alberto è la persona. Mi faccia dire però che noto personaggi, lo si vede sui social, che si comportano da ragazzini anche se hanno un’età. A loro un nomignolo andrebbe benissimo».
Le va stretta anche la parola “compleanno”?
«La vivo molto male. Per il nostro mestiere è quasi un obbligo rimanere giovani tuttavia bisogna accettare il tempo che passa e fare cose giuste per essere al centro e non spostarsi troppo in qua o troppo in là. La decisione di fare il direttore artistico di m2o è stata presa proprio perché volevo dimostrare che non ero solo un dj ma anche uno che ha avuto voglia di mettersi in gioco nei momenti di down».
Crisi ne ha avute anche lei?
«C’è stato un momento in cui avevo perso la voglia ma mi sono inventato il Ranzani, se lo ricorda? Ecco, lì ho tentennato fra la radio e altri mondi. Fu un successo pazzesco, infule momento la dance mi aveva stufato e quel personaggio che avevo inventato mi aveva quasi cannibalizzato; ha in mente Fantozzi e Paolo Villaggio? A quel proposito mi è rimasto un interrogativo: mi piacerebbe sapere qual è il percepito dalla gente. Per alcuni sono Ranzani, per alcuni il dj delle discoteche, per altri il dj della radio eppure sono tutti e tre».
Il compleanno del Deejay time non è solo «un» compleanno ma «il» compleanno di generazioni cresciute con lei.
«Ragazzini che ora sono uomini adulti, papà, qualche nonno. Guardi, glielo giuro, dietro il programma non c’è mai stata strategia; era normale inventare un linguaggio, il modo di rifare i jingle e tante cose che sono diventate poi patrimonio di tutti».
Mentre racconta pezzi di vita, sottotraccia si percepisce della malinconia. È così?
«Io sono come i comici di Zelig che fanno ridere da morire ma dietro le quinte hanno tutti un lato un po’ malinconico. Penso spesso a mia figlia Giulia che da piccola diceva alle amiche: “mio papà si chiama Alberto e di lavoro fa Albertino”. La malinconia è un tratto del mio carattere e non nascondo che parte di questo sentimento dipende dal fatto che vorrei tornare ad avere trent’anni».
Bisogna guardare avanti.
«Godersi questi anni e continuare a essere occupati anche se la cosa che mi preme di più è non diventare ridicolo. Sono fin troppo critico con me stesso, ma vorrei essere giudicato come uno che fa le cose giuste per la sua età. Infatti nei locali a far serata non vado più. Ho alzato l’asticella e grazie al pubblico (il Forum lo ha dimostrato) mi posso permettere di riempire arene più grandi».
Com’è oggi il rapporto con suo fratello Linus?
«Io sono nero e lui è blu. Non siamo il bianco e il nero, ma la sua idea di radio è un’altra rispetto alla mia, più parlata rispetto alla musica. A un certo punto a DeeJay, dopo essere stato quello che l’aveva ribaltata, ero diventato quello strano. Oggi m2o e DeeJay sono finalmente complementari. Io faccio una radio e Linus un’altra, ma insieme stanno bene».
Come si vede fra 5 anni?
«Guardi, giorni fa sono andato al “world radio day” e un ragazzo dal pubblico mi ha urlato: “non devi smettere mai perché dopo di te non c’è più niente”. Invece con i live potrei anche smettere. Mi vedo come consulente di qualcosa se non ancora alla direzione artistica o in onda. La voce non ha età, anzi migliora, ma quello che realmente farò me lo faccia dire fra 5 anni». —