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 2024  marzo 23 Sabato calendario

Intervista ad Angelo Bonello


ROMA Angelo Bonelli, leader dei Verdi, il suo attivismo in Parlamento sta battendo ogni record.
«Non c’è niente di improvvisato».
Che vuol dire?
«Che prima studio i dossier e poi intervengo in Aula nel merito».
Interventi, come dire, sempre coreografici...
«Approfonditi direi io».
Ma decisamente appariscenti. Come gli scambi in Aula con la premier Giorgia Meloni, ad esempio. Colpiscono tanto di più quanto lei sembra una persona così pacata.
«Sono una persona pacata».
Come quella volta che ha portato in aula i sassi del fiume Adige?
«Sapevo che avrei suscitato reazioni, non mi aspettavo l’ilarità della premier Meloni che si è paragonata a Mosè».
È stato lei a cominciare con quelle pietre.
«Volevo far toccare con mano gli effetti nefasti del cambiamento climatico».
L’altro giorno ha portato in Aula due fotografie e le ha mostrate alla premier.
«Due immagini della tragedia di Gaza. Poi Giorgia Meloni si è coperta la testa con la giacca».
Lei l’aveva in qualche modo provocata dicendole: «Perché mi guarda così?».
«Lei mi stava guardando proprio così».
In questa legislatura ha fatto un’alleanza con Nicola Fratoianni, leader di Sinistra italiana: ci si aspettava che fosse lui il più battagliero...
«Abbiamo modi di agire diversi. Io vengo dalla scuola di Massimo Scalia e Gianfranco Amendola».
Gianfranco Amendola il pretore d’assalto?
«Sì. Massimo Scalia è invece uno dei padri dell’ambientalismo scientifico italiano. Era un fisico, purtroppo è morto in un incidente stradale qualche mese fa».
Ha imparato da Gianfranco Amendola come fare gli esposti?
«Ho imparato da tutti e due che per fare politica bisogna studiare i dossier ma anche studiare l’avversario per riuscire a capire i suoi punti deboli».
Però lei fa politica anche con gli esposti.
«Mi chiamano il “re degli esposti”».
Appunto, non è esattamente un modo scientifico e dialogante di fare politica.
«Ma io arrivo a fare gli esposti quando proprio non c’è più niente da fare. Come per l’esposto per il ponte sullo Stretto di Messina».
Come mai è arrivato a fare quell’esposto per il Ponte?
«Ho fatto diverse richieste di accesso agli atti e di sindacato ispettivo. Nessuna risposta. Allora mi sono messo a studiare tutte le carte che avevo dagli anni precedenti e ho presentato l’esposto».
E poi Fratoianni ed Elly Schlein lo hanno firmato con lei.
«Già e adesso grazie a quell’esposto la Procura ha aperto un’inchiesta».
Il ministro Salvini vi accusa di essere la sinistra che dice no alle opere del progresso.
«Salvini dovrebbe spiegare perché sei anni fa contestava il Ponte esattamente come me e adesso ha cambiato idea».
Glielo ha chiesto in Aula una settimana fa durante un question time: anche qui uno scambio più che vivace.
«Salvini era in difficoltà, persino il vicepresidente della Camera Rampelli di Fratelli d’Italia lo ha ripreso dalla presidenza».
Questi suoi scontri riempiono i social.
«Il video con Salvini ha superato un milione di visualizzazioni».
Lei è super attivo anche nel le dichiarazioni. Appuntamento fisso con i giornalisti davanti al’Hotel Nazionale in piazza Montecitorio, uno spazio che è diventato il suo ufficio.
«Dichiaro sugli eventi importanti del giorno».
Un po’ a tutte le ore. Sempre con frasi forti.
«Frasi per le quali non sono mai stato condannato. E sì che di denunce e querele ne ho ricevute tante. Tutte finite nel nulla».
Il suo è davvero un attivismo da record. E dire che c’è stato un tempo che aveva deciso di lasciare tutto e trasferirsi in Amazzonia. Perché ci ha ripensato?
«Era più di vent’anni fa, nel 2002. Era prima che conoscessi la mia compagna Chiara, prima che nascesse Viola. Però in Amazzonia ci torno sempre, ci ho portato anche mia figlia l’estate scorsa».
Quanti anni ha Viola?
«Sette».
Si è divertita in mezzo alla foresta?
«Molto. Ha giocato con i niños e ha fatto il bagno nell’Igarapé, che è quella parte della foresta sommersa dall’acqua».