la Repubblica, 24 marzo 2024
Tutti i segreti del crime in mostra
La macchina da scrivere di Agatha Christie. La prima edizione di Il mastino dei Baskerville. E poi taccuini di appunti, scrivanie su cui sono nati detective privati e poliziotti infallibili, trucchi e segreti del mestiere. Sono alcuni dei pezzi forti diMurder by the book – a celebration of 20th century crime fiction, una mostra dedicata al romanzo giallo, appena inaugurata alla Cambridge Library, la biblioteca dell’omonima, prestigiosa università inglese, che resterà aperta fino all’agosto prossimo. Era destino che l’Inghilterra celebrasse il genere letterario di cui viene considerata la patria. Dai romanzi di Sherlock Holmes a quelli di Poirot e Miss Marple, l’esibizione copre un ventaglio di oltre cento volumi, classici e contemporanei, puntando l’attenzione su una narrativa abitualmente descritta con vari termini, noir, thriller, crime, poliziesco, detective-story, a lungo considerata di puro intrattenimento, se non di serie B, ma in anni recenti rivalutata ovunque. E che oggi rappresenta in tutto il mondo il genere più popolare, più venduto e più letto.
La mostra comprende la macchina da scrivere portatile Remington del 1937 usata da Christie per molti dei suoi libri e il manoscritto di Il sipario, suo ultimo romanzo con l’investigatore Poirot come protagonista: la cui pubblicazione era prevista in un primo tempo soltanto dopo la scomparsa dell’autrice e che per questo fu tenuto segreto per più di trent’anni, chiuso in una cassaforte. Poi la scrittrice cambiò idea ed è stato il romanzo finale uscito prima della sua morte nel 1976: quello che rivela (spoiler, per chi non l’avesse letto) la morte di Poirot, un evento considerato all’epoca così culturalmente significativo da ricevere un necrologio, come se si trattasse di un personaggio realmente esistito, sulla prima pagina del New York Times. Dati in prestito alla biblioteca per l’occasione dal Christie Archive Trust, la fondazione che custodisce tutti i materiali della “madre” del giallo,gli oggetti appartenuti all’autrice diAssassinio sull’Orient-Express e
Dieci piccoli indiani includono i taccuini in cui prendeva appunti per i suoi romanzi: ne scrisse 66, più innumerevoli racconti, vendendo complessivamente, in tutte le lingue, oltre due miliardi di copie. Poi ci sono reperti di Arthur Conan Doyle, il “padre” del romanzo poliziesco, inventore di Sherlock Holmes; la scrivania dove Colin Dexter creò l’ispettore Morse; testimonianze di P.D. James, Dorothy Sawyers, A.A. Milne e decine di altri romanzieri.
Curata da Nicola Upson, lei stessa apprezzata giallista, la mostra esplora le origini del poliziesco, l’influenza che ha avuto su altri generi letterari e i motivi del suo successo tra il pubblico. «È un viaggio nelle idee brillanti, negli scenari carichi di atmosfera, nei temi spaventosi e pericolosi e naturalmente nelle perfette soluzioni a sorpresache hanno caratterizzato per oltre un secolo questo tipo di libri», afferma la curatrice. «Un modo per rivelare cosa hanno in comune queste opere, cosa le distingue l’una dall’altra e quanto il genere noir si sia evoluto nel corso del tempo, a partire dai romanzi che ne sono stati i pionieri, a quelli diventati dei cult, fino ai più moderni, che hanno ispirato tanti adattamenti televisivi».
La rassegna analizza inoltre il peso che il romanzo giallo ha avuto sulla vita reale. Si dice, per esempio, che il finale diWe, the accuseddi Ernest Raymond, un thriller pubblicato nel 1935, impressionò talmente i lettori da avere contribuito all’abolizione della pena capitale in Gran Bretagna. E che Verdict of Twelwe, un romanzo del 1940 di Raymond Postgate, mettendo sotto accusa i pregiudizi del sistema giudiziario inglese di prima della Seconda guerra mondiale, influenzò le leggi con cui venne poi riformato. Ma l’influenza principale che il giallo inglese ha avuto è stata sui gialli in tutti gli altri idiomi, a cominciare dagli americani dall’altra parte dell’Atlantico. La ragione è ovvia: fino al 1940, il Regno Unito era il cuore dell’impero britannico, l’impero più grande della storia, il Paese più ricco, potente, avanzato dal punto di vista scientifico. Per molti versi, il luogo in cui è iniziato tutto, dallo sport alla rivoluzione industriale, comprese le moderne tecniche di investigazione criminale. Il posto giusto per veder sbocciare una narrativa a base di poliziotti e detective. Elementare, Watson.
Le opere prime presentate dalla mostra appartengono alla preziosa collezione della biblioteca dell’università di Cambridge, che contiene in tutto oltre 10 milioni di volumi, tra cui gli archivi di scienziati come Isaac Newton, Charles Darwin e Stephen Hawking, e che dal 1710 conserva una copia di ogni libro pubblicato nel Regno Unito.
Grazie a due milioni di titoli immediatamente disponibili, la Cambridge Library offre ai lettori la più grande collezione di libri d’Europa da sfogliare, leggere e ricevere in prestito. E la mostra rivela che un discreto numero di quei libri sono gialli, come li chiamiamo noi in Italia, dal colore delle copertine della celebre collana pubblicata dal 1929 da Mondadori, quando era sinonimo di intrattenimento, di libro da leggere in treno, in vacanza, senza aspettative artistiche. Da allora il giudizio è molto mutato, basti citare alcuni degli autori rivalutati dalla critica e ora pubblicati da editori di raffinata letteratura, come Raymond Chandler e Georges Simenon, o ai sofisticati scrittori e intellettuali che si sono cimentati con il giallo, da Carlo Emilio Gadda a Umberto Eco, per limitarsi al nostro Paese. Proprio Chandler ne ha dato forse la definizione più equilibrata, e contraddittoria: «Il romanzo poliziesco ha prodotto peggiore letteratura di ogni altro genere di narrativa, salvo il romanzo d’amore», diceva l’autore diIl lungo addio eIl grande sonno, «e probabilmente anche migliore letteratura che qualsiasi altra forma letteraria largamente accettata e apprezzata».