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 2024  marzo 25 Lunedì calendario

LA SOLITUDINE DELLA DUCETTA - DIETRO LE MANGANELLATE DI MARINE LE PEN ALLA MELONA NON C'E' LO ZAMPONE DI SALVINI MA LA LEADERSHIP DELLA DESTRA EUROPEA - LA DUCIONA PARIGINA, CHE GUIDA IL PRIMO PARTITO DI FRANCIA E PROSSIMA COMPETITOR PER L'ELISEO, HA SOLO VOLUTO RIVENDICARE: "CARA GIORGIA, LA DESTRA EUROPEA SONO IO! TU SEI SOLO LA PORTABORSETTE DI URSULA!" - MELONI BRIGA PER LA RICONFERMA DI VON DER LEYEN MA I SUOI ALLEATI CONSERVATORI SONO CONTRARI: PIS, VOX, ZEMMOUR, ORBAN - UNA SITUAZIONE CHE POTREBBE FAVORIRE UNA “MELON-EXIT” DAL GRUPPO DI ECR PER ENTRARE NELLA STANZA DEI BOTTONI DELLA COMMISSIONE. UNA RISCHIOSA SCOMMESSA PER LA MELONA: URSULA E' SEMPRE PIU' NEL MIRINO DEL TRIO WEBER-MACRON-SCHOLZ....

Il fronte sovranista europeo è diventato un pollaio: tanti galletti, uno contro l’altro, e dagli obiettivi confliggenti. Se Giorgia Meloni briga per la riconferma di Ursula Von der Leyen, contro la cofana tedesca si sono già schierati il Pis polacco, i neo-franchisti di Vox, il mal-destro Zemmour, tutti alleati della Ducetta nel gruppo Ecr.

Nella schiera dei nemici della Presidente della Commissione c’è anche il filo-russo Viktor Orban.

Il premier ungherese, che non ha mancato di congratularsi con Putin per la vittoria delle elezioni farsa in Russia, è in predicato di sbarcare, dopo il 9 giugno, nel gruppo dei Conservatori.

Il suo futuro ingresso, però, avendone combinate più di Carlo in Francia, appare incerto: Giorgia Meloni è stata costretta a prendere le distanze sull’arruolamento di Fidesz in Ecr (“Non è all’ordine del giorno”).

L’ammuina tra i sovranisti può rappresentare per Giorgia Meloni un’opportunità e un problema. Avere alleati così ingombranti, ingestibili e ideologici potrebbe spalancare le porte a una “Melon-exit” dal gruppo, che la sora Giorgia presiede. Non sarebbe complesso, in futuro, giustificare un addio ai Conservatori, mettendo all’indice le posizioni euro-critiche e filo-Putin dei suoi alleati...

D’altro canto, una pattuglia di camerati così divisa pone Giorgia Meloni in una posizione di estrema debolezza. Il sito “Politico.eu” l’ha incoronata “Gran sacerdotessa della destra europea” (“High priestess of the European right”), e invece si ritrova una falange versione Armata Brancaleone, bersagliata quotidianamente dal suo “cagacazzi numero uno”, Matteo Salvini.

Il “Capitone”, che non solo ha rivendicato per sé il ruolo di autentico sovranista (“mica è una parolaccia”), ha gioco facile nel minare la corsa di Ursula al secondo mandato.

A dargli manforte, c’è la sua alleata, Marine Le Pen, che ha attaccato la Meloni dal palco del summit sovranista “Wings of change”, a Roma: “Signora Presidente, sosterrete von der Leyen? Io credo di sì. Così si contribuirà ad aggravare le politiche di cui tanto soffrono i popoli d'Europa. Unico che si opporrà a von der Leyen a destra sarà Matteo Salvini”.

La Duciona di Francia, a differenza di quanto immaginato dai cronisti de' noantri, non ha dato fuoco alle polveri su innesco del suo caro amico Matteo, per infilarsi nella disputa tutta italiana tra la premier e il suo ministro delle Infrastrutture. Dietro le sue parole di fuoco si gioca una partita più ampia: quella sulla leadership della destra europea.

L’affondo di Marine Le Pen è un guanto di sfida lanciato alle euro-ambizioni di Giorgia Meloni: “Ah bella, la destra c’est moi”.

L’amazzone del Rassemblement National non può certo puntare all’Eliseo nel 2027 da junior partner della “Thatcher della Garbatella”: dopo le europee, se RN dovesse essere il primo partito delle destre, e una delle delegazioni più numerose all’Europarlamento, si faranno i conti.

Ps. A tal proposito sono molti quelli che, in trepidante attesa, aspettano di maneggiare i sondaggi di aprile sulle elezioni europee del 9 giugno…