la Repubblica, 26 marzo 2024
Ora un pezzo di Lega gioca contro il leader
Alla ormai ex sezione di Paullo, chiusa perché la segretaria e tutti gli iscritti (14) sono usciti dal partito, hanno tolto tutto, bandiere, manifesti e sticker, giornalini, camicie verdi, lasciando un solo cimelio: un ritratto fotografico di Umberto Bossi, vecchio di 30 anni. In questo paesone alle porte di Milano, 11 mila abitanti, succede quello che sta avvenendo da parecchie parti in Lombardia, la terra delle origini del Carroccio. «Vedrete, tanti altri addii ci saranno dopo le Europee, resterà un giocattolino, un guscio vuoto, nelle mani di Matteo Salvini e dei suoi fedelissimi», è il pronostico di Nicole Pignarca, 28 anni, la segretaria dimissionaria, che in passato aveva lavorato nello staff leghista alla Camera ed è militante da quando aveva 16 anni. Una specie di tradizione familiare, con il papà Renato anche lui per 20 anni leghista, consigliere comunale a fine mandato. «Ho dedicato tempo, fatica e sacrificato me stesso a favore di un ideale nel quale credevo. Ora è tutto cambiato...», dice.
Possono anche sembrare cose piccole, ma un certo fastidio lo danno, se è vero che dopo la chiusura della serranda (laclaire, come si chiama a Milano) in diversi parlamentari del territorio si sono affrettati a condividere sui social la fotografia di un gruppo di persone (18) con lo striscione “Lega Paullo”. Come a dire, tutte chiacchiere, i militanti li abbiamo ancora. «Bello striscione – replica Pignarca – ma quelle ritratte dietro sono persone di Erba, Pantigliate, San Giuliano, San Donato, Cernusco, Melegnano, Senago, Cinisello Balsamo, tranne che di Paullo». Qualcuno se ne va, qualcun altro resta e protesta, sempre con gli striscioni. Nelle ultime settimane ne sono apparsi diversi: a Pontida, su una statale in Val Camonica, sulla superstrada Milano-Meda, l’ultimo a Monza. Tutti contro il cerchio magico di Salvini, ma in quello monzese c’era un dettaglio in più, una scopa appesa accanto e che suona come un oscuro presagio. La ramazza è infatti un chiaro richiamo alla famosa notte delle scope: l’oggetto stava per la richiesta di pulizia, capeggiata da Roberto Maroni, contro un altro cerchio magico, quello di Bossi. Era il 10 aprile 2012 e al capannone della fiera di Bergamo andò in scena la detronizzazione del Senatur. I militanti avevano acquistato le scope, 3,50 euro l’una, poco lontano; bersaglio delle proteste erano Renzo Bossi, Rosy Mauro e il tesoriere Francesco Belsito, in primis, accusati di gestire i fondi del partito per i propri tornaconti. L’è ura de netà fò ol polér, cioè è ora di pulire il pollaio, recitavano alcune magliette con la scopa indossate per la fatidica occasione.
E quindi rieccoci qui, con i miracolati di Salvini – così li chiamano i piùincattiviti – che ieri stavano con le scope e adesso invece sono accusati di aver creato un altro cerchio ristretto attorno al grande capo. «L’ideale leghista non merita di essere soppresso per colpa di qualche arrivista nominato disposto a svendere la nostra storia per una poltrona. Lo statuto della Lega prevede che i congressi si svolgano ogni tre anni: ne sono passati nove dall’ultimo congresso nazionale della Lega Lombarda. È tempo di tornare a rispettare le regole. O forse il cerchio magico ha paura di andare a casa?», hanno scritto gli autori (anonimi) in un comunicato poi rilanciato da Paolo Grimoldi, ex deputato e ultimo segretario eletto della Lega Lombarda. Assieme a Bossi, Grimoldi anima il Comitato nord, la minoranza interna al Carroccio. Anche su questo striscione però non c’è una verità condivisa, perché la segretaria di Monza, Roberta Gremignani, nega che ci sia di mezzo la sua sezione. «Noi domenica eravamo in piazza in mezzo alla gente, non so chi siano gli autori del gesto», sostiene lei. Di sicuro va detto che il recente caso Da Re, cioè Gianantonio, l’eurodeputato veneto cacciato dopo 40 anni di militanza dalla “Lega per Salvini premier” per aver dato del cretino a Salvini, non aiuta a esprimersi liberamente.
Anche per questo motivo Bossi si limita a ricevere visite e dispensare consigli, e non solo ai ribelli conclamati, dalla sua villetta di Gemonio. Tra poco ricadono i 40 anni dall’atto di fondazione della Lega autonomista Lombarda, da via Bellerio non ci si è prodigati per ricordare l’evento, mentre sui territori c’è chi si organizza, tipo la risottata in piazza a Varese, città epicentro del primo Carroccio, sperando che l’ideatore dell’Alberto da Giussano si faccia vedere. Di sicuro Bossi continua a intendersi con chi oggi fa apertamente campagna contro il Carroccio, come per esempio l’ex ministro Roberto Castelli, oggi alleato con Cateno De Luca nel “Fronte della Libertà”. Il mondo autonomista, dentro e fuori la Lega, spera in qualcosa di non ben definito, comunque un terremoto riunificatore. Di certo c’è solo il nemico: Salvini.