Estratto dell’articolo di Gianluca Di Feo per "La Repubblica", 24 marzo 2024
MA ‘STI TERRORISTI DA DOVE SPUNTANO? - DOPO IL RITIRO DELLE TRUPPE NATO, L’AFGHANISTAN CONTROLLATO DAI TALEBANI È UN LUOGO PERFETTO PER ADDESTRARE I JIHADISTI: NEL NORD-EST CI SONO INTERE PROVINCE DOMINATE DALL’ISIS-K, CHE HA RIVENDICATO IL MASSACRO DI MOSCA - UN’ALTRA “TERRA DI NESSUNO” È IL SAHEL: I GOVERNI GOLPISTI DI MALI, BURKINA FASO E NIGER HANNO ESPULSO I MILITARI (TRANNE QUELLI ITALIANI) CHE GESTIVANO LE OPERAZIONI ANTI-TERRORISMO... -
Oltre alla mobilitazione in nome di Gaza, che continua a crescere in tutte le comunità musulmane, c’è un altro elemento che preoccupa gli investigatori di ogni Paese. Si stanno infatti verificando nello scenario internazionale una serie di condizioni che hanno permesso in passato l’organizzazione degli attentati più clamorosi e sanguinosi, dalle Torri Gemelle al Bataclan.
Per addestrare i combattenti, finanziare i loro piani, procurare documenti e armi, le sigle jihadiste hanno bisogno infatti di grandi santuari dove sentirsi al sicuro da spie e sorveglianze. I timori più insistenti riguardano proprio l’Afghanistan, abbandonato dalle truppe Nato nel ferragosto 2021. Nel Nord-Est ci sono intere province dominate dall’Isis-K, la formazione che ha rivendicato il massacro di Mosca: K sta per Khorasan, l’antico nome della regione che comprende pure parte di Turkmenistan e Tajikistan.
Nelle loro basi vengono istruiti volontari provenienti dalle repubbliche asiatiche dell’ex Urss – pure gli uomini arrestati per la strage in Russia sono tajiki – e si formano schiere di kamikaze, che spesso vanno a colpire a Kabul e nelle zone controllate dai talebani, con cui sono in lotta sin da prima della ritirata delle forze occidentali. Anche i tentativi americani di debellare questa falange orientale dello Stato Islamico sono stati inutili: nel 2017 il presidente Trump fece persino lanciare su una delle loro vallate la “Madre di tutte le bombe”, l’ordigno da 10 tonnellate con potenza inferiore solo alle testate atomiche.
Adesso l’Isis-K non si deve più preoccupare di ricognizioni e raid dal cielo: può dedicarsi a mettere a punto i suoi disegni, progettando assalti all’estero. Come la carneficina in Iran – gli sciiti sono i nemici contro cui il Califfato ha combattuto in Siria - con gli ordigni esplosi tra la folla durante la commemorazione del generale Qassem Soleimani.
Nel resto dell’Afghanistan, i talebani sono tornati al passato e hanno ripreso a ospitare gruppi salafiti di ogni nazionalità. Lo dimostra l’uccisione a Kabul nell’agosto 2022 di Ayman al-Zawahiri, l’alter ego di Osama Bin Laden nella creazione di Al Qaeda, assassinato da un drone della Cia. L’anziano medico egiziano aveva ripreso a vivere lì dove la saga jihadista era cominciata, contando sulla protezione dei vecchi amici che lo avevano aiutato a preparare l’attacco dell’11 Settembre 2001. […]
Ma c’è un’altra terra di nessuno al centro dell’attenzione di tutte le intelligence: il Sahel. Uno dopo l’altro, i governi golpisti di Mali, Burkina Faso e Niger hanno espulso i militari francesi ed europei che gestivano le operazioni anti-terrorismo: non ci sono più soldati, elicotteri e jet a vigilare contro l’ondata di sigle fondamentaliste che continua a dilagare.
Il putsch a Niamey da agosto ha ridotto pure i voli dei droni americani dall’aeroporto di Agadez e pochi giorni fa i generali nigerini hanno rotto con gli Stati Uniti, ordinando la fine di ogni attività. Quell’installazione – costata 110 milioni e completata solo tre anni fa – è l’unica rimasta al Pentagono tra l’equatore e il Mediterraneo: ora gli Usa rischiano di restare senza occhi sul nuovo focolaio del jihadismo. […]
Il buco nero che si sta aprendo in Niger fa ancora più paura di quello afghano: è il crocevia della migrazione verso l’Europa, incentivata dalla depenalizzazione del trasporto di stranieri decisa dalla giunta golpista. L’Isis vuole riprendere a colpire nelle città del vecchio continente, come aveva fatto fino al 2018, quando poteva contare sulle basi del Califfato in Siria e in Iraq. […]
Attaccateli e sgozzateli; fategli sapere che i crimini commessi nei Paesi islamici saranno puniti a Washington, Parigi, Londra e Roma». Gli appelli alla violenza si sono intensificati con l’inizio del Ramadan: «Sarà il mese della vittoria», ha promesso l’ultimo bollettino della loro rivista diffusa online. […]