Estratti da fanpage.it, 27 marzo 2024
VITA, AMORI, OPERE DI LISA GASTONI, L’ATTRICE 89ENNE RAGGIRATA DAI VICINI CHE LE HANNO SOTTRATTO MEZZO MILIONE DI EURO APPROFITTANDO DEI SUOI DEFICIT DI MEMORIA - ALL'APICE DEL SUCCESSO MOLLÒ CINEMA E TEATRO: ''NON NE POTEVO PIÙ' – “MARIO CECCHI GORI? UN CAFONE, UN BRUTO CONVINTO DI POTERMI COMPRARE. MI BOICOTTO’ – TRUMAN CAPOTE E L'INVITO A CASA AGNELLI, LA “DELUSIONE” BERLUSCONI ("NON SONO MORALISTA: PER ME PUOI ANDARE ANCHE CON TRE CINESI OGNI NOTTE. MA BRUTTO STRONZO?, TU SEI IL CAPO, HAI UNA RESPONSABILITÀ'") – LE BORDATE A OZPETEK: “PURTROPPO È TURCO. È ARROGANTE E PIENO DI SÉ. NEI SUOI FILM GLI UOMINI SONO SEMPRE BELLISSIMI E LE DONNE MOSTRUOSE” -
"Siamo i suoi eredi". E si sono fatti consegnare mezzo milione di euro dalla vicina di casa, la nota attrice Lisa Gastoni. È così che una coppia ha raggirato la diva, classe 1935, fino a farsi nominare eredi universali. Ed è così che, una volta scoperto il sistema dei due, è dovuta intervenire anche la Procura di di Roma con una maxi inchiesta per circonvenzione di incapace. Sui due ex vicini di casa, per quanto avvenuto, pende un divieto di avvicinamento alla diva.
LISA GASTONI Malcom Pagani e Fabrizio Corallo per ''il Fatto Quotidiano'' pubblicata da Dagospia il 14 dicembre 2015 - Estratti https://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/lisa-gastoni-che-all-apice-successo-moll-cinema-teatro-non-ne-114914.htm
Lisa Gastoni ricorda che Mario Cecchi Gori, un poco, ambiva: “Il mondo del cinema era convinto che tra noi ci fosse una storia, ma io non l’avrei mai sfiorato neanche con un dito. E glielo dicevo: ‘Devi fartene una ragione, Mario. Non ho nulla contro di te, ma fisicamente non ti sopporto e non riesco ad averti a un metro di distanza’. Lui ascoltava e poi senza cambiare espressione rispondeva soltanto: “Cambierai idea’.
Era un bruto. Un cafone convinto di potermi comprare. Fece arrivare sotto casa mia un’Alfa Romeo con un mazzo di fiori sul sedile del passeggero e la chiave d’oro dentro. Telefonai immediatamente al concessionario: ‘Venite a prendervi la macchina’. Il proprietario ero sconvolto: ‘Ma signora Gastoni, è tutta accessoriata, è l’ultimo modello, c’è anche il mangianastri per la musica’. “Non voglio i fiori, non voglio gli accessori e neanche il mangianastri. La aspetto tra mezz’ora’.
Cecchi Gori se la legò al dito. Intimava alle produzioni di non ingaggiarmi: ‘Non vi azzardate’. Mi faceva terra bruciata intorno. Uno sforzo inutile. Con il tempo, in poco tempo, mi ritirai dalle scene spontaneamente e con grande sollievo”.
Lisa Gastoni disse addio a 45 anni, per il dolore di Truman Capote: “È stata la donna più conturbante del cinema italiano” e di tutti quelli che l’avevano ammirata in oltre 50 film sognando di esserle nipoti in Grazie zia di Salvatore Samperi.
“Capote non l’ho mai conosciuto, ma ricevetti un invito a cena da casa Agnelli perché lo scrittore, grande amico di Donna Marella, avrebbe avuto piacere di conoscermi. Dovetti rinunciare e una seconda occasione non ci fu. Se non ritiri certi biglietti, depennano il tuo nome dalla lista”. Lei tolse il suo dai titoli di testa: “E fu liberatorio. Io non ho amato il successo perché non l’ho capito. Ho lottato per averlo e quando l’ho ottenuto è subentrata una grande solitudine.
Ero a disagio, non ne potevo più. Dissi basta alla vigilia di una lunga e tristissima tournée teatrale con Luigi Squarzina. Andai in camerino e trovai mio marito: ‘Posso venire con te? Non voglio più fare l’attrice’. Pensava scherzassi e invece ero serissima. Sono stata lontana per 23 anni e cinema e teatro non mi sono mancati per un solo istante. Ho imparato a cucinare, a dipingere, a scolpire. Sono tornata a leggere, ho imparato a conoscermi”.
Perché recitare equivaleva a morire? Perché della vita non sapevo più niente. Leggevo solo copioni, passavo da un set all’altro, dominavano disagio e nevrosi. Non ne valeva più la pena.
(...) Il primo incontro con il cinema? Feci la bella ragazza in They who dare con Dirk Bogarde. Sul set c’era anche Akim Tamiroff, simpatico da morire e sposato con una moglie bellissima, proprio lui che somigliava a un bulldog. Mi vide e si avvicinò a Bogarde, “She’s beautiful”. Gli dissi di lasciarmi in pace e non so come a un certo punto venni sbattuta su una parete. Si accese la luce della cinepresa. Capii. Era un provino. Dopo quel giorno fu tutto rapidissimo. Improvvisamente ottenni contratti e proposte di lavoro.
E lo era? Ho avuto un’educazione anglosassone. E sono cose che non puoi scrollarti di dosso in 5 minuti. Non ero in grado di parlare in dialetto e lui infieriva: “È arrivata sua altezza”. Io pensavo e forse dicevo: “Ma vai un po’ a fare in culo pure tu”.
Primo matrimonio nel 1961. Una ragazzata. Mi sposai in Grecia, durò un soffio. L’unico vero uomo della mia vita è stato Claudio. Ce l’ho accanto da decenni.
Nonostante i tanti corteggiatori. Non mi sono fatta mancare niente. Gli uomini mentono sapendo di mentire. Io l’ho capito presto.
Nastro d’argento e primo grande successo con Carlo Lizzani in Svegliati e uccidi. Venne a cena due mesi prima di buttarsi dalla finestra. C’era tanta gente. Mi prese da parte: “Possiamo parlare un po’ per conto nostro?”. Ci siamo confessati. Aveva le lacrime agli occhi: “Io ti ho amata, sai?”. Di Carlo ero un po’ innamorata anch’io. Non ce lo siamo mai detti, forse è meglio così.
Cos’altro le disse Lizzani? “Sai Lisa? Io non ce la faccio più a vivere, non ho più risorse, sono sfinito”. “Non devi dire così, sei stato paziente, puoi reggere ancora”. In fondo la sua carriera era già finita da un pezzo. Allora rilanciai: “Facciamo una cosa insieme?”. Si animò: “Davvero?”. “Ma certo, anche una cosa piccola, anche se non ci danno soldi. Lavoriamo gratis”. Non c’è stato tempo.
Le dispiace essere ricordata soprattutto per Grazie Zia? Il successo di quel film non l’ho mai capito. Rimane un mistero. Ero morboso e bizzarro, ma non avrebbe dovuto fare una lira. Invece, non so come, riempì i cinema.
Come arrivò a interpretare la seduttiva Lea in quel film di Samperi? Ero sul set de L’ultimo gladiatore di Umberto Lenzi, in Tunisia. Terzo aiuto regista, si agitava un omino con gli occhi azzurri: Enzo Doria, poi coproduttore de I pugni in tasca. Portava il caffè e le sigarette: “Signora, se un domani dovessi produrre un film lei lo farebbe?”. Io ero sotto contratto e dissi di sì per pura gentilezza: “Mi porti un copione, lo leggerò senz’altro”.
E il copione arrivò. All’epoca ero pagata mensilmente. Ricevevo copioni insulsi, li rimandavo indietro e rifiutando ogni proposta e interpretando un solo film all’anno per contratto, avevo già una solida nomea di pazza irrimediabile.
Veramente? “La Gastoni è felice solo quando dice no” sosteneva la mia agente. Debuttavo comprensiva: “La sceneggiatura è bella” e poi al dunque: “Allora il film lo fai?” scappavo sempre: “Neanche per idea”. Fu allora che arrivò il copione, anzi il quaderno di Grazie Zia. Mi folgorò.
(...) Lei è di destra? Ho sempre votato Pci. Poi hanno scelto Prodi, il più democristiano di tutti e allora ho creduto in Berlusconi. Grande delusione. Il re buffone che si porta in Sardegna le ragazzine per farsele. Non sono moralista: per me puoi andare anche con tre cinesi ogni notte. Ma brutto stronzo?, tu sei il capo, hai una responsabilità. Un contegno minimo devi tenerlo. Berlusconi si è fatto fregare dalla grandeur e non ha capito un cazzo. Peccato perché è capace e anche simpatico.
La sua migliore interpretazione? Non mi sono mai rivista, non me ne è mai fregato niente. Quando chiudo, chiudo. Mi sono riconosciuta un’unica volta, ne I diafanoidi vengono da Marte, un folle film di Antonio Margheriti. Scendevo da un accrocco con la carta stagnola in testa e il volto coperto. Dissi a mio marito: “Sono proprio io”.
È un paradosso. Non amare la mia immagine è stata una tragedia. Se fai l’attore, sei fottuto. Ma sono così, non sono mai stata capace di entrare in una stanza e dire: “Eccomi qui”.
Ora è alla quinta stagione della serie L’onore e il rispetto prodotta da Alberto Tarallo, ma al cinema, tornò con Cuore Sacro di Ferzan Ozpetek. Un grande talento, purtroppo è turco.
Come scusi? Lo stimo tanto, ma è arrogante e molto pieno di sé. Nei suoi film gli uomini sono sempre bellissimi e le donne mostruose. Ma non è per il taglio di alcune mie scene che non ci siamo amati. È per carattere. Siamo troppo diversi. Al secondo giorno di riprese me ne volevo andare. Sapete cosa diceva mio padre?
(…)