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 2024  aprile 02 Martedì calendario

Intervista a Stash dei The Kolors

Non è Ibiza, come cantano da mesi. Ma è il Forum di Assago, prima volta per i The Kolors, questa sera su un palco sognato da anni (“da quando ne avevo 18 e sono arrivato a Milano” racconta Stash, il cantante); prima volta che segue una lunga serie di conquiste, a partire dal riflettore di Amici, poi Sanremo, un’altra volta Sanremo, e una hit, Italodisco, cantata in mezza Europa, con tanto di cover in lingua georgiana con milioni di ascolti.
Siete degli idoli assoluti. Lei Stash un sex symbol.
All’inizio abbiamo assistito a scene assurde.
Ha il tono del “però”…
Da quando sui social pubblico tantissime immagini della mia famiglia, quel tipo di situazione si è bloccata.
Padre di famiglia.
Ho due figlie.
Invece, prima.
Quando abitavamo tutti e tre insieme, sui Navigli, magari trovavamo le ragazze fuori dalla porta di casa; era il riflettore nato con Amici.
In dieci anni sotto quali altri aspetti è cambiata la sua vita?
Ho imparato a godere del momento; quando con Un ragazzo e una ragazza (brano presentato all’ultimo Festival) abbiamo raggiunto la prima posizione in radio, ho deciso di fermarmi per un giorno, di assorbire le sensazioni.
Mentre un tempo?
Avrei voluto, immediatamente, qualcosa in più, avrei lavorato senza tregua.
Sbagliato?
Questa professione ti deve portare a godere delle emozioni; se non lo fai rischi di smarrire i giusti perché e per come.
Alcuni suoi giovani colleghi, come Sangiovanni, hanno alzato bandiera bianca: troppo stress.
Sangiovanni l’ho visto nascere ad Amici; la sua è la decisione di chi ha le palle, di uno che vuole governare la propria esistenza.
Entrambi in gara all’ultimo Sanremo.
Per me non era il primo, avevo esordito nel 2018.
Differenze tra 2018 e 2024.
È cambiato in maniera radicale: oggi la torta sanremese è molto grande, e ognuno può prendere la sua fetta, senza troppo stress; così non si è sentita la gara. E poi c’è stato un salto di qualità tecnologico.
E le polemiche su Geolier per il brano in napoletano?
Assurde e smontate dal risultato delle classifiche: è primo ovunque; (ci ripensa) quando al Festival ha cantato Van de Sfroos non ho sentito storie sul suo utilizzo del dialetto.
Lei è napoletano ma vive a Milano. Nostalgia?
Al Nord sono arrivato ad appena 18 anni, subito dopo aver finito il liceo artistico: il mio sogno era frequentare l’accademia di Brera…
Quindi?
Dopo Milano ho vissuto a Londra; o ieri ero in Polonia. Per me è normale muovermi.
Diplomato, con?
79; sono stato pure rappresentante d’istituto.
Manifestava?
Mai sceso in piazza per un ideale politico, però ho organizzato l’autogestione.
Già leader.
Un portavoce.
È mai stato un ribelle?
Nei primi anni di Milano ero un pigro, un abitudinario. Mi auto-obbligavo a uscire la sera per cercare di conoscere le persone giuste.
Questa la ribellione?
(Ride) Eh…
Ha mai rubato qualcosa ai grandi magazzini?
No, ero una schiappa; forse una volta ho tolto una matita a un compagno di classe; dopo un’ora mi sono autodenunciato.
Ha dichiarato che negli anni passati ha sofferto di attacchi di panico.
Mi sono serviti: ho capito chi sono davvero.
Cioè?
Hanno messo in evidenza le priorità, ho scremato le emozioni.
Suo padre è un musicista. Lei ha mai dato lezioni di chitarra?
A tutti i miei amici, anche ai compagni di classe, non a me.
Addirittura.
Ricordo il me bambino con l’orecchio attaccato alla porta del suo studio: cercavo di ascoltare le varie scale per poi ripeterle con la chitarra.
A lei proprio nessuna lezione…
Ha cercato di non influenzare la mia identità artistica; oggi siamo diametralmente opposti: lui è per i Rolling Stones io per i Beatles; lui ama i Led Zeppelin io Elvis. Giusto i Pink Floyd ci uniscono.
Rispetto ai Pink Floyd, ama più Roger Waters o David Gilmour?
Così entro in difficoltà; a casa Gilmour, al pub Waters.
Il rito prima di salire questa sera sul palco?
Un bel respiro; è la serata più importante della mia vita artistica, me la devo godere.
Niente scaramanzia.
A queste stronzate non credo.
Ha l’incubo della platea vuota?
Ogni tanto ci ho pensato, ma è un incubo solo figlio della convinzione degli ultimi tempi, dove l’unico obiettivo è il sold out; ho visto concerti meravigliosi con appena venti persone presenti…
Quindi è pronto?
E il mio sogno si realizza.