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 2024  marzo 22 Venerdì calendario

Intervista a Pecco Bagnaia


Portimao
La serenità di Pecco Bagnaia si vede dai piccoli gesti, quando scherza sulle ultime tendenze della moda o parla della sua casa come fosse al tavolino del bar e non in mezzo a un paddock in cui è il riferimento. Il campione della MotoGp fa apparire tutto normale, anche un inizio di 2024 speciale: il rinnovo con la Ducati, la vittoria in Qatar, l’annuncio della data del matrimonio con Domizia Castagnini.
«È iniziato alla grande e sarà sicuramente impegnativo, forse un po’ più del solito con il matrimonio – sorride -. Dal lato sportivo sarà una stagione molto importante, ma è iniziata bene. Dal punto di vista della vita privata, sarà un anno fantastico».
Dicono che nello sport le bandiere non esistano più, ma lei sembra esserlo per la Ducati.
«Essere accostato a Ducati mi rende orgoglioso e mi piacerebbe stare il più tempo possibile in questo team. Per il momento mi sento a casa e non c’era motivo per cambiare. Il rapporto è fantastico e abbiamo creato una moto che sta volando».
Sarebbe lo stesso vincere con un’altra moto?
«Vincere è sempre importante, ma farlo con la Ducati era il mio sogno. Non era mai successo che un pilota ci riuscisse, quindi è ancora più bello».
Si sente un ambasciatore dell’Italia nel mondo? A Miami Sinner è stato acclamato dalla Nazionale di calcio.
«Essere riconosciuto a livello internazionale ti fa capire quando stai facendo un buon lavoro. Jannik sta facendo qualcosa di diverso nel tennis italiano, è bello che in tutti gli sport l’Italia sia così davanti».
Anche lei sta facendo qualcosa di diverso nel motociclismo, non se ne accorge?
«Sono estremamente contento di tutto questo. Non è il momento di pensare alla storia, ma ai risultati. Io faccio solo il massimo».
Eravamo abituati ai campioni-istrioni come Tomba o Rossi, lei e Sinner siete diversi anche in questo. È un modo per proteggersi?
«Secondo me siamo caratterialmente simili, siamo riservati. La gente si lamenta del fatto che non ci siano personaggi, ma non è detto che io voglia esserlo. Io voglio essere me stesso e vincere, mi sembra che Jannik sia sulla mia stessa lunghezza d’onda. Lavora, cerca di migliorarsi, se non vince impara: è il massimo che si può chiedere a uno sportivo. Non mi interessa essere un personaggio di quelli che rispondono male davanti alle telecamere o fanno gli sbruffoni».
Lo sport sta diventando sempre più spettacolo, può ancora insegnare qualcosa?
«L’ambizione, la dedizione che dimostriamo possono essere viste come un riferimento».
Sente questa responsabilità nei confronti della gente?
«Io faccio il mio, cerco di dare il massimo, di essere sempre disponibile, ma l’obiettivo principale è vincere. Senza la vittoria quello che fai non serve, non ottieni niente».
È l’anno delle Olimpiadi, le spiace non partecipare?
«Mi piacerebbe vincere una medaglia d’oro, sarebbe bellissimo avere una gara in cui fosse in palio, purtroppo è difficile da organizzare».
Si dovrà accontentare di inseguire il tris in MotoGp. Quanto è cambiato in questi anni?
«Il mio arrivo in MotoGp non era stato facile, ho dovuto fare la gavetta. Avrei potuto vincere prima, ho fatto la crosta e ho imparato molto dagli errori. Da lì ho svoltato e la consapevolezza fa la differenza».
Il successo non le ha mai fatto perdere la testa?
«Dipende da come uno è cresciuto. C’è chi si fa prendere dal momento e chi rimane coi piedi per terra e lavora. La mia ambizione è quella di continuare a ottenere grandi risultati dando tutto me stesso, non mi sento minimamente appagato».
Quest’anno ha il nemico in casa: Marquez sulla Ducati. Ha bisogno di dimostrare di poterlo battere a parità di moto?
«Il mio obiettivo è batterli tutti. Marc ha un gran palmares, però è un avversario come Martin, Binder, come tutti gli altri. Si parla molto di Marquez, ma in pista gli avversari sono tanti».
Stanno anche arrivando i giovanissimi, come Acosta.
«È normale, arriverà sempre qualcuno più giovane di te con le tue stesse ambizioni e voglia e con la potenzialità per superati, è un ciclo. L’unico che è riuscito sempre ad adattarsi è stato Valentino che è passato attraverso due o tre cicli».
O come Hamilton. Contento di vederlo in rosso?
«Arriva in Ferrari a 40 anni e sarà per lui un’opportunità. Si sta avverando il mio sogno perché Lewis è il mio idolo di sempre in F1 e la Ferrari la mia squadra».
Anche lei si vede ancora pilota a 40 anni?
«Non saprei, mi restano altri 13 anni per arrivarci (ride). Al momento, la mia ambizione è arrivare ai 35 anni, poi sarà quel che sarà». —