Tuttolibri, 22 marzo 2024
Biografia di Bud Schulberg
Ebreo comunista, amico di Francis Scott Fitzgerald, leggenda degli Studios ma perseguitato dal maccartismo, è stato soprattutto un grande scrittore: da “I disincantati” a “Perché corre Sammy?” al romanzo (migliore del film) che ha preso le mosse dalla sceneggiatura per Elia KazandiAlberto AnileLa storia più notevole su Budd Schulberg riguarda l’incarico di scrivere il film Winter Carnival, una commediola del ’39 uscita da noi come La reginetta delle nevi, quando la produzione lo informò che avrebbe lavorato con Francis Scott Fitzgerald. Schulberg lo credeva già defunto. «No, è nella stanza a fianco che legge il suo trattamento». «Entrai. Mi disse: “Sono dolente ma credo che non sia molto buono”. “Neanch’io”. E ce ne andammo insieme a pranzo». Più avanti, in volo per New York, Schulberg tirò fuori due bottiglie di champagne non sapendo che Fitzgerald stava cercando di uscire dall’alcoolismo. Furono buttati entrambi fuori dal film.Di aneddoti come questo ce ne sarebbero una caterva. Schulberg ha conosciuto i fratelli Marx, è stato corteggiato da Clara Bow, ha preso a pugni Hemingway, ha arrestato Leni Riefenstahl per portarla a testimoniare a Norimberga. Suo padre, uno dei pionieri di Hollywoodland, si consumò nell’alcool e nel giocod’azzardo ma regalò al figlio una giovinezza eccezionale: alla festa del suo quinto compleanno c’era pure Rodolfo Valentino. Con questi natali, Budd avrebbe potuto fare solo lo sceneggiatore: c’è la sua mano inNothing sacred e nel primo A star is born. Infischiandosene di consigli e minacce, decise invece di esordire nel ’41 con un romanzo magnifico e velenoso, Perché corre Sammy?, l’ascesa di un arrivista da fattorino di redazione a potente tycoon cinematografico. Pur essendo Schulberg ebreo, lo accusarono di avere scritto un libro antisemita: la verità è che il romanzo squadernava il cinismo e l’ipocrisia della prima Hollywood. Produttori come Goldwyn lo ostracizzarono ma la breve esperienza con Fitzgerald gli tornò preziosa: da lì nasce I disincantati, un capolavoro in cui Schulberg, cambiando nomi e rielaborando circostanze, descrive in un colpo solo lo zenith e il nadir di un grande scrittore, la febbrile gioia di vivere dei roaring twenties e la disillusione degli anni Quaranta, mescolando tragedia e humour, riflessione alta e divertimento immediato, in quella che è forse la più bella ( e straziante) celebrazione dell’autore delGrande Gatsby.Ma Schulberg non ha raccontato solo di cineasti e scrittori. Appassionato di boxe, ha scritto Il colosso d’argilla, su un pugile sfruttato da una banda di corruttori, da cui fu poi tratto l’ultimo film interpretato da Humphrey Bogart. Anche qui: grande attenzione al dettaglio, alle mille cadenze dei dialoghi, a mescolare alto e basso senza umiliare il primo né sterilizzare il secondo. Il poker d’assi è completato da Fronte del porto,rielaborazione della sceneggiatura (per la quale Schulberg ebbe l’Oscar) del film di Elia Kazan con Marlon Brando, nata dopo un anno di indagini sulla durissima realtà degli scaricatori di porto del New Jersey: e il libro è assai migliore del film.Arrivò in questo periodo la tegola che avrebbe azzoppato la fama e la carriera di Schulberg. Già iscritto al partito comunista, decise di collaborare con il senatore McCarthy e, come l’amico Kazan, acconsentì a fare alcuni nomi. Le giustificazioni furono diverse: le modifiche che i compagni di partito avevano cercato di imporre a Perché corre Sammy?, l’aver scoperto che Stalin aveva assassinato un’intera generazione di scrittori sovietici ( fra cui l’amatissimo Isaac Babel), le intimidazioni di McCarthy, l’aver nominato solo personaggi già noti alla commissione. Schulberg non si è mai pentito, e d’altronde i suoi libri sono pieni di solidarietà nei confronti dei poveri, dei taglieggiati, dei discriminati, e di un vibrante coraggio civile facilmente definibile di sinistra ( ma Schulberg, insofferente alle etichette, ribatterebbe come padre Barry, il prete di Fronte del porto:«Che cos’è di sinistra? Significa che il messale è di sinistra, la dignità dell’uomo è di sinistra, le encicliche sono di sinistra...» ).Grazie a Sellerio e 66thand2nd, i quattro romanzi di Schulberg sono per fortuna tutti disponibili in Italia. Rimangono inediti i racconti ( Mattioli 1885 ne ha pubblicati solo tre, fra cuiUn volto nella folla,da cui un altro memorabile film di Kazan, prediletto da Spike Lee), una raccolta di articoli sul pugilato, eMemoirs of a Hollywood Prince, l’autobiografia sui suoi primi diciotto anni. Nel 2009 Schulberg stava ancora lavorando a quella che avrebbe raccontato i suoi anni di adulto, maccartismo incluso, interrotta dalla sua morte a 95 anni. Ma forse il suo più grande rimpianto fu non essere riuscito a portare sullo schermo Perché corre Sammy?, progetto inseguito fin dagli anni Cinquanta via via per l’interpretazione di Mickey Rooney, Frank Sinatra, Tom Cruise e, ancora nei primi Duemila, Ben Stiller. Lo scrittore ci sperò fino all’ultimo, pur sostenendo che Spielberg avesse comprato il progetto proprio per non realizzarlo. «Penso che la nostra relazione con Schulberg sia tipica di Hollywood», scrisse poi Stiller: «l’abbiamo incontrato, ci siamo piaciuti, e alla fine gli abbiamo spezzato il cuore».Era un devoto della scrittura, Schulberg, impastata dei mille umori della vita. La citazione migliore potrebbe essere il consiglio che Manley Halliday, lo pseudo- Fitzgerald dei Disincantati, regalerebbe a un figlio scrittore: «La prima cosa di cui gli parlerei sarebbe la dedizione di sé. Gli ripeterei infinite volte che il fatto stesso di scrivere, e non i sottoprodotti americani, la fama, il denaro, l’adulazione, la vita brillante, è la sola ricompensa duratura»