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 2024  marzo 30 Sabato calendario

Intervista a Flavio Briatore


Flavio Briatore, ha avuto paura?
«Sì, è la verità, ho preso uno spavento. Ero andato al San Raffaele per un check up concordato da tempo, ero felice e tranquillo, senza immaginarmi nulla».
Il pensiero che l’ha angosciata di più?
«Lasciare mio figlio: ha solo 14 anni, è ancora piccolo».
Quello che l’ha sostenuta?
«Sempre lui. Ma devo ammettere che non ho avuto grandi pensieri: ero concentrato sulle dimissioni e sul restare in vita. Dobbiamo vivere anzitutto per noi stessi».
Ha pregato?
«Sì. Noi esseri umani siamo egoisti, in quei momenti ti aiuta tutto. Però voglio al più presto andare nella Cattedrale di Monte Carlo, lo sento».
L’ex manager della Formula 1, fondatore e coproprietario, con Francesco Costa, della holding del lusso Majestas, parla con un velo di stanchezza nella voce dalla sua casa monegasca. Del resto, sono passati appena dieci giorni dall’intervento al cuore che gli ha salvato la vita, all’ospedale San Raffaele di Milano.
Quando le hanno detto che c’era un tumore?
«Il 14. Dovevo prendere dei beveroni per la colonscopia e la gastroscopia, ma il professor Zangrillo è venuto e ha interrotto tutto: “Dobbiamo addormentarti per una verifica, dalla Tac abbiamo visto una cosa che non ci piace nel cuore”. Quando mi sono svegliato, l’analisi era chiara: tumore benigno, da operare subito».
È tornato a Monaco.
La diagnosi
Zangrillo mi ha detto: dobbiamo addormentarti per una verifica, la Tac mostra una cosa che non ci piace. Al risveglio ho saputo: dovevo operarmi
«Il 18 era il compleanno di Nathan Falco. L’ho festeggiato con la madre, il mattino dopo sono tornato al San Raffaele: alle 14 mi hanno operato».
Suo figlio si è spaventato?
«Sì, perché la sera dell’intervento ero completamente fuori uso, in rianimazione, e lui continuava a chiedere alla madre di potermi parlare prima di andare a letto».
Quando lo ha sentito?
«Il giorno dopo gli ho mandato un messaggino e lui si è rasserenato. Voleva venire subito a Milano, ma non volevo che mi vedesse in quelle condizioni. Così gli ho chiesto di aspettare e di non saltare la scuola. È venuto domenica».
Dal vivo cosa vi siete detti?
«È stato un momento molto commovente, lui piangeva. È grande e grosso, è alto un metro e 88, ma ha il cuore di un bambino, è ancora piccolo. Si è molto emozionato».
Ha temuto di non farcela?
«In questi casi sei un po’ fatalista. La sanità italiana ha centri di eccellenza a livello internazionale, con i migliori chirurghi al mondo. Quando hai la vita in mano a gente così preparata quello che succede è un po’ il tuo destino. In un’operazione a cuore aperto non puoi farci nulla, devi essere ottimista per forza: è la testa che ti aiuta a guarire».
La testa e gli affetti. La sua ex moglie Elisabetta Gregoraci è sempre stata con lei.
«È stata molto carina, come Daniela Santanchè, che è venuta a trovarmi diverse volte, e altri amici: non li ho avvisati tutti, prima di ricoverarmi, perché avrei solo creato problemi all’ospedale, con l’attenzione su di me».
Gregoraci e Santanchè
La mia ex moglie Elisabetta Gregoraci
è stata molto carina, così come Daniela Santanchè, che è venuta a trovarmi diverse volte
La vicinanza di Elisabetta non era scontata.
«Lei farà sempre parte della mia famiglia, mi ha dato la cosa più importante che ho, mio figlio. Già solo questo merita tutto il mio rispetto».
Ha sentito anche Leni, la figlia avuta da Heidi Klum?
«Sì, certo. Addirittura è stato Falco ad avvisarla subito».
Sui social ha lanciato un appello per la prevenzione. C’è chi le ha risposto che la prevenzione è roba da ricchi.
«È vero, siamo dei privilegiati. Dovremmo tutti poter fare i check up. Ci sono cose per le quali centro, destra e sinistra dovrebbero essere uniti e una è il diritto alla salute».
C’è chi l’ha accusata di non pagare le tasse in Italia, ma di essere venuto a curarsi qui.
«Sono i soliti. Intanto per curarmi a Milano ho pagato, non l’ho fatto gratis. E l’ho scelto perché pur avendo vissuto in America, a Londra, in Francia, il livello degli ospedali italiani resta il più alto».
Quanto alle tasse?
«Le pago anche in Italia, esattamente come le pago in tutti i Paesi nei quali ho delle attività. Mi sono trasferito a Monte Carlo dieci anni fa, ma in Italia non vivo da 40 anni: da allora non ho più un conto corrente italiano! A Monaco ho 350 dipendenti, a Londra 200, li ho a Riad e a Dubai. In Italia spero di poterne assumere presto altri».
Rallenterà adesso?
La prevenzione
Ho fatto un appello alla prevenzione e sui social hanno scritto: roba da ricchi. È vero, siamo dei privilegiati, dovremmo tutti poter fare i check up
«No, sono robe che si dicono e non si fanno. E io so già che non lo farò. Dopo che ti succedono queste cose ricominci a fare la vita di sempre, anzi, ora meglio di prima perché ho un cuore nuovo».
Per Pasqua ha in programma qualcosa?
«Sì, di starmene bello tranquillo a casa. Un po’ di convalescenza la devo fare!».