Giovanna Cavalli per il Corriere della Sera - Estratti, 25 marzo 2024
“OLGHINA DI ROBILANT SAPEVA FAR L’AMORE, MI HA CONSUMATO, ERO RIDOTTO A 55 CHILI, SONO SVENUTO IN SALA DI REGISTRAZIONE, MI FECERO INIEZIONI DI SUPRADYN” – DONNE, BOLLORI E MOTORI DI BOBBY SOLO: "ALL’EUR CON LITTLE TONY E SUO FRATELLO FACEVAMO LE CORSE COME IN "GIOVENTÙ BRUCIATA", LUI AVEVA UNA STUPENDA FERRARI SCAGLIETTI" – BATTISTI E LA FRITTATA DI CIPOLLA – LO SCANDALO AL FESTIVAL PER AVER CANTATO IN PLAYBACK - “RIMASI SENZA VOCE. LA SERA PRIMA ERO STATO AL NIGHT CON LITTLE TONY FINO ALLE QUATTRO DEL MATTINO, BALLAI CON LE ENTRAINEUSE, AVEVO 18 ANNI. MA LA VERITA? ERA CHE…”
(…) Era il 1964. Al Festival cantò in playback e fece scandalo. «Rimasi senza voce». La sera prima era stato al night con Little Tony. «Fino alle quattro del mattino, ballai con le entraineuse, avevo 18 anni, le donne fino ad allora le avevo viste solo in foto. Ma la verità era che ebbi una crisi di panico. Ero timido e insicuro. Avevo ascoltato le prove di Paul Anka e al suo confronto mi sentivo una nullità. E pure i miei discografici mi trattavano come un disgraziato, confinato in una cameretta nel sottoscala dell’hotel Royal, senza bagno. Dopo la prima serata però – e 350 mila ordini del disco – fui promosso alla suite. Vendette 2 milioni e mezzo di copie in Italia e 12 nel mondo».
Si pettinava come Elvis. «Con il Tenax della Roger& Gallet, quando si induriva ti riempiva di forfora le spalle». Copiò borchie e frange. «Scherza? Elegantissimo, mi vestivo dal sarto in via Bissolati, lo stesso di Cary Grant e Richard Burton, ero un figurino, pesavo 68 chili». A spasso con Celentano. «Soffriva d’insonnia come me, passeggiavamo fino alle cinque del mattino. Quando abitava alla Maggiolina, a Milano, si era costruito un maneggio, gli piaceva montare a cavallo. Io restavo a giocare a ping-pong con Claudia Mori».
Chissà che guadagni. «Magari. Vanoni, Gaber e Jannacci prendevano il 6 per cento, io il 2, mi hanno fregato. Però con Una lacrima sul viso in sei mesi mi sono comprato la villa all’Eur, 50 milioni di lire cash. I soldi li teneva mamma. “Sennò li butti via”». Si truccava gli occhi. «Per Se piangi, se ridi chiesi a due giovani estetiste di mettermi il rimmel come Elvis. Esagerarono. L’anno dopo, al Cantagiro, giravamo su un pulmino. Qualcuno ci scrisse sulla fiancata: “Signorina Solo”. Mamma si arrabbiò e gridò dal finestrino:”P orta tu sorela, te fasso veder mi chi xe mi fijo”».
Donne & Motori. «In tre anni cambiai 47 macchine. La prima fu una Mercedes color crema, poi una argento. Ricomprai la Jaguar 4200 nera di Carlo Ponti. Ci andavo a Ostia, con i jeans e a piedi scalzi, mi rimettevo al volante bagnato e pieno di sabbia. Con la Cadillac cabrio tornai da Sanremo a Roma. C’era la fila per la neve. Impaziente, per gli ultimi 15 km mi feci largo sulla destra, sbattendo contro il guard-rail e contro i camion incolonnati, l’ho distrutta, ero pazzo».
Le sfide notturne. «All’Eur c’era una strada dritta e lunga che finiva su un dirupo di 6 metri. Con Little Tony e suo fratello facevamo le corse come in Gioventù bruciata, lui aveva una stupenda Ferrari Scaglietti». Motori & Donne. «Mi sono divertito e ho fatto divertire. Che storia, con Olghina di Robilant, la regina della Dolce Vita. Sapeva fare l’amore. Mi ha consumato, ero ridotto a 55 chili, sono svenuto in sala di registrazione, mi fecero iniezioni di Supradyn». Nel 1967 sposò Sophie. «Ballerina francese, bellissima. C’era più attrazione fisica che sentimento. Gli altri nelle donne guardavano il seno, il sedere, io le gambe».
Poi finì. «Quando la mia carriera è andata giù, mi rimproverava. Per non litigare me ne sono andato». Più traditore o tradito? «Ho messo le corna e le ho prese. Non mi sono mai nascosto: se mi piaceva un’altra, lo dicevo. Una mia fidanzata si dava molto da fare. L’ho trovata alle 5 di mattina che fumava marijuana con tre surfisti. Non ho fatto scenate, troppo cinico. Arrivederci e via». L’amicizia tra maschi. «Con Little Tony c’era fratellanza. Si commosse quando mi vide arrivare a Sanremo, timido, 10 mila lire in tasca, un cappotto da marinaio allungato tre volte da mamma. Mi prese sotto la sua ala, mi pagò pranzi e cene». Avete mai litigato? «Non noi, i nostri manager. Lui costava 10 milioni per una serata, io 6, nei paesi con pochi soldi prendevano me».
E per una ragazza? «Mai. Sua moglie Giuliana era bella, prendeva il sole senza reggiseno, guardavo solo». Due opposti. «Lui preciso, sempre pronto e pettinato, io ritardatario e con i capelli tipo Pappagone. Un giorno mi convocò alla sua villa. Lo trovai in calzamaglia nera e scaldamuscoli rosa. “Ma che fai?”. Cantò un pezzo di Michael Jackson. “Va di moda”. “Lascia perdere”. Girava per Trastevere con una Cadillac bianca comprata a Brooklyn. Gli gridarono: “Ma ‘ndo vai co’ sto secchio?». Iva Zanicchi. «Girammo un servizio fotografico all’Idroscalo di Milano, su un pattino, era una fabbrica di zanzare. Lei aveva un maglioncino rosa, scollato, la sbirciavo di nascosto». Al Bano. «Un tesoro. Al ristorante Il Dollaro, sempre a Milano. venne al tavolo questo camerierino magro e con gli occhiali a portarmi la pizza. «Un giorno sarò famoso come lei».
Lucio Battisti. «Girava con una 50o rossa targata Rieti, veniva da mia madre a mangiare la frittata di cipolle. Timido e riservato». Claudio Villa le disse... «A’Bobby, se nascevi in America diventavi qualcuno». Elton John. «Lo incontrai a un bar di Tokyo, capelli arancio e verdi, vestito da pirata, zatteroni, parlammo tre ore di rock». Fats Domino. «Stesso posto. C’era la settimana della cucina italiana. Mi vede passare e mi fa: “Mangia con me”. Si raccomanda: «Non mettere mai i soldi in banca”. Apre un borsone, è pieno di diamanti e rubini». Sta con Tracy da 29 anni. «La incontrai su un volo per New York, era una hostess. Mi sono innamorato delle sue fossette, come un diciottenne e ne avevo 50. “Se non avessi 26 anni di più ti sposerei”. “E perché non me lo chiedi?”»