il Giornale, 31 marzo 2024
Dal Rhode Island a Hollywood fino a Las Vegas: la guerra di Danny Ryan giunge a conclusione in Città in rovine (HarperCollins, pagg
Dal Rhode Island a Hollywood fino a Las Vegas: la guerra di Danny Ryan giunge a conclusione in Città in rovine (HarperCollins, pagg. 464, euro 22; in libreria dal 3 aprile), ultimo romanzo della saga epica firmata dal maestro del crime Don Winslow. Dopo Città in fiamme e Città di sogni, nell’ultimo capitolo della trilogia, l’ex operaio e mafioso Danny Ryan, un «Enea gangster» moderno, è un ricco uomo d’affari nella mecca del gioco d’azzardo. Però c’è chi ancora lo odia e vuole rovinargli la vita. Per gentile concessione dell’editore, anticipiamo qui un ampio brano del romanzo.
Danny aveva usato il jet aziendale per portare alla festa Jimmy e la sua famiglia. E anche il vecchio Bernie Hughes, che, come Jimmy, aveva deciso di stabilirsi in California e di non seguire Danny a Las Vegas.
L’invio del jet era un regalo per Jimmy, ma c’era anche un altro motivo. I federali tenevano d’occhio arrivi e partenze dei voli di linea dall’aeroporto internazionale McCarran, e Danny non voleva che nessuno dei suoi vecchi compagni venisse individuato. Così Jimmy, la sua famiglia e Bernie erano arrivati con il jet della compagnia; un’auto era andata a prenderli sulla pista di atterraggio e li aveva condotti direttamente alla festa.
«Angie è venuta?» chiede Danny. È affezionato alla moglie di Jimmy. Si conoscono dai tempi del liceo e Angie si è rivelata un’ottima moglie e madre. Danny sospetta che sia stata lei a insistere per restare a San Diego, ma non gliene fa una colpa.
Gli manca Jimmy: la sua amicizia, il suo umorismo scanzonato, i suoi consigli. Ma il suo amico ha il diritto di vivere la propria vita e se la sta cavando bene.
«È qui in giro da qualche parte» risponde Jimmy. «Stai scherzando? Un’occasione per potersi allontanare da me e dai bambini, bere un po’ di vino, mangiare cibo che non ha dovuto cucinare?»
«Ho prenotato una suite allo Shores» dice Danny. «Al piano vip. Tutto gratis».
«Non ce n’era bisogno».
«Lo so. Resta quanto vuoi. Fatti una vacanza».
«Una notte o due» dice Jimmy. «Devo tornare. Gli affari, sai com’è».
Danny lo sa.
«Be’, se Angie e i bambini vogliono restare più a lungo, possiamo accompagnarli col jet dopo». Ma sa che Jimmy non accetterà, non vuole approfittare. «Come se l’è cavata Bernie in aereo?»
Jimmy ride. «Si è lamentato per tutto il tragitto pensando a quanto sarebbe costato il volo. Però i muffin li ha mangiati».
«Perché erano gratis» dice Danny.
Entrambi ridono. Bernie, il vecchio contabile, è stato a lungo il responsabile amministrativo della mafia irlandese di Providence, prima per il padre di Danny, poi per John Murphy, poi per Danny. Era venuto in California con lui e aveva deciso di rimanerci, soprattutto, pensava Danny, per via delle colazioni gratuite al Residence Inn.
Vive ancora lì, in un miniappartamento di cui Danny paga l’affitto.
Danny e Jimmy si guardano e per un attimo pensano a tutto quello che hanno passato insieme. La loro infanzia, i lavori che hanno fatto, la guerra che hanno combattuto, gli amici che hanno perso, le vite che hanno spezzato.
E il colpo grosso. La rapina a mano armata di un deposito di denaro del cartello: quaranta milioni di dollari.
Danny aveva usato la sua parte per comprare il Tara.
Jimmy aveva acquistato una concessionaria.
È ricco anche lui, milionario, ma non come Danny.
Danny aveva cercato di convincerlo a investire nel Tara, ma Jimmy è troppo cauto.
Jimmy non è un tipo invidioso, niente affatto. È troppo bonario per non essere felice del successo di Danny.
Jimmy Mac è così, si è sempre accontentato di ciò che aveva.
Danny non è certo che valga lo stesso per Angie forse da parte sua c’è un po’ di risentimento e si propone di trovare un momento per sedersi con loro e offrire (di nuovo) una parte della sua quota nel Tara a un prezzo vantaggioso.
«È meglio che vada a socializzare» dice Danny. «Resta nei paraggi dopo i fuochi d’artificio, c’è una specie di festa privata di famiglia».
«Sì, abbiamo portato qualcosa per Ian».
«Non dovevi».
«Niente di che» lo rassicura Jimmy. «Una di quelle pistole ad acqua potentissime».
«Ne sarà felice».
«Va’ pure a socializzare» dice Jimmy.
Danny va a cercare Bernie. Il vecchio non è difficile da individuare: alto, curvo, tetro, i capelli bianchi come uno strato di neve fresca.
A quanto si racconta, una volta Meyer Lansky disse che Bernie Hughes era l’unico irlandese in grado di fare bene i conti e cercò di assumerlo. Ma Bernie non volle lasciare Providence.
«Bernie, grazie di essere venuto» dice Danny.
«Grazie di avermi invitato».
«Il viaggio è andato bene?»
«Benissimo, grazie».
Bernie è chiaramente invecchiato, ma è ancora in gamba, e Danny lo consulta spesso per le questioni di denaro.
Il suo mondo finanziario è infinitamente più complicato di un tempo, ma le basi sono sempre le stesse.
«Due più due fa quattro» aveva detto Bernie. «Due milioni più due milioni fa quattro milioni. Non cambia».
I soci del Tara Group sono scrupolosamente onesti e immacolati nella loro contabilità, cosa che Bernie apprezza. Tuttavia, esamina i libri contabili e si stupisce di alcune spese che ritiene superflue o stravaganti. Bernie non capirà mai Las Vegas e Danny non vuole che lo faccia. Ha bisogno del suo punto di vista frugale da New England vecchio stile. Una delle massime preferite di Bernie è: «Un dollaro risparmiato non è un dollaro guadagnato. È un dollaro e dieci guadagnato, con gli interessi». Quindi sarà rimasto scioccato dalla lussuosa camera che Danny gli ha riservato, ma sarà contento quando la colazione gli verrà portata alle sette in punto, secondo le istruzioni di Danny.
Danny ripete l’invito alla festa privata di famiglia e vede un lampo di preoccupazione negli occhi di Bernie.
«È sul presto» gli dice. «Alle dieci al massimo».
Bernie sembra sollevato.
Loro sono gli unici della vecchia banda a essere venuti in aereo.
Gli altri vivono a Las Vegas.
***
Danny trova l’esponente del partito democratico vicino a un tavolo dove si servono costate di manzo.
«Bella festa, Dan» dice Neal. «Grazie di avermi invitato».
«Grazie di essere venuto».
Dave Neal è un uomo di bell’aspetto, con un viso cordiale e i capelli castani. Sulla quarantina, è alto quasi un metro e ottanta e un po’ tarchiato.
«Ti mostro la proprietà?» chiede Danny.
«Volentieri».
Danny lo accompagna a fare il giro del ranch. «Apparteneva a un tizio di nome Manny Maniscalco, che era una specie di re della lingerie a buon mercato. Lui e mia madre sono stati sposati per qualche anno, poi hanno divorziato, ma lei è tornata a prendersi cura di lui quando stava morendo e Manny le ha lasciato questo posto. Insieme a vari milioni di dollari. Pioggia sul bagnato, perché lei era già ricca di suo. Investimenti».
Danny gli racconta la storia, ma ha la sensazione che Neal sappia già tutto di Madeleine e delle sue conoscenze di alto livello a Wall Street e a Capitol Hill. Gli sembra un tipo che si documenta per bene.
«Mi sono fermato qui quando sono arrivato a Las Vegas» gli dice. «Pensavo di restare per qualche settimana, finché non avessi trovato una casa. E sono già passati sei anni. Non so, forse per inerzia. E mio figlio è molto legato a sua nonna».
«È una bella situazione per tutti e due» dice Neal. «Ma non mi hai portato qui, lontano dagli altri ospiti, per parlare della tua situazione in famiglia».
«No» conferma Danny. «Siamo molto preoccupati per questa commissione di studio sull’impatto del gioco d’azzardo».
«E fate bene» dice Neal. «Voi donate milioni ai repubblicani».
«Perché loro sono favorevoli agli affari».
«So chi sei, Dan» dice Neal. «Vieni da una città operaia. Adesso puoi anche essere un milionario, ma per istinto e inclinazione sei ancora un operaio. Noi non siamo tuoi nemici».
«Una tassa del quattro per cento?»
«Quanti miliardi ha guadagnato l’industria del gioco l’anno scorso? Una parte di quei soldi proviene da persone che fanno fatica a tirare avanti. Non potete contribuire a dar loro una mano? Ma la questione è negoziabile».
Danny capisce che Neal sta aprendo una porta.
«E il potere di citazione in giudizio?» chiede. «Quello è negoziabile?»
«Possiamo andare dritti al punto, senza girarci intorno?»
«Prego».
«Sappiamo che possiedi una grossa fetta del Tara» dice Neal.
«Sono solo un dipendente».
Sulla carta, il Tara è di proprietà di due immobiliaristi del Missouri, Dom Rinaldi e Jerry Kush, e Danny è il direttore delle operazioni alberghiere.
«Una commissione aggressiva smaschererà questa finzione» dice Neal. «L’amministrazione Bush preferiva non sapere. Dall’alto era arrivata la voce che Dan Ryan fosse off limits. Qualcosa di torbido che riguardava un’operazione contro un cartello della droga che finanziava gli insorti di sinistra in America Centrale, se non sbaglio. Ma quella protezione non c’è più, Dan. Hai dei nemici. Ci sono un paio di membri del congresso che non vedono l’ora di entrare in quella commissione e farti a pezzi».
«Be’, sei andato davvero dritto al punto».
Neal si appoggia alla staccionata di un recinto e si gira per guardare la tenuta. «Mi sembri un tipo a posto. Non ci interessa il tuo passato. Non vogliamo vederti soffrire in questa storia».
«Allora, bando alle ciance» dice Danny. «Qual è il prezzo?»
«Se l’industria del gioco d’azzardo di Las Vegas contribuisse, per esempio, con un milione tondo, capiremmo che non siete nostri nemici».
«È fattibile» dice Danny.
«Ma deve essere fatto bene» replica Neal. «Non possiamo farci scoprire mentre accettiamo una grossa donazione dall’industria dei casinò. E naturalmente deve essere tutto legale».
«Certo» annuisce Danny. «E se ci fosse un pranzo, una raccolta fondi ospitata da un importante democratico locale?»
«Esiste qualcuno del genere a Las Vegas?»
«Possiamo trovarlo» dice Danny. «Metà del denaro potrebbe essere donata durante quel pranzo. L’altra metà arriverà da donazioni da parte di singoli al comitato nazionale democratico. Che ne dici?»
«Può andare».
Danny passa alla prossima questione delicata. È un terreno rischioso. «Anche tu devi avere delle spese, Dave».
Neal scrolla le spalle.
Ma il gesto è un sì, non un no.
«Quando tornerai in albergo stasera» dice Danny, «ci saranno duecentocinquantamila dollari in fiches nella cassaforte della tua stanza. Puoi prenderle o meno. Quello che ci farai dipende da te. Puoi andare a giocartele oppure incassarle».
«Non sono un gran giocatore d’azzardo».
«Se domattina quelle fiches non ci sono più» dice Danny, «saprò che abbiamo un accordo. Voglio la tua parola. Niente mandati di comparizione».
«Puoi fidarti di noi».
«Senza offesa» spiega Danny, «ma sappi che se mi freghi, ci saranno delle conseguenze».
«Ci sono sempre».
«Questo è vero. Dovresti provare i tacos, sono ottimi».
Riporta Neal al party e torna a socializzare.
Vern Winegard si avvicina. «Com’è andata?»
«Un milione e duecentocinquantamila».
«Come mai non mi sorprende?»
L’unica sorpresa, pensa Danny, è quanto sia costato poco.
Ma vuole comunque un’assicurazione e si fa un appunto mentale: chiamerà Monica Sayer, la maîtresse più esclusiva della città, per avere una delle sue ragazze al pranzo di raccolta fondi. E nella stanza di Neal c’è già una telecamera che lo registrerà mentre prende le fiches dalla cassaforte.
Fiducia?
La fiducia è per i bambini che aspettano Babbo Natale.