D di Repubblica, 31 marzo 2024
Intervista al generale Vannacci
Il generale Roberto Vannacci vive a Viareggio dove aspetta due cose: che l’esercito decida che cosa fare di lui e che il secondo libro Il coraggio vince (Piemme) diventi un best seller come il primo, Il mondo al contrario.
Da quando in qua i generali scrivono best seller?
«Era la grande crisi energetica. Guardavo la tv e mi incazzavo. Tutti scienziati. C’era perfino chi diceva di scaldare la pasta con le candele. E allora ho deciso di scrivere contro quelli che buttavano il buonsenso nella pattumiera».
E ha fatto arrabbiare gli ambientalisti.
«Io sono un ambientalista».
Ma va?
«Ambientalista pragmatico. Quelli ideologici ci mettono di fronte lo spauracchio della fine del mondo, l’Armageddon globale».
A lei l’Armageddon non fa paura?
«Io adoro la natura e il mondo».
Non si direbbe. È un cacciatore.
«No. Sono pescatore».
È la stessa cosa.
«La predazione è un’attività umana e naturale. Tutti gli animali sono predatori. Perché l’uomo no?».
Forse perché gli animali non possono mangiare i maccheroni.
«Ma perché devo mangiare i maccheroni quando posso mangiare gli animali, che sono magari più buoni?».
Quando è uscito il suo libro?
«Il 10 agosto del 2023. Autoprodotto».
Difficoltà?
«Una sola. Non riuscivo a scrivere, al contrario, le parole “al contrario” del titolo».
Fu subito boom.
«No. Vendeva 20 copie al giorno».
Poi che successe?
«Uscirono gli articoli di Matteo Pucciarelli su Repubblica e di Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera. Scandalo. Polemiche. Insulti. Omofobo, sessista, razzista, istigatore dell’odio».
Nella disgrazia, partirono le vendite.
«17.800 copie in un giorno».
Mica male per un istigatore dell’odio.
«Centomila copie in sette giorni».
Il ministro Crosetto parlò di «farneticazioni personali».
«E magari ha contribuito a far vendere quelle 100 mila copie».
E poi i talk show…
«Spiegai che i giornalisti avevano scritto menzogne e travisato».
Vediamo i travisamenti.
«Frasi decontestualizzate».
Tipo «Cari omosessuali normali non lo siete, fatevene una ragione….». Ricontestualizziamola.
«Sostituisca la parola “omosessuali”. Carabinieri non siete normali, fatevene una ragione. Si offendono i carabinieri?».
Magari sì. Avrebbe detto: «Cari ebrei non siete normali, fatevene una ragione»?
«Neanche gli ebrei si sarebbero incazzati. Io non ho mai usato parole offensive. Nei dizionari la normalità è definita in senso esclusivamente statistico. Ciò che non è eccezionale è normale».
«Omosessuali, fatevene una ragione, siete eccezionali». Sente come suona meglio?
«La statistica più recente dice che non si riconosce nell’eterosessualità il 3,4 per cento della popolazione. Gli altri sono i normali».
E con questo?
«Quello che urta è l’ostentazione».
Se un uomo e una donna si baciano al parco ostentano?
«Due, di sessi diversi, che si sbaciucchiano con ostentato esibizionismo mi danno ugualmente fastidio. Ma rientrano nella consuetudine».
I gay sono dovunque.
«Ecco appunto. Alla tv o al cinema la percentuale di gay è di molto superiore al 3,4 per cento».
C’è una lobby che impone la loro presenza?
«Per far passare un film su Netflix bisogna metterci i gay. E i presentatori? Malgioglio, Signorini, Platinette… Su venti presentatori almeno dieci sono gay. Credo che qualcuno faccia perfino finta di esserlo per apparire sullo schermo».
Lei conosce gay?
«Pochi. Ma conosco tanta gente che per curiosità o per sfizio una volta, due volte, tre volte ci ha provato».
Lei, per sfizio, mai?
«Io sono testosteronico da quando sono nato. Giocavo con le pistole a due anni. Ero molto “maschio”. Come le mie figlie sono molto “femmine”».
E se venissero da lei e le presentassero una loro fidanzata?
«Ho cercato di orientarle verso l’eterosessualità. Ma le supporterei sempre. Il ruolo dei genitori è supportare i figli».
Lei lo sa che cosa vuol dire Lgbtqia+?
«No, ogni giorno ne aggiungono una. Ormai è un codice fiscale».
Quanti libri ha venduto?
«Oltre 250 mila».
Quanto ha guadagnato?
«Ma lasci stare…».
Glielo dico io. Un milioncino di euro.
«Secondo me il milioncino è un po’ troppo. Lei, d’altra parte, non fa il contabile di mestiere. Vero?».
Il primo talk show?
«Mario Giordano. Paolo Del Debbio. Giuseppe Brindisi».
Tutta destra?
«Sono stato anche da Bianca Berlinguer. Ma non mi piace, tende a prevaricare».
E Lilli Gruber?
«Mi ha invitato. Non ci sono andato. Non vado nemmeno da Formigli. Non mi piace la gazzarra».
Le piace Fiorello?
«È molto simpatico. Come Crozza mi prende per il culo dalla mattina alla sera. Ma mi diverte».
Fabio Fazio?
«Ci andrei anche se mi è antipatico. Ma non mi invita».
E poi è di sinistra.
«Mi hanno classificato come di destra. Non so perché».
Forse perché hanno letto il libro?
«Io sono tradizionalista e conservatore».
Cioè di destra.
«No. Io sono rivoluzionario. E innovativo. Ma inquadrato nella tradizione, nelle radici, nell’identità. Mi hanno detto che potrei essere il nuovo Chávez».
L’Europa è qualcosa di diverso dalla patria di cui lei parla.
«Vero. L’Europa non è la mia patria. La mia patria è l’Italia!».
Come definirebbe un patriota?
«Quello che ogni giorno si prodiga per rendere la sua patria il Paese più bello del mondo».
Lei lo fa?
«Sì. Ma non riuscirei a farlo per l’Europa. Trovo poco da condividere con uno svedese».
E con un siciliano?
«Trovo un legame tra me e un sardo, un pugliese, un molisano. Ma con uno svedese la vedo dura».
I giovani girano il mondo e sono molto più aperti di lei.
«Io ho vissuto all’estero. Tutta la mia fanciullezza l’ho passata a Parigi».
Non ha imparato niente.
«Condividevo la cultura dei francesi ma mi sentivo diverso».
Lei è stato nella Folgore, considerata la frangia più fascista del nostro esercito.
«È un luogo comune. Lei conosce la Folgore? Per quanti anni ci ha militato? E poi il fascismo è finito tanti anni fa. È come se io dicessi di qualcuno che è antinapoleonico: roba da ridere».
Parliamo di destra.
«Marx e Stalin sostenevano cose che oggi sono definite di destra. Sulla famiglia, l’immigrazione, le droghe, il rispetto delle regole, l’esercito, le forze dell’ordine. Questo è il comunismo, prendere o lasciare».
Quindi lei è comunista.
«“Roberto Vannacci, pur non sapendolo, incarna l’anima del vero comunista”».
Ma chi dice queste cose?
«Me lo hanno scritto su Facebook».
Lei vorrebbe che le famiglie fossero pagate per educare i figli.
«Spendiamo miliardi per i servizi all’infanzia. Come Mao e Pol Pot che volevano che fosse lo Stato a educare i bambini».
Invece?
«L’educazione dei figli costerebbe di meno se se ne occupassero i genitori. Paghiamoli. Reddito di maternità e di paternità».
Lei lo farebbe?
«Certo. Prima facevo il guerriero. Oggi mi piacerebbe stare con le mie figlie tutta la giornata».
Poverette.
«Ha ragione. Sarei ossessivo».
Lei che cosa fa in casa?
«Cucino, riparo, stucco, imbianco, sturo le fogne, pulisco. Io mi vergogno solo di ciò che non so fare».
Lei ha un certo odio per le femministe.
«Lucetta Scaraffia, femminista, ha detto che non sono né razzista né omofobo».
Ha detto anche: Vannacci non sa nulla di femminismo.
«Ha ragione. Però so che il femminismo ha distrutto la famiglia».
Per questo ha chiamato le femministe «le moderne fattucchiere»?
«Sono loro che dicono “tremate tremate le streghe son tornate”. Bisogna stare attenti a decontestualizzare le frasi».
Bisogna stare attenti a quello che si scrive.
«Mica ho offeso le femministe, ho semplicemente usato un’altra espressione che raffigurasse la “strega”».
Lei ha mai fatto cose che non avrebbe dovuto fare?
«Tutti gli uomini fanno cose che non dovrebbero fare».
Per esempio?
«Io ho combattuto, caro dottore».
Di che cosa stiamo parlando?
«Di quando si lotta per la propria vita e per quella dei propri uomini».
Ha ammazzato qualcuno?
«A questa domanda non rispondo».
Che vuol dire sì.
«Non ho detto sì».
Allora vuol dire no.
«Ho detto che non le rispondo».
È giusto armare l’Ucraina?
«Io sono totalmente pacifista».
È proprio sicuro?
«Tutti i militari che hanno fatto la guerra sono pacifisti».
Se distribuisci armi finanzi la guerra. Nessuno fa la guerra se non ha le armi.
«La guerra esiste da quando c’è l’uomo. Non ci sono i fucili? La faremo con le clave».
Se nessuno avesse fornito armi all’Ucraina, la guerra sarebbe finita subito?
«È la maledizione delle guerre non vinte. Quando non c’è un chiaro vincitore che domina su un chiaro perdente la guerra continua per secoli. Gli antichi romani quando vincevano una guerra passavano per le armi tutti. E la guerra finiva».
Per far finire una guerra bisogna massacrare la gente?
«Questo dice la storia. Se lo è mai chiesto perché per crimini di guerra i vincitori non vengono mai condannati?».
Lei sta trattando con Salvini per candidarsi alle Europee…
«Non sto trattando. Non ho deciso niente».
Salvini lo dice a tutti.
«Io lo ringrazio».
Più che salviniano lei mi sembra antico.
«Antico? Io vorrei essere definito futurista. Ha presente Marinetti? La velocità, il divenire, il progresso. Mi piacciono i lanci in caduta libera, gli sport estremi».
Anche la tuta alare?
«La tuta alare no. Io sono drogato di adrenalina. Ma quella è adrenalina quasi suicida».
Nell’esercito ci sono gay?
«L’esercito è una fetta della società. Ci sono gay come nel resto del mondo civile. Il 3,4 per cento».
Cosa avrebbe fatto se fosse nato prima del ’68?
«Se non avessi fatto l’incursore avrei potuto anche fare l’ingegnere acrobatico o il sommozzatore altofondalista... o anche il poco di buono».
Sarebbe finito in galera?
«Non lo posso escludere. Ho sempre cercato l’anormalità. Fare le cose che gli altri non facevano. Poteva finire male».
Quale follia ha fatto per amore?
«Una volta mi sono lanciato col paracadute sopra la casa della mia bella».
Peggio un gay o una lesbica?
«Non mi dà fastidio che un uomo ami un altro uomo. O che una donna ami un’altra donna. Quello che non sopporto è l’ostentazione».
Ostenta più un gay o una lesbica?
«Le donne non ostentano. Gli uomini invece a volte fanno la vocetta femminile, ancheggiano, si vestono da donne».
Vedere Mengoni con la gonna…
«Mengoni con la gonna fa ridere. Come se io andassi in giro col reggiseno. O mostrando le mie gambe pelose».
Paola Egonu, la pallavolista nera, secondo lei, «non ha caratteristiche somatiche di italianità».
«Secondo lei?».
Ha visto i mondiali di atletica? Gli italiani erano quasi tutti neri…
«Gli americani neri si fanno chiamare con orgoglio afroamericani. Se lei dice afroitaliano a un italiano dalla pelle scura si offende e la denuncia».
Ha mai avuto una ragazza afroitaliana?
«Ho avuto una ragazza mulatta».
Quante guerre ha combattuto?
«Tante, tante, tante».
Ma quali, visto che l’Italia, secondo la Costituzione, non può fare guerre?
«Le chiamavano operazioni di pace. Lei lo sa meglio di me. E poi non è vero quello che dice riguardo la Costituzione: la difesa della Patria è sacro dovere di ogni cittadino. E la difesa della Patria si attua anche difendendone gli interessi nazionali che esulano, a volte, dai confini nazionali».
Operazioni di pace…
«In quelle operazioni di pace ci si sparava. Certo».
Ho lasciato per ultimo il problema dei problemi. I gabinetti per i trans.
«Nessun problema. Basta seguire i genitali. Nel bagno degli uomini ci vanno quelli che in mezzo alle gambe hanno il batacchio».
E nel bagno delle donne tutte quelle senza batacchio…
«Esatto, è la funzione quella che conta».
E fare un bagno per i trans?
«Bisognerebbe farne due, uno per gli uomini che credono di essere donne e uno per le donne che credono di essere uomini. Come la mettiamo se un uomo che crede di essere donna incontra una donna che crede di essere uomo?».