la Repubblica, 22 marzo 2024
Intervista a Riccardo Muti
“Evo gridando: pace!E vo gridando: amor!”: Riccardo Muti cita ilSimon Boccanegra di Giuseppe Verdi per introdurre il concerto dedicato ai martiri delle Fosse Ardeatine, che dirigerà domenica alle 21 nell’Auditorium Parco della Musica di Roma, con l’Orchestra giovanile Luigi Cherubini e strumentisti della Banda dell’Arma dei Carabinieri. «In un mondo in fiamme e impazzito – spiega il maestro – abbiamo più che mai bisogno di pace e amore, come esortava Verdi. Scivolare verso il baratro è sempre facile. Bisogna condannare quello che Hamas ha fatto contro Israele, le manifestazioni di antisemitismo dovunque accadano, ma anche la violenza contro Gaza, i civili inermi, i bambini uccisi». Domenica ricorrono gli ottant’anni dall’eccidio del 1944: 335 uomini furono trucidati dai nazisti con un colpo di pistola alla nuca. Una tragedia viva nella coscienza di Roma e del Paese, ma occorre trasmetterne la memoria ai più giovani. Accanto alle celebrazioni ufficiali, Muti dirigerà la Sinfonia N.9 (Le Fosse Ardeatine )di William Schuman.Sarà la prima esecuzione italiana, maestro.«Sì. Quando ero a Chicago un giorno venne da me un giornalista della radio e mi portò una partitura, di cui ignoravo l’esistenza, mentre conoscevo la musica di Schuman, compositore importante. Mi disse: maestro, forse a lei può interessare come italiano, cittadino del mondo, amante dell’armonia e della pace.Rimasi molto colpito dal titolo, scritto in italiano, Le Fosse Ardeatine.Nella spiegazione della partitura, il compositore raccontò che, durante una visita a Roma, volle vedere il luogo del massacro. Rimase così colpito che, tornato in America, comincio a scrivere una sinfonia dedicata alla tragedia. Io volli eseguirla a Chicago, con un grandissimo successo di pubblico.Ricevetti una lettera dal presidente Mattarella, venne anche l’ambasciatore da Washington».Ora la ripropone a Roma.«Ricorrendo gli ottant’anni dell’eccidio delle Ardeatine, ho deciso con l’Orchestra Cherubini affiancata da diversi elementi della magnifica Banda dei Carabinieri, di dirigere questa sinfonia molto impegnativa, pervasa da suoni evocativi della paura e del terrore, attraverso i quali trasmette a chi l’ascolta l’emozione del compositore. Nel mio calendario pur fittissimo – partirò per il Giappone due giorni dopo e poi andrò a Vienna per dirigere la Nona Sinfonia di Beethoven 220 anni dopo la primaesecuzione – sono riuscito a far coincidere tutto per essere a Roma il 24. Mi ha molto colpito un titolo del quotidiano austriaco Die Presse».Cosa diceva?«Ricordava il massacro delle SS, scritto proprio così nel titolo, SS. È stato impressionante leggere quelle due lettere. In un paese che si è dimenticato anche dei 250 anni dalla nascita del compositore Gaspare Spontini, uno dei più grandi musicisti della storia, in questo generale disinteresse culturale e in un momento così tragico del mondo ho pensato che fosse significativo un ricordo musicale scritto da un magnifico compositore, non a caso un ebreo americano».Non è semplice, in questo clima, trasmettere ai giovani la memoriadelle Fosse Ardeatine.«Eppure è importante che i ragazzi di oggi sappiano, capiscano. Non è casuale che accanto agli allievi della Cherubini ci siano i carabinieri.Duemila di essi vennero deportati, i militari dell’Arma furono vicini al re ma non dalla parte dei fascisti».Lei che ricordi ha della guerra?«Pochi, in realtà. Sono nato nel 1941.Mio padre era tenente medico nell’ospedale di Trani. Mia mamma, napoletanissima, nonostante la guerra volle far nascere me e i miei fratelli nella sua città, a costo di prendere il treno da Molfetta, dove vivevamo, a Napoli. A noi figli lo spiegò con questa frase: “Se un giorno doveste girare il mondo, se dite che siete nati a Molfetta ci vorrà un po’ per capire dove si trova; seinvece dite che siete nati a Napoli, vi rispetteranno...».Ottant’anni dopo le Ardeatine, esiste un rischio concreto di antisemitismo? Ha visto le contestazioni alla senatrice Liliana Segre durante le manifestazioni pro-Palestina?«Scivolare verso il baratro è sempre facile. La violenza è da condannare in qualsiasi direzione vada: contro Israele o contro la popolazione a Gaza. Il baratro è sempre lì che ci aspetta. La paura porta alla dittatura e noi stiamo attraversando un periodo del genere. Quando accade si invoca generalmente chi metta ordine. Spesso significa dittatura.Bisogna combattere la violenza dovunque si manifesti e tornare a un clima di serenità, libertà, pace. Lemanifestazioni antisemite sono gravi e pericolose, così come è grave vedere Gaza senza medicine né cibo, i bambini che muoiono, gli orrori da una parte e dall’altra. Non è più il tempo di dire di chi è la colpa, ma di far cessare la tempesta dovunque si manifesti. Dipende dagli uomini di buona volontà. O andiamo tutti in rovina e ci si ritrova tutti nella pace. Il fatto di non far parlare una persona per le sue opinioni, l’idea di metter il bavaglio alla gente, è gravissimo».A Napoli è accaduto al direttore di questo giornale Maurizio Molinari.«Lo so bene, sono cose gravi. È successo proprio nell’università più liberale, che porta il nome di Federico II, sovrano illuminato che coltivava l’idea di Europa. Nella Porta di Capua fatta edificare nel 1234, c’erano i busti di Pier delle Vigne e di Taddeo da Sessa, consigliere del re. Sotto, in latino, si leggeva: “Entrino sicuri quelli che bramano di vivere puri”. Com’è possibile che in una università così aperta alcuni contestatori impediscano a un uomo di cultura di parlare?».Vede un rischio autoritario, sia pure in forme diverse dal passato?«No. Fino a quando ci saremo noi che direttamente o indirettamente dai nostri genitori abbiamo conosciuto la dittatura, sono sicuro che non può succedere di nuovo. Né vedo un pericolo di ritorno al fascismo. Certo, bisogna sempre essere vigili. Ma al di là di alcune frange violente, siamo un popolo che desidera vivere in pace. Gli italiani sono saggi abbastanza perché la storia non si ripeta. Questo vogliamo augurare al mondo con il concerto dedicato ai martiri delle Fosse Ardeatine».