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 2024  marzo 29 Venerdì calendario

Intervista a Linus

«La voglia di andare in scena mi è venuta prima del Covid, quando Bruce Springsteen si era preso un piccolo teatro di Broadway, il Walter Kerr e a un certo punto della sua carriera, dopo aver pubblicato la sua autobiografia, aveva deciso trovarsi in una situazione più intima a raccontare la sua vita... Non mi voglio paragonare, ma mi era sembrata un’idea bellissima. Certo, lui aveva un asso nella manica, ogni dieci minuti prendeva la chitarra e cantava». Pasquale Di Molfetta in arte Linus, direttore artistico di Radio Deejay, quell’asso non ce l’ha, ma porterà in scena la sua storia di ragazzo di provincia, i ricordi, le emozioni con le canzoni che hanno segnato la sua vita. Andrà in scena conRadio Linetti Live,regia di Massimo Navone, il suo Amarcord: debutta il 29 aprile al Teatro Alcione di Milano, dove resterà fino al 3 maggio, e poi tornerà sul palco dall’8 all’11 maggio. «Sono il classico esempio di timido compulsivo», racconta, «quando mi trovo in situazioni come queste andrei avanti a parlare per ore».
In realtà lei si era inventato “Radio Linetti” su Radio DeeJay.
«Qualche anno fa mi sono divertito sì, con il giradischi, mettendo i dischi che non mi capitava di proporre alla radio. E a un certo punto, quella trasmissione e l’idea di fare qualcosa in teatro si sono saldate. All’Alcione racconterò di me, della musica, delle storie delle canzoni che abbiamo amato, del mondo che ci gira intorno. Springsteen cantava e io userò un giradischi. La scena è semplice: ci sono io, alle mie spalle una libreria illuminata, piena di vinili, uno stile da negozio di dischi coreano».
Com’era nato il titolo “Radio Linetti”?
«Per più di vent’anni con gli Elio e le Storie Tese abbiamo fatto un programma alla radio Cordialmente.
Non so chi, credo Faso, mi chiamava Linetti, che poi è un nomignolo del mio nomignolo: Linus diventava Linetti, come la brillantina. Ho la casa piena di flaconi: chi mi seguiva me li mandava come omaggio, gli ascoltatori sono sempre affettuosi».
Guardando indietro si rivede ragazzo: che scopriremo?
«Mi sono ritrovato a guardare più da vicino le cose lontane, sono stato talmente preso dall’oggi in questi 50 anni di onesta professione, che il passato l’ho un po’ trascurato. Invece adesso sto riscoprendo il piacere di tornare indietro, spero di non cadere nella nostalgia, credo che ci si possa guardare alle spalle con affettuosa ironia. Prenderò in giro la mia famiglia, il mio mondo, mia sorella.
Io e Albertino siamo diventati famosi, ma il vero personaggio a casa era nostra sorella Antonietta».
Cosa fa?
«Una vita assolutamente normale, è casalinga ma è stata fondamentale per noi. Quando eravamo piccoli era la nostra prima supporter, ciaccompagnava in giro, alla radio».
In teatro guarderà in faccia il pubblico che l’ascolta.
«Volevo il contatto col pubblico. Alla spicciolata un legame ce l’ho subito, parlando della radio c’è uno scambio. Volevo mettere tutte insieme le persone, radunare un piccolo gruppo per un contatto intimo, diciamo così, ma allargato.
Mi incuriosisce la reazione».
Nessun timore?
«Sono un ragazzo – continuo a definirmi così anche se ho 66 anni – che non ha mai avuto paura. So che dovrò prepararmi bene, ci metto la stessa tensione e la passione di chi costruisce modellini».
È autore di sé stesso.
«Sto scoprendo il piacere di scrivermi la scaletta, è come fare uno slalom: sto buttando giù una serie di porte per lasciarmi spazio. Non ci saranno ospiti e preferirei che non venissero i miei amici. Non voglio rendere conto a nessuno».
Teme la nostalgia?
«La nostalgia è anche bella, ma la malinconia è un sentimento meraviglioso, qualcosa di caldo e intimo: è l’abbraccio di tua mamma, il calore che dovrebbe unire le persone. Sono un ragazzo di famiglia che sa anche incontrare i personaggi. Fa parte della vita, impari a capire chi hai davanti: alcuni ti deludono, altri ti sorprendono. Con altri ancora si fa finta di fare i vecchi amici».
Dopo che Amadeus ha detto no a Sanremo 2025, la Rai cerca soluzioni. Lei come lo farebbe?
«Tutti mi sembrano un po’ troppo drammatici. È vero, Amadeus ha fatto ascolti record ma c’è gente capace in giro, forse per Sanremo ci vorrebbero due persone. Siamo abituati a vivere il presentatore come il direttore artistico, invece potrebbe essere la volta buona che la direzione artistica è separata. Sarei capace di fare la direzione artistica, non so se avrei la stessa presenza sul palco. Amadeus è davvero una figura nazionalpopolare».
Ha contagiato mezza Italia con la passione per la maratona.
«Mica la posso abbandonare...
Quest’anno siamo stati a Torino, saremo a Bari il 21 aprile, a Viareggio il 5 maggio, a Treviso il 19 maggio e a Milano il 13 ottobre. Non sono un grande stratega ma sono bravo a coinvolgere le persone e a convincerle che bisogna provare a fare le cose. Per un lungo periodo sono stato in fissa con la corsa, col senno di poi, ero insopportabile».
Meno male che lo ammette.
«Mi ero fissato, ma mi piace condividere le mie passioni. Le maratone sono nate tipo goliardata: prima sono venuti in 2500, poi siamo arrivati a 40 mila partecipanti. Ci deve essere l’anima nelle cose che si fanno: siamo bravi a costruire l’impalcatura, contano l’impegno, l’entusiasmo e la credibilità. Ma se la Deejay Ten non avesse l’anima non sarebbe durata».