il Giornale, 26 marzo 2024
Intervista ad Antonio Ricci
«Sui fuorionda non sono io che carpisco, siete voi che la state facendo fuori dal vaso. Io non sto rubando niente». Eccolo qui Antonio Ricci, 73 anni, mago della tv, padre di Striscia la notizia. A lui la parola
Il politicamente corretto dilaga. È un problema? Ha cambiato la Tv?
«Sì, ha cambiato la Tv. Tutti oggi stanno molto più attenti. A volte anche a ragione. Io, comunque, non ne tengo conto e non mi sento danneggiato».
Non si lamenta?
«No, io non mi sento Fabio Fazio. Quindi non mi lamento mai».
Ogni tanto però qualcuno protesta
«Sì, quella volta che Michelle Hunziker fece la cinese con gli occhi a mandorla ci fu una polemica mondiale. Ditte asiatiche volevano levare la pubblicità a Publitalia».
Lei si è guadagnato il diritto di essere libero in Tv. Molto più di altri suoi colleghi. Come ha fatto?
«Questa libertà me la sono presa. Ho detto all’azienda: se reco dei danni pago io. Così con l’azienda ci siamo trovati».
Ha pagato spesso?
«Mai».
Ma lei ha la verità in tasca?
«No. Mai. Io parto senza pregiudizi. Ho sempre lavorato così. Sento sempre l’altra campana. Per me è fondamentale questo. Sia per fare informazione sia per fare satira. Chi non si aspetta l’inaspettato non scoprirà mai la verità (Eraclito)».
Qualcuno di importante l’ha mai chiamata per bloccare un servizio che stava andando in onda?
«Stavamo per mandare in onda, una volta, un servizio su un canile. Eravamo andati lì e avevamo trovato un cane morto e delle ossa sparse. Mi chiamò il proprietario e mi disse: Le cose non stanno come lei crede. Deve essere qualcuno che mi ha fatto questo trabocchetto. Mi hanno buttato il cane morto dentro il canile insieme alle ossa. Io ci ho creduto e ho bloccato il servizio. Dopodiché è intervenuta la magistratura e si scoprì che questo signore aveva ragione. Era stata una mascalzonata dei concorrenti».
Ma interventi di potenti mai?
«Loro pensano che io li registri e quindi non si azzardano. Triangolano qualche volta. Però la triangolazione fa loro perdere tempo e, quando arriva il messaggio a noi, siamo già andati in onda».
Quindi niente compromessi?
«Tranne uno. Il venerdì cerco di non mandare in onda servizi sui politici. Per non aver polemiche e rotture di scatole durante il week end...».
Ma in fondo finire su Striscia ormai è una consacrazione, non crede?
«Lo vada a spiegare a Crosetto».
D’Alema non l’ha mai cercata?
«No, D’Alema non ha mai chiamato. Però si lamentava quando lo prendevamo in giro perché soffiava nei pugni chiusi (fu fu). Diceva che danneggiavamo il suo carisma».
E per l’inchiesta sulle armi alla Colombia?
«No, su quello no. Si è arrabbiato per la presa in giro, non per le armi. Sulle armi nessun tentativo di bloccarci. Però fummo sommersi dal silenzio dei grandi giornali e di molte Tv. Evidentemente qualcuno si era mosso».
Chi?
«Non so, proprio non so. Forse Leonardo».
Chi si offende di più, i politici di destra o di sinistra?
«Dipende dalle singole persone. Per dire: Andreotti era felice. Forse. Però io so che a nessuno piace essere preso in giro. Quelli che sembrano contenti è solo perché fanno buon viso a cattivo gioco».
Qualche nome di politico che si è arrabbiato molto?
«Spadolini, Gasparri e tanti altri».
Quando consegnate il Tapiro?
«C’è chi lo accetta. Chi fa la vittima. Chi pensa che sia un’onta».
Lei è stato autore di Grillo?
«Facevamo battute sui socialisti che erano terribili. Ogni tanto succedeva il putiferio. Ma, se succedeva, c’era una ragione: la strumentalizzazione. Una volta Grillo raccontò la storia sui socialisti in Cina e scatenò l’ira di dio. Io credo che scattò il finimondo perché il finimondo in quel momento faceva gioco a Craxi. Successe anche con Fini, una volta. Uscì fuori il filmato della fidanzata, Elisabetta Tulliani, con Gaucci. Prima lo mandò in onda Blob. Poi la mandammo noi e apriti cielo. Fini cercò di convincere tutti che fosse una manovra berlusconiana!».
I fuorionda sono o non sono violazione della privacy?
«Secondo me no. Non sono voci carpite. Non sono un’intercettazione telefonica o ambientale. Il fuorionda avviene con persone che sanno benissimo di avere un microfono al collo. Chi parla sa che le registrazioni non sono più controllabili. Non sono io che carpisco, siete voi che la state facendo fuori dal vaso. Io non sto rubando niente».
Spesso l’espressione «sei una Velina» viene utilizzata per svilire una donna. Sbaglio?
«Grazie al politicamente corretto non si può più dire. Perché diventa offensivo per le Veline».
Ma anche lei, quindi, vede nel ruolo delle Veline la mortificazione della donna?
«Sulle Veline ci ho provocatoriamente marciato per anni. Non me le sono inventate io perché tutto ciò che facciamo è parodia».
Chi le ha inventate se non lei?
«Le Veline non sono altro che la bionda e la bruna di Pippo Baudo. Rappresentano quegli stereotipi utili alla televisione ma soprattutto al mondo dell’editoria. Il primo anno di Striscia, le Veline le chiamavamo Espresso e Panorama». Erano utilizzate dai giornali perché la donna mezza nuda in copertina faceva aumentare le vendite».
Qual è un valore irrinunciabile per lei?
«Il tentativo di cercare la verità. E mentre lo dico un po’ mi vergogno».
Per quale motivo si vergogna?
«Perché poi penso: Quale verità? La mia. Non esiste una verità assoluta».
La questione morale esiste?
«A Striscia l’unico che può dire vergogna a un altro è il Gabibbo in quanto pupazzo. Perché penso che fra gli uomini dirsi vergogna faccia abbastanza ridere».
Secondo lei nella vita la coerenza è un valore o un’ipocrisia?
«Io tendo alla coerenza pur sapendo che c’è una scuola di pensiero che dice che chi non cambia idea è uno stupido».
Lei non cambia mai idea?
«Sulle cose fondamentali tendo a non cambiare idea anche rischiando di passare per stupido».
Lei tende a prendersi molto sul serio?
«Penso che l’ironia sia un grandissimo strumento da utilizzare su di sé e sugli altri. Fondamentale non prendersi troppo sul serio: divertire molto il prossimo può essere peccato, ma annoiarlo a morte deleterio». (ride, ndr)
Dei maestri sempre pronti a salire in cattedra a fare la morale cosa pensa?
«Noi non abbiamo il ditino. Da noi è tutto punto di domanda. Nella scenografia di Striscia non a caso ho scelto le onde che rappresentano il punto di domanda e non la rigidità di un punto esclamativo».
Crede alla politica o pensa che la politica sia una finzione?
«Credo alla politica nel senso più alto della parola, ma credo anche alla finzione dello spettacolo. Il guaio è quando si invertono i ruoli».
Se dovesse definire Berlusconi?
«Un uomo naturalmente molto intelligente. E velocissimo».
Ricci, non mi dica che non ha pensato di consegnare un Tapiro al governatore della Puglia Emiliano dopo quello che ha detto sul palco a Bari
«Secondo lei non ci ho pensato?».
Non avevo dubbi.
«Il governatore Emiliano il Tapiro lo meriterebbe non solo per ciò che ha detto, ma per il complesso della sua attività. Abbiamo pensato nel caso di farlo peloso per via della vicenda delle cozze pelose... Vedremo».
Ma lei che idea si è fatto di questa vicenda?
«Una comica. Ma cosa gli è saltato in testa a Emiliano? La spiegazione più logica che mi sono dato è che abbia voluto bruciare Decaro. Non si capisce perché non dirglielo prima di salire sul palco concordare subito dopo».
E la foto che ritrae il sindaco Decaro sorridente accanto a una delle sorelle del boss Capriati?
«Mi ricorda molto la vicenda di Vendola. Lui giurò di non conoscere il giudice che lo aveva assolto e poi spuntò la foto che li ritraeva a pranzo insieme. In Puglia dopo le foto dei trulli, anche quelle dei citrulli».