Corriere della Sera, 22 marzo 2024
Le guerre culturali dividono gli Usa
La legge promulgata ieri dall’Alabama, che impone ai docenti di non insegnare «concetti divisivi» su razza, identità e sessualità e vieta il finanziamento con denaro pubblico dei programmi Dei (sta per diversità, equità e inclusione) nelle università e nel pubblico impiego, è la punta dell’iceberg delle «guerre culturali» combattute da anni nell’America polarizzata, rilanciate ora in un’incandescente stagione elettorale.
Fuori dagli Usa l’attenzione è tutta per la sfida tra i due grandi vecchi: Biden che si propone come l’ultima spiaggia per la difesa della democrazia e Trump che, oltre a promettere vendette e svolte autoritarie, afferma di essere l’unico muro in grado di bloccare l’avanzata di quella che definisce la cultura woke di una sinistra per lui radicale, comunista e dissoluta che corrompe la grandezza dell’America. Ma sotto questo duello spettacolare, in molti Stati americani si combattono battaglie culturali – aborto, libertà d’insegnamento, controllo delle famiglie sulle scuole, libri censurati, reazione contro le misure Dei a favore delle minoranze svantaggiate (soprattutto i neri) giudicate un ostacolo alla meritocrazia – che stanno alterando in profondità il tessuto sociale americano. E continueranno a farlo anche quando Trump e Biden saranno usciti di scena.
Sono fenomeni complessi con varie origini (dagli eccessi del popolo Maga e del nazionalismo evangelico a quelli dei progressisti radicali tra richieste di indennizzare tutti i neri per i danni dello schiavismo fino alle frange che sganciano la sessualità dalla realtà biologica facendone un processo solo mentale, passando per la sentenza della Corte Suprema contro l’affirmative action, da decenni un sostegno per gli studenti di colore) che non possono essere affrontati in questa rubrica. Ma la legge dell’Alabama (più profonda di quelle, simili, varate da altri Stati come Florida o Utah) fa emergere la reazione dell’America conservatrice dopo l’incendio delle proteste per i neri (simbolo George Floyd) uccisi dalla polizia e i lunghi lockdown delle scuole durante la pandemia, vissuti da molti conservatori come eccessi statalisti dei democratici. Curiosamente, mentre la destra porta avanti un’agenda di certo non favorevole agli afroamericani, in tutti i sondaggi il vantaggio di Biden tra gli elettori di colore risulta eroso a favore di Trump.