la Repubblica, 24 marzo 2024
Bari in piazza per Decaro
BARI— «Questa città non è sotto il ricatto di nessuno, né della mafia né della politica»: respinge al mittente le ipotesi di un’amministrazione collusa con la criminalità organizzata, il sindaco di Bari e presidente dell’Anci Antonio Decaro. E – attorniato da diecimila persone – fa capire che la nomina, da parte del Viminale, di una Commissione d’accesso antimafia al Comune potrebbe rivelarsi un boomerang per il centrodestra a due mesi e mezzo dalle elezioni amministrative. La possibilità che Bari sia etichettata come città mafiosa ha creato una sollevazione di popolo nella manifestazione “Giù le mani da Bari”, in una prova generale di campagna elettorale in cui Decaro ha raccolto i frutti di dieci anni di amministrazione. E tuonato contro quella che considera «manovra elettorale del centrodestra», che – subito dopo l’arresto di una consigliera comunale e il commissariamento dell’azienda municipalizzata dei trasporti – ha chiesto al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, di inviare la Commissione d’accesso al Comune. A presiederla sarà il prefetto in pensione Claudio Sammartino, il cui nipote Luca è vicepresidente della Regione Siciliana e uomo della Lega, a processo per corruzione elettorale. La commissione è stata nominata in tempi rapidissimi, 20 giorni.
La vicenda apre qualche crepa anche a destra. La vicepresidente del Senato, la forzista Licia Ronzulli, ha detto «non approvo questo Far West». Una posizione garantista, ha precisato poi: «Non ho mai detto che non mi è piaciuto l’avvio di una commissione d’inchiesta voluta dal ministro Piantedosi, non ho condiviso solo il metodo adottato nello sbandierare la richiesta di accesso agli atti e alcuni toni della conferenza stampa che hanno dato l’occasione a Decaro di assumere il ruolo di vittima».
Per alcuni il tributo di folla al primo cittadino uscente (che accanto aveva il suo capo di gabinetto e candidato alle Primarie del centrosinistra Vito Leccese e poco distante l’altro sfidante Michele Laforgia) dà il polso della situazione barese. «Il centrodestra ha già perso le elezioni, oggi glielo avete fatto capire» haaffermato il governatore Michele Emiliano ma, dopo poco, sono state altre sue parole a scatenare nuovi attacchi dal centrodestra. «Un giorno venne da me Decaro e mi disse che era stato minacciato. Lo presi, andammo a casa della sorella del boss e le dissi “questo deve lavorare perché è un assessore mio”» ha raccontato il governatore come un aneddoto scherzoso. «Se i boss minacciano si va in Procura, non a casa loro» ha tuonato il capogruppo di FI al Senato Maurizio Gasparri, seguito dal deputato forzista Mauro D’Attis, dai senatori di FdI Filippo Melchiorre e Ignazio Zullo, dal collega della Lega Gianluca Cantalamessa. Emiliano ha poi chiarito il senso del racconto: «Andai dalla sorella incensurata del boss che avevo fatto arrestare, per farle capire che l’aria era cambiata e che i loro atteggiamenti non erano più tollerati».
Il tutto a conclusione di una giornata in cui Bari si è stretta attorno al suo sindaco, pronto a trasformare gli attacchi in occasio ne: «Quello che stanno tentando di farci è una vergogna, non si calpesta una città solo perché si ha paura di perdere una campagna elettorale». Del resto, che in questo Sud il centrodestra sia in affanno da un ventennio lo raccontano i fatti. Così come i ricordi: «Un secolo fa le bande fasciste furono cacciate da Bari Vecchia ha detto il filologo Luciano Canfora – L’assalto ai Comuni è una caratteristica del fascismo, quale che sia la faccia che assume». A difendere la scelta del titolare del Viminale, ci ha pensato il collega degli Esteri Antonio Tajani, mentre per il capogruppo di FdI alla Camera, Tommaso Foti, «Se Decaro non ha niente da temere, attenda con serenità il lavoro della commissione». Il presidente dei senatori Pd Francesco Boccia ha fatto notare che qui a giugno arriveranno i leader dei più grandi Paesi per il G7: «La destra cosa gli dirà, che li hanno portati in una città inquinata dalla mafia o tra le più moderne del Mediterraneo? La prima ad essere indignata con i suoi compagni di partito dovrebbe essere la stessa presidente Meloni che li accompagnerà a Bari».