la Repubblica, 31 marzo 2024
Michele Serra sull’intervista a Vannacci
Leggendo su D la lunga intervista di Claudio Sabelli Fioretti al generale Vannacci ho avuto piena conferma di un mio sospetto della prima ora (già qui espresso). Il sospetto è questo: Vannacci pensa e dice cose largamente diffuse tra molti italiani di destra e forse non solo di destra. Penso che siano cose sbagliate e dannose – tra le tante – fondate sulle vecchie incrostazioni del modo maschilista di vedere il mondo (che è più tenace del calcare), ma immeritevoli di cotanto scandalo. Non tali da suscitare un “ooooh” di meraviglia e neppure da far stillare una sola goccia di indignazione. Lo conosciamo, Vannacci, da molto prima che Vannacci esistesse. Che poi sia, in aggiunta, un generale dei parà, aumenta solo il grado di prevedibilità delcliché.
Di conseguenza, penso che Vannacci sia diventato Vannacci soprattutto per merito, anzi per colpa, di una immeritata indignazione “de sinistra”, come direbbe Corrado Guzzanti, che ha decuplicato, centuplicato la sua fama mediatica e ingigantito la sua voce. Questo pone un problema più generale a noi “de sinistra”. Mostrarsi così vulnerabili di fronte a pregiudizi vecchi come il mondo, muffa stratificata nei secoli, è un errore e una debolezza. Conferisce a quei pregiudizi un’aura immeritata di originalità e di “scorrettezza politica” che quei pregiudizi non meritano. Esiste un grado di necessaria indifferenza – anche su temi sensibili come l’identità sessuale – che aiuta a cicatrizzare in fretta e a non gridare “ahia!” quando il tuo “ahia!” è l’unico scopo per il quale i Vannacci parlano e agiscono. L’eccesso di suscettibilità danneggia il suscettibile e avvantaggia chi offende. Quando lo impareremo sarà sempre troppo tardi. Buona Pasqua, ragazze e ragazzi.