Corriere della Sera, 24 marzo 2024
Sul caso Santanchè
Roma I leader delle opposizioni alzano i decibel e invocano le dimissioni di Daniela Santanchè. A destra c’è chi teme, o spera, che la ministra del Turismo indagata con l’ipotesi di truffa ai danni dell’Inps abbia già un tacco fuori dal governo. Ma nella maggioranza prevale la linea dell’attendismo, che fa rima con garantismo e melonismo. D’altronde a fare scuola dentro FdI ci sono i casi di Augusta Montaruli, Andrea Delmastro e Carlo Fidanza, salvati o persino premiati dalla leader della destra nonostante i guai giudiziari.
La chiusura delle indagini prelude alla richiesta di rinvio a giudizio per l’imprenditrice di FdI. Eppure, tra Palazzo Chigi e via della Scrofa, nessuno le ha chiesto di fare un passo indietro. «La linea della premier è che Daniela non si deve dimettere», confida un sottosegretario di peso. Le accuse sono gravi e l’imbarazzo dentro la maggioranza è innegabile. Eppure, tra parlamentari e «big» dell’esecutivo, tornano i soliti sospetti di berlusconiana memoria: le toghe che indagano sulle magagne di Visibilia sarebbero spinte da «accanimento» e «furore ideologico».
Sfogandosi con i colleghi la ministra si è mostrata «tranquilla», per quanto sia possibile in un momento di così forte attenzione giudiziaria e mediatica. La descrivono amareggiata e però fiduciosa nel lavoro dei giudici e determinata a resistere. Raccontano che la ministra non faccia che leggere le carte e si stia convincendo che potrebbero presto esserci delle sorprese, in suo favore. La nota di venerdì in cui si è impegnata, dopo la decisione del giudice dell’udienza preliminare (Gup), a fare «una seria e cosciente valutazione di questa vicenda», è stata oggetto di discussioni al vertice di FdI. Alcuni dirigenti le avevano consigliato di non mettere nero su bianco l’apertura al passo indietro. Lei invece ha tirato dritto e chi le ha parlato spiega lo abbia fatto «per senso dell’onore e perché crede in una giustizia giusta».
Se ci sarà un rinvio a giudizio ha già chiarito che ne prendereb-be atto
Qualora fosse rinviata a giudizio Santanchè valuterà se lasciare la poltrona del Turismo, anche per occuparsi della sua difesa. Ma l’opposizione è in pressing. «Io non so in quale Paese – attacca la segretaria Elly Schlein – si sia vista una ministra accusata di truffa aggravata ai danni dello Stato che resta in carica e pensa non sia un problema». Davanti a un’accusa tanto grave, è la linea del Pd, non si può aspettare l’esito del processo. La linea attendista dei meloniani la traccia il ministro-cognato Francesco Lollobrigida: «Se arrivasse un rinvio a giudizio (Santanchè, ndr) ne prenderebbe atto e conseguentemente agirebbe». Ma a sentire fonti di governo la ministra pensa che quel giorno non arriverà, perché «non ci sono prove contro di lei».
È agli atti dell’inchiesta lo sfogo di Federica Bottiglione, la ex dipendente di Visibilia che con la sua denuncia aveva portato la Procura di Milano ad aprire l’indagine per truffa aggravata. La allora responsabile Investor Relations parlava con Dimitri Kunz d’Asburgo, compagno di Santanchè, anche lui sotto indagine: «Siete degli scappati di casa...». Se per i giudici la registrazione, fatta da lei, potrebbe essere una prova di colpevolezza, per gli avvocati della ministra ne proverebbe l’innocenza. Perché Santanchè, è la linea difensiva, nulla sapeva di stipendi e cassa integrazione. Quanto all’indagine per riciclaggio sulla villa di Alberoni a Forte dei Marmi, comprata e rivenduta in tempi record dal fidanzato Dimitri, Daniela Santanchè avrebbe reagito alla notizia «con una risata».