La Stampa, 23 marzo 2024
Intervista a Eleonora Abbagnato
Le storie dei grandi ballerini sembrano assomigliarsi. Il dolore del distacco dalla famiglia d’origine in tenerissima età, il lavoro forsennato per forgiare corpo e mente come acciaio duttile ma impenetrabile. Tutto questo quando i coetanei ancora giocano, non conoscono la competizione spietata, non fanno di un sogno la ragione di vita. Lo ha raccontato tante volte Roberto Bolle, Carla Fracci che dalle compagne di corso veniva chiamata Carla «Stracci», per le sue umili origini, Margaux Fontaine, Rudolf Nureyev. Tutto questo si placa raggiunto il successo? Mai. Bisogna mantenersi all’altezza, studiare, provare, sventare. Serve tanta abnegazione? Non è detto. Uno su mille ce la fa. Ed è un calcolo per eccesso. Eleonora Abbagnato è tra queste poche elette, premiate dal fato con un talento esagerato. Siciliana stirpe normanna, bionda, bella. Étoile dell’Opéra de Paris e direttrice del Corpo di Ballo della scuola di danza del Teatro dell’Opera di Roma. Il suo di racconto lo mette al servizio delle nuove generazioni grazie a un documentario in onda su Rai3 venerdì prossimo: Eleonora Abbagnato – una stella che danza di Iris Braschi, girato in gran parte al Teatro dell’Opera.Abbagnato, perché si è focalizzata sui suoi inizi?«Perché tutto dipende da lì. Restituire la fatica, la potenza e la magia della danza, dell’arte. Il documentario si muove tra passato e presente, i miei passi coreografici vengono eseguiti anche da mia figlia Julia che interpreta me da ragazzina. Volevo un racconto intimo, personale in una sorta di dialogo col pubblico. Ho inserito i tanti amici che mi hanno accompagnato strada facendo, Claudio Baglioni, Vasco Rossi, i conterranei Ficarra e Picone».Dunque a 11 anni va lontano dalla famiglia. Presto no?«Prestissimo. Sacrificio, forza di volontà. Sono stata nominata étoile che avevo appena partorito».Lei ha una famiglia allargata percui si è molto spesa.Quando suo marito, il calciatore Federico Balzaretti, ebbe quel terribile incidente, lei gli restò sempre accanto.«Io ero in piena carriera e anche lui. Capisco perfettamente il dolore di smettere per un infortunio. Si trovò davanti a una scelta. Io forse avrei tentato di proseguire, lui decise per il secondo percorso, quello di direttore sportivo che aveva già aperto. Bisogna iniziare prestissimo a precostituirsi il piano per il dopo, così il dolore del distacco è minore. Quando nel 2015 quasi per caso l’allora sindaco di Roma mi chiese di seguire i ragazzi, io lo feci. Ero ancora a Parigi, facevo avanti e indietro, mezza famiglia qui mezza lì. Un delirio. Ho resistito grazie alla mia grande organizzazione. Sono determinata ma prendo un giorno per volta».Nel documentario parla di Carla Fracci che la scoprì.«Mi ha dato uno slancio in più come Roland Petit. Siamo state insieme in tour per un anno e mezzo ero piccola e lei mi indirizzò verso Parigi. Mi disse che era praticamente impossibile. Ci riuscii».Le è costato dover tenere a bada il suo carattere forte?«Come Carla sono donna di poche parole. E molto schietta. L’ho pagata. Avevo un rapporto teso con la direttrice di Parigi proprio per la mia franchezza. Infatti ho aspettato 12 anni prima di diventare étoile».Scrittrice di un’autobiografia, Un angelo sulle punte, attrice, coach con la De Filippi, membro della giuria di qualità per Sanremo e nel 2023 presidente del Consiglio Superiore dello Spettacolo. Per caso ha qualche velleità politica?«Assolutamente no. Noi artisti non possiamo. Non seguo le battaglie politiche. Ho accettato con entusiasmo perché vedo una volontà concreta di aiutare i giovani e difendere la danza. Questo Governo ha intenzione di riaprire i corsi di Ballo frettolosamente chiusi in passato. Spero che i miei conterranei possano studiare a casa loro, senza dolorosi distacchi dalla famiglia».Sua figlia è simile a lei?«In molte cose mi ritrovo. Ha iniziato presto a danzare, è molto determinata e più seria di me quando avevo la sua età, io ero più sognatrice».Hobby?«Il cinema e le serie tv. Sono abbonata a tutto. Adoriamo Emily in Paris e Le ragazze del centralino. Mi piace il grande cinema, mi piacerebbe lavorare con Ozpetek, uno dei miei registi preferiti».La moda?«Mi piace moltissimo, sono legata a Valentino e ora partirò in tour con uno spettacolo che ci porterà a Parigi e a Dubai. Gli abiti sono di Maria Grazia Chiuri stilista di Dior».Pronta per una sua linea di vestiti?«No, non è originale». —