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 2024  marzo 30 Sabato calendario

«Eurodeputati pagati da Mosca per disinformare»

BERLINO La domanda adesso è: chi sono gli eurodeputati pagati dai russi? Lo scandalo delle «interferenze di Mosca», o meglio dei parlamentari a libro paga del Cremlino per diffondere propaganda e fake news anti-Ue, arriva nella Bruxelles prepasquale. E dopo il Qatargate, a meno di tre mesi dalle elezioni europee di giugno, quest’ intrigo internazionale svelato dai servizi di Praga è un caso da maneggiare con estrema cura. Che ci siano deputati coinvolti, l’ha detto giovedì il premier belga, Alexander De Croo in Parlamento: «È venuto alla luce non solo che la Russia si è avvicinata agli eurodeputati, ma li ha anche pagati per promuovere la sua propaganda».
La commissaria Vera Jourová ha spiegato a Politico : «È la conferma di quel che sospettavamo: che il Cremlino sta usando canali sospetti spacciati per media, e denaro, per comprare influenza in modo occulto». La presidente dell’Europarlamento, Roberta Metsola, ieri ha fatto sapere attraverso il suo portavoce «di essere al corrente delle accuse» e di «stare esaminando» i singoli casi.
Il ruolo di Praga
Lo scandalo è esploso mercoledì. È stato il premier ceco Petr Fiala ad annunciare che è stata smantellata una «rete occulta» di Mosca, e che il suo Paese sta collaborando con i servizi di altri Paesi; il Belgio l’ha confermato poche ore dopo. Al centro del caso, il portale Voice of Europe che di europeo a dispetto del nome non aveva niente, anzi ospitava molti politici euroscettici. Gli articoli però erano spesso approssimativi, con errori tipici dei testi creati con l’intelligenza artificiale (come donne scambiate per uomini). Un esame dei servizi cechi ha scoperto che il codice sorgente era in parte scritto in cirillico: e si è cominciato a scavare.
Secondo il governo di Praga, dietro al sito c’è il noto propagandista ucraino e filo-Cremlino, Artem Marchevsky. Mentre il finanziatore è niente di meno che Viktor Medvedchuk, amico personale di Putin e arcirivale di Zelensky: l’oligarca dei media, arrestato da Kiev mentre tentava una fuga rocambolesca all’inizio della guerra e poi scambiato – un anno fa, su volere di Putin – per i comandanti del battaglione Azov. Voice of Europe, dice Praga, non era solo un canale spaccia-fakenews, ma la centrale da cui partivano i pagamenti agli eurodeputati. Quanto? Centinaia di migliaia di euro, scrive la stampa ceca e tedesca, in contanti e criptovalute.
Sei Paesi coinvolti
Il flusso si sarebbe diretto in sei Paesi: Polonia, Germania, Francia, Belgio, Olanda, Ungheria. L’Italia non è nell’elenco. Giovedì è entrato in azione anche il governo di Donald Tusk: perquisite abitazioni a Varsavia e Tychy, sequestrati due conti per circa 80 mila euro totali, arrestato un cittadino polacco per spionaggio.
Il sito Voice of Europe, fuorilegge a Praga, non è più visibile, ma lo sono i suoi canali social e i video su YouTube. Ovviamente, è partito l’esame dei politici intervistati. Due gli italiani: Matteo Gazzini (Forza Italia) e Francesca Donato (Democrazia Cristiana Sicilia Nuova), che negano ogni coinvolgimento, nonché di aver ricevuto denaro.
Il filone tedesco
A Berlino si sono accesi i riflettori sull’Afd. Per la ministra dell’Interno Nancy Faeser, «i tentativi d’influenza sono mirati soprattutto alla Germania». Secondo l’inchiesta dello Spiegel e del giornale ceco Deník N, il denaro sarebbe fluito verso l’Afd. Più precisamente, tra i primi nominati, c’è il membro del Bundestag Petr Bystron. Non un esponente qualunque: è il numero 2 alle europee dietro al capolista Maximilian Krah. I due hanno anche visitato insieme Medvedchuk quando era ai domiciliari a Kiev nel 2021. «Diffamazione», dice Krah, mentre Bystron ha già fatto causa. Ma se i pagamenti fossero confermati, per le rigide regole del finanziamenti ai partiti, l’Afd avrebbe un grosso problema in Germania.