Corriere della Sera, 24 marzo 2024
In morte di Maurizio Pollini
Se n’è andato Maurizio Pollini. Il suo cuore palpitante di musica, bellezza, impegno civile, si è fermato ieri all’alba a Milano. Aveva compiuto 82 anni lo scorso 5 gennaio. Uno dei più grandi pianisti dei nostri tempi, acclamatissimo sulle principali ribalte internazionali, ci ha lasciati. Un addio sereno accanto all’amatissima moglie Marlisa e al figlio Daniele, dopo un calvario di malattia e sofferenza che negli ultimi due anni l’aveva costretto a cancellare ogni impegno. La prima avvisaglia al Festival di Salisburgo 2022, un malore poco prima di entrare in scena. Ma poi si era ripreso, deciso a tornare al pianoforte, sua prima ragione di vita. Qualche concerto, alla Scala, a Londra, l’ultimo lo scorso 30 agosto a Zurigo: la passione di sempre incrinata da una visibile fatica nell’affrontare l’esecuzione. Fino a poco prima esempio di luminosità e trasparenza, capace di spingersi oltre la soglia della perfezione, fin nell’empireo del sublime.Enfant prodige della tastiera, nato a Milano in una famiglia della borghesia intellettuale: il padre, Gino Pollini, celebre architetto razionalista, la madre, Renata Melotti, musicista, sorella dello scultore Fausto, Maurizio rivela straordinarie doti pianistiche già da bambino. Allievo di Carlo Lonati e Carlo Vidusso, si diploma al Conservatorio di Milano, a 18 anni vince il prestigioso Concorso Chopin a Varsavia, lodato da Arthur Rubinstein «Quel ragazzo suona meglio di tutti noi» e dal musicologo Piero Rattalino «O diventerà il più grande pianista del mondo o finirà in manicomio». Per fortuna sua e nostra si avverò la prima opzione. Chopin resterà sempre un cardine del suo repertorio accanto all’amatissimo Beethoven di cui eseguì alla Scala nel 1995 l’integrale delle Sonate, registrata più volte, soffermandosi sempre sulle ultime tre, per lui così coinvolgenti, mai esplorate abbastanza. Ma accanto ai grandi autori della classica, Pollini ha frequentato con curiosità inesausta anche la musica del Novecento, la cui promozione gli stava particolarmente a cuore. Dalle avanguardie storiche di Schoenberg e Boulez, fino a Luigi Nono, a cui fu legato da amicizia fraterna, interprete di alcune impervie partiture, da Como una ola de fuerza y luz a … sofferte onde serene… scritta dal compositore veneziano proprio per lui.
Altro legame indissolubile quello con Claudio Abbado, destinato a cambiare la storia dell’interpretazione, ma anche della vita civile di Milano. Con Abbado, come con Nono, Pollini condivideva l’ideale di una musica strumento di comprensione e trasformazione della società. Memorabili i concerti tenuti insieme nelle fabbriche e nelle scuole negli anni Settanta. Memorabile, quel 19 dicembre 1972 alla Società del Quartetto, dove Pollini, prima di attaccare i tre Intermezzi di Brahms, lesse un comunicato firmato da artisti quali Abbado e Nono, Borciani e Farulli, che condannava i bombardamenti americani su Hanoi. Il pubblico insorse, impedendogli di proseguire nella lettura e anche nel concerto. Da ricordare anche le collaborazioni con altri grandi del podio, da Muti a Barenboim a Chailly. Come pure i concerti con Giulini, Boulez, Mehta.
A piangere la sua scomparsa l’intero mondo musicale, Scala in testa, con il sovrintendente Dominique Meyer e Riccardo Chailly, che ricorda il loro «sodalizio intenso e elettrizzante» con la Filarmonica scaligera e l’orchestra del Gewandhaus. Quella Scala, dove martedì dalle 10 alle 14 si terrà la camera ardente, che è stata per Pollini il punto di riferimento della sua carriera: 168 concerti in oltre mezzo secolo, dal primo del ‘58 a soli 16 anni, all’ultimo del febbraio 2023. Ricorda il suo «costante impegno verso i giovani» l’assessore alla Cultura Sacchi. Quei giovani a cui Pollini teneva moltissimo, auspicando non solo un loro risveglio musicale ma anche di coscienza civile. «Gli stanno togliendo da sotto i piedi, una ragione per svegliarsi» dichiarò in una delle ultime interviste. Al di là dell’impareggiabile grandezza dell’artista, resta il ricordo di un uomo di proverbiale riservatezza ed eleganza. Fragile in apparenza, fermo nei suoi principi, preoccupato del futuro.
Nonostante l’età e la stanchezza, sempre pronto a indignarsi per una giusta causa. E a farsi scudo con la musica «sola difesa contro le delusioni».