Corriere della Sera, 24 marzo 2024
Il raduno di Salvini
ROMA I leghisti, pochi minuti prima che parta il video di Marine Le Pen, sono eccitatissimi: «Roba grossa...». E così, il culmine del raduno sovranista diventa la questione che la leader del Rassemblement National pone dritta a Giorgia Meloni: «Ho una vera domanda da porre alla prima ministra degli italiani, Giorgia».Le Pen giustifica la confidenza, chiama la premier per nome perché «ci siamo conosciute in altri tempi». Poi sgancia il suo carico: «Signora prima ministra, sosterrete o no un secondo mandato della signora von der Leyen?». Le Pen si dà la risposta da sola: «Io credo di sì e così aggraverete le politiche di cui soffrono terribilmente i popoli d’Europa». E incalza: «Lei deve la verità agli italiani, deve dire quello che farete».
Il tema non è una novità, Matteo Salvini lo pone ogni giorno e lo ha fatto anche ieri, ma non come domanda diretta: «Gli italiani che sceglieranno la Lega non sceglieranno mai un altro mandato per Ursula von der Leyen con i socialisti».
Il raduno a Roma di Identità e democrazia, l’europartito di Salvini e Le Pen, è assai meno baldanzoso di quello di dicembre a Firenze. I partiti più imbarazzanti, i tedeschi di Afd, non sono stati invitati perché, c’è chi spiega, «ci siamo concentrati sugli alleati storici» e pazienza se i portoghesi di Chega!, presenti, sono nati solo nel 2019. A Roma come a Firenze, i partecipanti sono tenuti ben separati dai giornalisti perché – i leghisti un po’ ci scherzano e un po’ no – «il rischio di sparate esiste». E del corridoio di transenne per separare i politici da una stampa che, secondo Salvini, «sta provando a farci passare la voglia», approfittano i parlamentari che lo imboccano con il passo di chi ha lasciato il latte sul fuoco. La sensazione è che non tutti si trovino a proprio agio con gli euro alleati. Mancano il presidente della Camera Lorenzo Fontana e tutti i governatori, ma Salvini non fa l’offeso: «Oggi c’erano i ministri, i governatori alla prossima». Ci sono il capogruppo Riccardo Molinari, il sottosegretario all’Interno Nicola Molteni, Claudio Borghi, Manfredi Potenti, Gianluca Cantalamessa, Simonetta Matone e Luca Toccalini. Anchorman, l’eurodeputato Marco Zanni (che però non si ricandiderà), e da Bruxelles ci sono Antonio Rinaldi e Susanna Ceccardi con la figlia Kinzica. Ma c’è anche chi scende spaesato da un bus senza ben sapere dove si trova: «Ci ha portato qui Ciro...», dice una signora campana.
Nella Lega
Sul palco c’è Giorgetti
Il leader: i governatori? Alla prossima, oggi c’erano i ministri
Dal palco risuonano i temi noti, difesa dei confini, sì all’Europa ma non a questa Unione e no alla cultura woke. L’ospite Usa, il trumpiano Vivek Ramaswamy, menziona sei o sette volte l’ideologia gender e più spesso ancora Dio. Ma offre a Salvini l’opportunità di sperare nella vittoria di Trump. Unico ministro sul palco, Giancarlo Giorgetti. Per fugare i dubbi sull’«internazionale nera», eccolo in pullover bordeaux. Il clima anti Ue lo contagia, ma soltanto un po’: «La politica è decidere. Questa vecchia Europa è un soggetto che pretende di essere politico ma non è capace di decidere», dice, parlando di Ita e Pnrr.
Matteo Salvini, giacca blu e camicia bianca senza cravatta, è composto, riflessivo. Certo, non mancano i sovracuti: «L’interpretazione letterale del Corano è incompatibile con le nostre libertà e le nostre democrazie». Poi, l’affondo contro il presidente Macron, «un pericolo per il nostro continente, un guerrafondaio». Perché «oggi si può parlare di guerra ma non di famiglia. Non voglio lasciare ai nostri figli un continente pronto alla terza guerra mondiale». La fidanzata Francesca Verdini applaude con le braccia al cielo. E sulla Russia? «È evidente che sappiamo distinguere tra aggressore e aggredito, lo preciso per la stampa italiana». Anche se di stampa estera non se ne vede. Il vicepremier pare imboccare una strada insidiosa: «Quante crisi di governo se potessimo dire tutti i giorni la verità...». Poi si riscuote: «Non lo dico per il governo italiano. Stanno provando a dividerci, ma non ci riusciranno. In Giorgia Meloni ho trovato non solo un’alleata, ma un’amica. Certo, anche tra amici ogni tanto ci sono punti di vista diversi...».