ItaliaOggi, 26 marzo 2024
Periscopio
Strage a Mosca firmata Isis.il Giornale.
Un colpo grave all’immagine del regime, che si propone come l’unico in grado di difendere i russi dalle minacce esterne e interne, e che si fa sfuggire, in una città piena di telecamere e poliziotti, un commando armato fino ai denti. Anna Zafesova, La Stampa.
Se si scoprisse che c’è Kiev dietro l’attacco gli organizzatori dovrebbero essere eliminati spietatamente. Dmitry Medvedev, Telegram.
Washington: «L’Ucraina non c’entra». Zacharova: «Come fate a saperlo?». il Fattosky quotidiano.
Tutti e quattro gli autori diretti dell’attacco terroristico, che hanno sparato e ucciso persone, sono stati arrestati. Cercavano di nascondersi e si dirigevano verso l’Ucraina, dov’era stato predisposto un varco dal lato ucraino per attraversare il confine. Vladimir Putin.
Quegli individui avevano le sembianze di islamisti. Ma bisogna dire che Russia (…) ha delle ottime relazioni con tutti i Paesi musulmani. Questo fa sospettare che l’attentato potrebbe essere stato organizzato da Kiev, da Zelensky, con l’obiettivo di garantire forniture di armi in grandi quantità all’Ucraina. Sergey Markov, «ex consigliere di Vladimir Putin e suo fervente sostenitore» (Giovanni Pigni, La Stampa).
L’Fsb, successore del Kgb, indaga da tempo su gruppi d’estremisti islamici. Quindici giorni fa il servizio di sicurezza ha comunicato d’aver sventato un attentato a una sinagoga di Mosca e d’aver ucciso in uno scontro uomini dell’Isis provenienti da «una cellula afghana». All’inizio del mese, sei guerriglieri islamici erano stati eliminati in Daghestan, una delle Repubbliche musulmane del Caucaso. Proprio due settimane fa, in concomitanza con gli eventi resi noti dall’Fsb russo, l’ambasciata Usa aveva lanciato un avviso a tutti gli americani invitandoli a evitare per 48 ore assembramenti «anche in teatri» per il pericolo d’azioni violente. Fabrizio Dragosei, Corriere della Sera.
«Cosa ci facevi al Crocus?». «Ho sparato», dice uno con la faccia premuta a terra da un agente che lo tiene per i capelli. «A chi?». «Alle persone». Perché? «Per soldi». Dice di avere 26 anni, e di aver ricevuto solo metà della somma in anticipo. Un altro parla con una fasciatura al volto: in un video precedente, a terra, urlava mentre gli tagliavano l’orecchio e glielo facevano mangiare. Paolo Brera, Repubblica.
Sabato, sui social media russi, è stato fatto circolare un video che riprenderebbe un programma televisivo ucraino, dove il segretario del Consiglio di sicurezza e della difesa nazionale, Alexei Danilov, avrebbe ammesso i coinvolgimento di Kiev nell’attentato. Il video è stato diffuso dal programma russo 60 Minut e risulta essere un deep-fake generato con l’intelligenza artificiale. Repubblica.
L’attentato dimostra che (…) i servizi di sicurezza russi e l’esercito, quando si tratta di proteggere il loro territorio, continuano a essere carenti. Lasciano scoperte le difese aeree nelle aree di confine e i droni e i missili ucraini riescono a colpire la regione russa di Belgorod. Ignorano le informazioni d’intelligence straniere che avvisano d’un attentato imminente e le chiamano ricatti. Il protettore della Russia continua a indebolire il paese. Micol Flammini, il Foglio.
Gli 007 di Kiev parlano di un «auto-attentato». Massimo Giannini, Repubblica.
31 agosto 1999. Una prima bomba in un centro commerciale di Mosca uccide una persona e ne ferisce 40. Poi il botto: il 4 settembre un’autobomba fa esplodere un edificio d’appartamenti a più piani a Buinaksk, in Daghestan, dove vivono i militari russi e i loro parenti. I feriti sono 164 e i morti 64, di cui 23 bambini. (…) Cinque giorni dopo un nuovo attentato. Le due esplosioni nella capitale russa causano 212 vittime e 350 feriti. Una bomba uccide 17 persone a Volgodonsk il 16 settembre 1999. (…) I dubbi sorgono dopo l’ultimo incidente, avvenuto a Rjazan’ il 22 settembre: i residenti d’un grattacielo di 13 piani osservano due uomini che scaricano dei sacchi nel seminterrato. La polizia scopre una bomba con un timer impostato sulle 5:30 del mattino e un rilevatore esterno. Ma quando il duo viene catturato, salta fuori che si tratta di agenti dell’FSB, i quali vengono subito rilasciati su ordine di Mosca. bluewin.ch
Il 24 settembre, in un’intervista a NTV, il direttore dell’FSB Patruev proclama: «A Rjazan’ non c’è stata né è stata sventata alcuna esplosione. Si è trattato di un’esercitazione. I sacchi contenevano zucchero...». Anna Politkovskaja, Per questo, Adelphi 2022.
Molti sono i fronti: non c’è solo uno scontro tra l’Occidente e il resto del mondo. (…) Il populismo è prima di tutto il nostro nemico interno che attacca noi stessi e i nostri sistemi democratici. Come negli anni Trenta, è innanzi tutto un prodotto occidentale. Tutti sappiamo quale grave pericolo possa rappresentare l’elezione, il prossimo novembre, di Donald Trump. Pericolo per la democrazia americana, per l’Alleanza Atlantica, per noi europei e, ovviamente, per l’Ucraina. Riuscite a immaginare un mondo con Trump da una parte e Le Pen dall’altra? Lo scenario è tutt’altro che inverosimile. Ecco, dunque, perché la prima linea del fronte è in Ucraina, dove è in gioco il nostro futuro. Il futuro dell’Europa, dei nostri interessi fondamentali e della democrazia. Bisogna (…) fare di tutto perché la Russia non prevalga e perché abbia la meglio il diritto internazionale. L’altra linea del fronte è la guerra che l’islamismo sta combattendo contro di noi e la cui matrice è l’odio antiebraico. Manuel Valls, ex premier francese (Linkiesta).
Il maggiore avamposto putiniano in Italia sta venendo giù col terreno che sta mancando sotto i piedi dell’ex Capitano, ormai commissariato da una specie di comitato di salute pubblica. (…) L’effetto di tutto ciò è che il partito putiniano sarà interamente identificato a sinistra, nel «circo Santoro», nei bonelliani con Nicola Fratoianni, e in zone ben note del Partito democratico. Mario Lavia, Linkiesta.
L’ex pm [e governatore pugliese Michele Emiliano] sul palco a fianco del sindaco racconta: «[Decaro] fu minacciato e andammo insieme a casa della sorella del boss della città vecchia. Le dissi: “Questo deve lavorare. Te lo affido”». La Verità.
Clamoroso aneddoto dal sen fuggito (che «richiamar non vale»). O della trattativa Stato-mafia famosa. Dal web.
Il puritano è chi ha commesso tutti i peccati che denuncia negli altri. Roberto Gervaso.