il Fatto Quotidiano, 2 aprile 2024
La fine del superbonus
Domani finisce la stagione dei bonus edilizi iniziata nel 2020, dal 110% ai suoi fratelli minori: restano le detrazioni per lavori che migliorino l’efficienza degli edifici, ma in futuro non sarà più possibile lo sconto in fattura e la cessione del credito fiscale, che sono stati il vero motore del boom delle costruzioni negli anni passati. L’ultimo decreto in materia, il terzo del governo Meloni in un anno, fissa infatti al 4 aprile l’ultima possibilità di comunicare al Fisco il diritto alla “vecchia” detrazione o la modifica di quanto già comunicato. Quello che segue è un brevissimo riassunto dello stato dell’arte.
Si chiude/1. Il decreto in vigore da sabato scorso stoppa bruscamente la stagione di Superbonus&C. Partiamo dalle situazioni ordinarie di privati e condomini. Fino a venerdì poteva avvalersi della vecchia versione dei bonus edilizi (con sconto in fattura e cessione del credito) chi aveva presentato al Comune una Comunicazione di inizio lavori Superbonus (Cilas) entro il 16 febbraio 2023: non è infrequente che questi “permessi” rimangano dormienti per mesi o più di un anno. Essendo le comunicazioni in possesso dei Comuni, di fatto il Fisco non ha idea di quante siano le Cilas e finora si è accorto di quel che succedeva solo quando il credito fiscale emergeva ad avanzamento lavori (almeno il 30%): è il motivo per cui il Tesoro ha clamorosamente sbagliato le stime sul tiraggio dei bonus, sottostimandole di 60 miliardi solo nel 2023. Ora le Cilas dormienti non varranno più per lo sconto in fattura e la cedibilità del credito, a meno che non risultino pagamenti fatturati prima del 30 marzo e comunicati entro domani.
Si chiude/2. Porta chiusa pure per la cosiddetta “remissione in bonis”: quest’anno per correggere le dichiarazioni inviate alle Entrate si poteva, pagando una penale di 250 euro, inviare la propria modifica fino al 14 ottobre. Ora per i bonus edilizi sarà vietato: si chiude domani, gli errori restano e potranno persino annullare il diritto al credito o quello alla sua cessione. La remissione in bonis, però, riguarda tutte le comunicazioni al Fisco ed è possibile ogni anno: facile che ci siano ricorsi.
Si chiude/3. Questo decreto cancella pure tutte le deroghe in vigore, vietando cedibilità del credito e sconto in fattura dei bonus edilizi anche per Onlus, case popolari, Rsa, etc. Resta un piccolo spazio – fino a 400 milioni di costo – per gli immobili danneggiati dai terremoti del 2009 a L’Aquila e del 2016 nel Centro Italia (protestano le Regioni escluse, tipo l’Emilia per il sisma del 2012). Molti, compresa Forza Italia, chiedono modifiche su questo punto durante l’iter parlamentare.
Altre strette. Non si potranno più portare a compensazione i bonus edilizi se si hanno debiti scaduti da 30 giorni col fisco (anche in caso di crediti ceduti): prima si pareggiano i conti e solo dopo il resto tornerà a disposizione. Misure restrittive sono previste anche per la cedibilità dei crediti fiscali delle imprese dovuti ad Ace (Aiuto alla crescita economica) e Transizione 4.0.
I costi. A oggi, ma il dato è fermo a metà novembre, ufficialmente l’intera platea dei bonus edilizi è costata 160 miliardi dal 2020: facile si sia già arrivati in zona duecento, il 70% circa dei quali dovuti al Superbonus (un altro 15% è il solo Bonus facciate). L’aggiornamento definitivo si farà solo dopo il 4 aprile: a questo serve il decreto, a mettere un punto. L’effetto sul deficit è stato quasi tutto scaricato sul passato, ora il Tesoro ritiene però che l’arrivo in detrazione del 110% e dei suoi fratelli per un quinquennio ridurrà le entrate di circa 30 miliardi l’anno, che lo Stato dovrà chiedere al mercato. La tagliola di domani non solo mette un freno alle code di spese da qui in avanti, ma potrà – scrive la Ragioneria generale dello Stato nella sua relazione tecnica – “determinare potenziali effetti positivi di gettito, prudenzialmente non stimati”. Non solo: sarà più facile per Eurostat confermare che, a differenza dei vecchi, i nuovi crediti sono “non pagabili” e contabilmente vanno spalmati pro quota su più bilanci.
Nuove vittime. Facile previsione: ci saranno migliaia di nuovi “esodati” del Superbonus sia tra i privati cittadini che nelle categorie (Onlus, etc.) che avevano ottenuto una deroga biennale cancellata il 30 marzo: parecchi cantieri rimarranno fermi o si bloccheranno a metà (senza sconto in fattura e cessioni molti non hanno la liquidità per pagare la ristrutturazione).
Vecchie vittime. Anche qui, cifre certe non ce ne sono, ma decine di miliardi di crediti fiscali edilizi (i costruttori dicono circa 30) sono “incagliati”: privati e imprese di costruzioni non hanno trovato chi li comprasse e ora rischiano di buttarli, perché non hanno abbastanza capacità fiscale per usarli nelle loro dichiarazioni dei redditi.
Bilancio. Non è questa la sede, ma se Superbonus & C. hanno funzionato bene per spingere gli investimenti e dunque la crescita post Covid – consentendo, con l’inflazione, un rapido calo del rapporto tra debito e Pil – di certo il loro monitoraggio e la gestione del loro impatto sulla finanza pubblica in questi quattro anni è stata dilettantesca.