il Fatto Quotidiano, 24 marzo 2024
Russia, le sanzioni su banche&C. ora iniziano a farsi sentire
La guerra economica dell’Occidente contro la Russia entra nella seconda fase. È dal 24 febbraio 2022 che Usa e Ue cercano di mettere in ginocchio Mosca con le sanzioni dirette: stop all’import di petrolio, blocco all’export di componenti industriali, congelamento degli asset del Cremlino, richiesta alle imprese occidentali di lasciare la Russia, taglio dei legami finanziari con dollaro ed euro. Almeno sinora, non c’è stato alcun risultato apprezzabile. Per questo, da dicembre, Washington ha deciso il cambio di passo con il via a sanzioni secondarie colpendo chiunque collabori con Mosca specie sul fronte bancario e petrolifero.
Gli effetti cominciano a manifestarsi. Da settimane si rincorrono rumors su istituti che bloccano le transazioni con controparti legate a Mosca, anche di Paesi che non hanno affatto mollato la Russia, come Cina, Turchia, Emirati Arabi, India e Kazakhstan. “La situazione si è deteriorata per le transazioni commerciali con l’estero”, ha ammesso la presidente della banca centrale russa, Elvira Nabiullina. Il caso più recente è quello della Emirates Ndb, che avrebbe bloccato i conti di molti intermediari che aiutano Mosca ad aggirare le sanzioni.
L’altro fronte riguarda il commercio di petrolio. Da ottobre scorso, emissari di Washington stanno premendo sui Paesi per ridurre gli acquisiti da Mosca. Secondo Bloomberg, le raffinerie indiane – i secondi maggiori clienti di Mosca dopo la Cina dall’inizio della guerra –non accetteranno più petroliere del colosso russo Sovcomflot e Nuova Delhi ha alzato gli acquisti dagli Usa. È presto però per dire se questi segnali proseguiranno. Mosca ha mostrato una notevole resilienza alle sanzioni, mettendo in piedi un complesso sistema per aggirare i divieti sfruttando anche il fatto che nessuno, specie il presidente Usa Joe Biden in campagna elettorale, può permettersi un’impennata dei prezzi del petrolio (oggi sui 90 dollari a barile) riducendo troppo il greggio russo sul mercato. Non a caso a marzo la Cina raggiungerà il record di importazioni di petrolio da Mosca. Insomma, gli scricchiolii si sentono, ma la strada è lunga.