Il Messaggero, 3 aprile 2024
Quel ritornello che si canta ancora vent’anni dopo
«Perché non canto più? Perché m’avete rotto». Nei suoi ultimi anni di vita Gabriella Ferri rispondeva così a quelli che, ritrovandosela davanti per i vicoli di Corchiano, il paesino di tremilacinquecento anime nel viterbese in cui aveva deciso di ritirarsi, lontana da tutto, le chiedevano che fine avesse fatto. Accantonata dalla tv e ignorata dalla nuova generazione di discografici, arroganti e ormai succubi delle multinazionali, la voce di Remedios si era fatta silenziosamente da parte. Trascorreva le sue giornate scrivendo pensieri su taccuini e dipingendo.
LA STORIA
Fino a quel maledetto pomeriggio, il 3 aprile di vent’anni fa, quando Gabriella – che aveva 61 anni – precipitò dal balcone del suo appartamento facendo un volo di sette metri. Quello che conta è che a distanza di vent’anni dalla scomparsa, Gabriella Ferri non è più quel «vecchio ritornello che nessuno canta più», per anni dimenticata, quasi mai celebrata o ricordata. La grande interprete partita da Testaccio alla conquista del Sud America si riprende il suo posto, anche con un documentario atteso per l’autunno in prima serata su una delle reti Rai con regia di Giovanni Filippetto, già dietro Aldo Moro – Il professore e Kobe: Una storia italiana. Prodotto da Red Film, il documentario vedrà personaggi del mondo dello spettacolo legati a Gabriella Ferri ripercorrerne la carriera. Da Renzo Arbore (con il quale ebbe anche una breve relazione, nel 1964 – fu lui a introdurla al repertorio napoletano, che Ferri avrebbe esplorato con Dove sta Zazà? e dintorni) a Pino Strabioli. «Nato in provincia, ma da genitori entrambi romani, mi innamorai idealmente di lei vedendola in tv. Quando poi mi trasferii a Roma, finito il liceo, con il desiderio di fare l’attore, fu l’unica persona del mondo dello spettacolo che andai a importunare. Era il 1984. Trovai il suo indirizzo, a Campo de’ Fiori. Le citofonai. Mi fece salire. Nacque un’amicizia sfociata anche in alcune piccole collaborazioni. Mi diresse nel suo unico spettacolo da regista, Il botteghino, nel 1990», racconta Strabioli, che nel 2009 raccolse lettere e appunti inediti nel volume Gabriella sempre.
LO SPETTACOLO
Porta la sua firma Perché non canti più, lo spettacolo che la cantante romana Syria, vero nome Cecilia Cipressi, sta portando nei teatri italiani: «Mi ha sorpreso sapere da Seva Borzak Jr. (unico figlio di Gabriella Ferri e del suo secondo marito, Seva Borzak, imprenditore americano che sposò nel 1972, cinque anni dopo il primo matrimonio con Giancarlo Riccio, ndr) che era una donna estremamente attaccata alla fede. Se penso a lei, la prima cosa che mi viene in mente è il video di Dove sta Zazà?». Lei che da ragazza aveva visto e vissuto le battaglie femministe, in quella clip era truccata da clown: «Una ribellione a tutte quelle che vogliono apparire snelle e sexy», diceva.
STORNELLI
Il “duello” a suon di stornelli con Claudio Villa in tv nel 1973 è celebre, ma Gabriella non è stata solo l’espressione di una Roma di miseria, quella del dopoguerra: «Sarebbe riduttivo ricordarla solo per il lavoro che fece sulla canzone romana. Era anche una cantautrice, una che scriveva canzoni di suo pugno, come Se tu ragazzo mio, firmata insieme al padre e portata in gara a Sanremo 1969 insieme a Stevie Wonder. Per non parlare della meravigliosa È scesa ormai la sera», rivendica Giulia Ananìa, cantautrice romana che oltre a firmare i successi di Fiorella Mannoia, Paola Turci e Emma da dieci anni omaggia l’artista con lo spettacolo teatrale Bella, Gabriella!. Due anni prima di quel triste pomeriggio di vent’anni fa, Ferri aveva rivelato di voler incidere un nuovo album: «Gli ultimi due dischi che ho fatto sono passati quasi del tutto inosservati. Sono stata otto anni completamente fuori dal mondo dello spettacolo a causa della depressione, Ma evidentemente c’ho un grugno che non si scorda». Alda Merini le dedicherà una poesia: «Sei libera finalmente da quei dolori del sogno che danno trafitture e croci».